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"La Prima Linea" di Renato De Maria

19 novembre 2009 Recensioni 5 Commenti
La Prima Linea

Lucky Red, 20 Novembre 2009 – Amaro

Il 3 Gennaio 1982 Sergio, membro di Prima Linea, attacca il carcere di Rovigo per liberare 4 detenute, tra cui Susanna, la donna che ama. Il film ripercorre gli eventi presenti a passati che riguardano la lotta armata in Italia attraverso lo sguardo amaro di due suoi protagonisti…


Riccardo Scamarcio e Giovanna Mezzogiorno in La Prima LineaParlare degli anni di piombo è sempre molto complicato. E’ difficile, per chi li ha vissuti, riuscire ad avere una visione oggettiva di quegli eventi ed è ancora più difficile riuscire ad entrare nel senso di ciò che accadeva per coloro che non li hanno vissuti. La Prima Linea, tratto dal libro Miccia Corta scritto dallo stesso Sergio Segio, è l’ennesino film su quegli anni di forti ideali che hanno portato qualcuno a fare scelte radicali e sbagliate. La scelta della lotta armata è stata di pochi e quei pochi avevano completamente perso di vista i desideri e le aspirazioni di chi pretendevano di rappresentare.

Giovanna Mezzogiorno e Riccardo Scamarcio in La Prima LineaQuesta è una delle tesi sostenute da La Prima Linea, il film di Renato De Maria che guarda a quegli anni attraverso la visuale di una piccola storia, quella di Sergio (Riccardo Scamarcio) e Susanna (Giovanna Mezzogiorno), militanti di Prima Linea e responsabili di diversi attentati ed omicidi.

Il film si apre con una sintetica e ben fatta ricostruzione degli eventi di quegli anni e durante tutto il dipanarsi della vicenda non mancano richiami a fatti di cronaca presentati attraverso le immagini dell’epoca che rendono la storia, di per se non inventata ma realmente accaduta, ancora meglio amalgamata all’interno delle vicende generali.

Fabrizio Rongione in La Prima LineaIl film, e di conseguenza il regista, prendono una posizione chiara. Da una parte si racconta il valore assoluto dei presupposti ideologici sul quale era nato il movimento, dall’altra si condanna senza mezzi termini la scelta di passare alla lotta armata. Una condanna che colpisce alla base, radicalmente, quando si racconta di come i terroristi rossi si fossero chiusi in un mondo inventato da loro, cui solo loro credevano e che gli altri non condividevano. La sconfitta di questi individui la si legge nei loro occhi, in particolare in quelli di Sergio durante l’interrogatorio e in quelli di Susanna subito dopo l’omicidio di un loro compagno. Sono occhi spenti, atrocemente tristi, perduti nel nulla che li sta circondando, occhi che non capiscono come si sia potuti arrivare a tanto e che hanno dimenticato il perché.

Riccardo Scamarcio in una scena di La Prima LineaL’uscita del film è stata preceduta da polemiche, come è naturale visto l’argomento che affronta. I due attori protagonisti sono stati considerati troppo “belli” per un ruolo del genere, ma se un giudizio ci deve essere deve riguardare il modo in cui si sono interpretati i loro personaggi. Da questo punto di vista Riccardo Scamarcio, vero protagonista della pellicola, è riuscito a incarnare bene il ruolo di uno sconfitto, di un uomo dai grandi ideali che ha sbagliato.
Jacopo Maria Bicocchi e Riccardo Scamarcio in La Prima LineaLa Prima Linea è stato accusato di essere accondiscendente nel giudizio storico da imputare a quegli anni. Se per accondiscendenza si intende mostrare uomini deboli che riconoscono la sconfitta, uomini per i quali si prova un naturale trasporto umano, allora si può essere d’accordo; ma se invece, com’è più logico pensare, per accondiscendenza si dovrebbe intendere la comprensione e la giustificazione dei loro atti, allora anche questa polemica è totalmente priva di fondamento.

