"La particella di Dio" di Mark Levinson

Trasmesso in Tv – Sorprendente
Il 10 settembre 2008 viene messo in moto per la prima volta il Large Hadron Collider, un acceleratore di particelle lungo 27 chilometri costruito sotto il CERN di Ginevra. I primi esperimenti sono votati alla ricerca del bosone di Higgs, una particella ancora mai rilevata su cui si basa l’intero concetto scientifico dell’universo…
«A cosa può servire il Large Hadron Collider? Magari a niente, a parte il farci capire tutto…» Sta in questa apparentemente scherzosa risposta del fisico David Kaplan la grande sfida che Mark Levinson e lo stesso Kaplan (in qualità di produttore) hanno affrontato con questo film: far capire l’enorme importanza della più grande macchina mai creata dall’uomo, un titanico e costosissimo marchingegno totalmente privo di utilità in campi diversi dalla ricerca scientifica. Una sfida ampiamente vinta, perché La particella di Dio è un documentario vitale ed emozionante, capace di trasmettere l’ansia e l’euforia degli scienziati coinvolti nel progetto come anche la crucialità del progetto stesso.
Secondo una teoria scientifica universalmente accettata, esistono in natura solamente 17 particelle elementari fondamentali. Di queste, l’unica che non era ancora stata realmente scoperta era proprio quella che fa da pilastro all’intera teoria: il bosone di Higgs. Raccontando gli ultimi mesi di preparazione e i primi di attività dell’acceleratore di Ginevra attraverso le parole degli intervistati e con il sostegno di belle sequenze in computer graphic, La particella di Dio rende chiaro quanto fosse fondamentale che l’acceleratore del CERN scoprisse l’Higgs, perché il caso contrario avrebbe voluto dire che l’intera concezione scientifica dell’universo era totalmente sbagliata, e quindi il lavoro di migliaia di fisici negli ultimi decenni completamente privo di fondamento.
Ma il film riesce ad andare oltre, riesce a rendere comprensibili i diversi modelli di universo che sarebbero teorizzati a seconda della massa del bosone di Higgs, da quelli supersimmetrici fino al multiverso ben noto ai lettori di comics statunitensi. Fa, in pratica, qualcosa di molto simile a ciò che fa un fisico sperimentale: «prende una teoria astratta e la rende reale», per usare le parole con cui Monica Dunford descrive il proprio lavoro.
Alla fine, come in una sceneggiatura hollywoodiana, il bosone di Higgs si scopre avere una massa quasi esattamente nel mezzo tra i due estremi possibili, il che vuol dire che gli scienziati non hanno alcun indizio sulla direzione in cui proseguire gli studi. Perché come dice sempre Kaplan al termine del film, il bosone di Higgs «si trova nel punto più critico per il destino del nostro universo, perché senza altre particelle l’Higgs è instabile, è temporaneo. E visto che l’Higgs tiene insieme tutto, se salta l’Higgs… salta tutto! […] In ogni caso, abbiamo del lavoro da fare.» Un lavoro che grazie a questo documentario ci appare ora un po’ meno intangibile.
Titolo: La particella di Dio (Particle Fever)
Regia: Mark Levinson
Sceneggiatura: —
Fotografia: Claudia Raschke-Robinson, Wolfgang Held
Interpreti: David Kaplan, Fabiola Gianotti, Savas Dimopoulos, Nima Arkani-Hamed, Monica Dunford, Martin Aleksa, Lyn Evans, Mike Lamont, Peter Jenni, Riccardo Barbieri, Rolf-Dieter Heuer, Peter Higgs
Nazionalità: USA, 2013
Durata: 1h. 39′
Commenti recenti