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"La volpe e la bambina" di Luc Jacquet

14 marzo 2008 Recensioni 1 Commento
Emanuele Rauco, 14 Marzo 2008: Artificiso
Lucky Red, 21 Marzo 2008

In una mattina d’autunno, alla curva di un sentiero, una bambina vede una volpe. Affascinata al punto da dimenticare la paura, osa avvicinarsi. Per un attimo le barriere che dividono la bambina e l’animale svaniscono. Comincia così la più sbalorditiva e favolosa delle amicizie…


Per chi ha vissuto una vita girando documentari stile National Geographic o Discovery Channel, il sogno sarebbe quello di girare film di finzione, magari a contatto con la natura che tanto amano. Ovviamente ben lontani dalle convenzioni del cinema “normale”. Perciò una delle strade praticabili sembra quella di Luc Jacquet, che ha raccontato storie di natura e animali attraverso scelte di racconto drammaturgiche, non lontane dalle grandi storie hollywoodiane, come se raccontasse finzione attraverso immagini reali, per incantare un pubblico ampio, che cerca sentimenti e belle immagini. Pubblico che ha trovato copioso col precedente e premiatissimo La marcia dei pinguini e che ha cercato di ritrovare, con risultati alterni, con questo suo nuovo film.

Una bambina in vacanza nella sua casa nel parco incontra una volpe: decide di seguirla e di diventarne amica. Dopo un po’ tra le due s’instaura un rapporto di amicizia e fiducia, ma la natura non sempre è amica dell’uomo.

Scritto dal regista con Eric Rognard, una favola per bambini intelligenti, un po’ avventura per famiglie un po’ documentario di qualità, che ricorda da vicino una versione meno infantile di Pippi Calzelunghe ma con più consapevolezza estetica.

Girato in parte nel Parco dell’Abbruzzo e sulle montagne dell’Ain, il film racconta il rapporto magico e difficile dell’uomo con la natura, il cercare di conoscere in fondo un mondo che non ci appartiene più e l’istintiva voglia di possederlo, la libertà di un cosmo assoluto in cui conta solo l’essere nella sua purezza e la schiavitù di una civiltà in cui la realizzazione massima è quattro mura dentro cui chiudersi. Significativo che per raccontare le distanze e gli avvicinamenti tra due realtà che le sovrastrutture hanno reso distanti, si usi una bambina, allo stato primitivo del suo rapporto col mondo, come a sottolineare la natura intrinseca delle differenze.

Jacquet – ormai rodatissimo professionista dell’immagine a effetto, in senso buono – comincia in modo quasi teorico e meta-cinematografico, raccontando l’osservazione stupita e partecipe di una natura avventurosa e affascinante, con la bambina a vestire il ruolo dello spettatore; poi sceglie – presto – il tono esplicito della favola, decisamente facile, dimentica l’avventura e l’azione dal vivo per i sentimenti e la morale e, facendo parlare troppo i pensieri della bimba, sminuisce la poesia e la favola di un racconto più radicalmente naturalista. Senza contare che le immagini coordinate da Gérard Simon sono quanto di più facilmente e comodamente accattivante si veda in giro. Ma non sembra imputabile alla regia la solo parziale riuscita del film, dovuta più che altro alla mancanza di fiducia nella forza del proprio prodotto (e quindi alla sceneggiatura), così pieno di parole, di colpi di scena, di semplificazioni e di esplicitazioni poco piacevoli o cinematograficamente interessanti, di un gioco dei simboli fin troppo scoperto, di una voce off banale e di immagini che potrebbero fungere da specchietto per l’allodole.

Un film forse bello, estetizzante e anche coinvolgente, ma decisamente artificioso, meno appassionato e coerente dei suoi precedenti film, in cui il lato umano accentua la sensazione di un occhio alla natura troppo accomodante e ad altezza uomo, quasi a ribadirne la base paternalistica con la quale l’uomo domina da millenni; e non aiuta che Ambra Angiolini imperversi – pur in grado di reggere il compito – e che Bertille Noël-Bruneau sia così leziosamente carina. Insomma, nulla di troppo diverso dai film Disney di qualche anno fa, eccetto per la chiusa più cruda e qualche spettacolare ripresa (come l’inseguimento con la lince) live, che fa stare bene per un paio d’ore, ma che lascia dubbi e perplessità più grandi mano a mano che i minuti passano.


Titolo: La volpe e la bambina (Le renard et l’enfant)

Regia: Luc Jacquet
Sceneggiatura: Luc Jacquet, Eric Rognard
Fotografia: Gérard Simon, Eric Dumage, François Royet
Interpreti: Bertille Noël-Bruneau, Thomas Laliberté, Ambra Angiolini, Isabelle Carré

Nazionalità: Francia, 2007
Durata: 1h. 31′


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