Sostanzialmente il film non è disprezzabile, ricostruisce bene il clima di quegli anni e approda a delle conclusioni tutto sommato condivisibili. Resta il fatto che parlarne è sempre difficile, perché nessun argomento è capace di spaccare così radicalmente le opposte fazioni come il periodo degli anni di piombo.


La locandina di La Prima LineaTitolo: La Prima Linea
Regia: Renato De Maria
Sceneggiatura: Fidel Signorile, Ivan Cotroneo, Sandro Petraglia
Fotografia: Gianfilippo Corticelli
Interpreti: Riccardo Scamarcio, Giovanna Mezzogiorno, Dario Aita, Michele Alhaique, Jacopo Maria Bicocchi, Piero Cardano, Claudia Coli, Francesca Cuttica, Marco Iermanò, Anita Kravos, Lucia Mascino, Cristina Pasino
Nazionalità: Italia – Belgio, 2009
Durata: 1h. 40′


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Attualmente ci sono 5 commenti a questo articolo:

  1. […] prodotto La Prima linea con l’intento di raccontare un capitolo importante e doloroso della storia recente del nostro […]

  2. […] l’ex generale statunitense, il film La prima linea, con la regia di Renato de Maria e del quale sono il produttore, andrebbe «fermato». È una sua […]

  3. Anonimo ha detto:

    Sono sostanzialmente d’accordo. Resta tuttavia la debolezza della scrittura cinematografica (sceneggiatura) che non è del tutto convincente nel suo insieme, soprattutto per la pesantezza dei flashback nel flashback… oltre che per numerosi “fondi mentali” impliciti. L’episodio, poi, della liberazione di Susanna e compagne dal carcere è cinematograficamente deludente: troppe armi, fuochi, rumori, azioni sconclusionate e lungaggini, senza poi neppure mostrare la breccia da cui le donne riescono a fuggire… Al contrario ho trovato molto buona, per densità, velocità ed efficacia, la preparazione e l’esecuzione del giudice Alessandrini, molto ben recitata dall’attore che impersona Marco Donat Cattin… (a proposito si hanno notizie di questo attore?)

  4. Alberto Cassani ha detto:

    Il film non l’ho visto, quindi non mi pronuncio sulla tua analisi. Per quanto riguarda l’attore che dici, si chiama Jacopo Maria Bicocchi. E’ molto attivo in teatro e ha fatto anche un po’ di televisione, al cinema che io sappia si era visto solo in Giulia non esce la sera di Giuseppe Piccioni.

  5. MARTIZ ha detto:

    Sono sostanzialmente d’accordo con il critico che ha recensito questo film non facile considerando il tema trattato. Il periodo storico è ancora troppo recente per poterlo affrontare con la giusta obiettività, ma questo non deve esimere da poterne trattare. Il fatto è che ci sono ancora molti lati oscuri della storia della lotta armata che devono essere chiariti e definitivamente spiegati. Fatto sta che, come tutte le guerre alla fine ci sono stati dei vinti e dei vincitori. I vinti in questa pellicola sono soldati arresisi per stanchezza mentale, fiaccati da inerzia sociale. Il sistema ha avuto il sopravvento per ritrovata compattezza e tutto questo è palesemente chiaro e leggibile negli occhi dei due protagonisti. Questi poi, vivono la loro storia d’amore quasi con tenerezza considerando la scia di sangue che si trascinano dietro. Morte, amore, odio, massimi sistemi, mass media, politici, partiti con le loro segreterie, l’avvicinarsi del riflusso ideologico, tutto confluisce e si intreccia in questa storia ma è evidente la mancanza di certezze frutto delle lacune che la storia ancora riesce a colmare. Gli italiano devono ancora fare i conti con quel periodo che ha visto la nostra terra dilaniata ideologicamente ma anche campo di battaglia di oscure trame, forse anche di carattere internazionale. Insomma, per dirla tutta, l’ho trovato un bel film da vedere e su cui riflettere un bel pò su.

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