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"L'amore sospetto" di Emmanuel Carrère

20 giugno 2006 Recensioni 0 Commenti
Emanuela Perozzi, 20 Giugno 2006: Interessante
Nexo, 23 Giugno 2006

Un giorno, pensando di far sorridere la moglie e stupire gli amici, un uomo si taglia i baffi che porta da dieci anni. Ma nessuno se ne accorge, o peggio, tutti fingono di non accorgersene, e presto anche il sorriso dell’uomo scompare. Insiste, credendo a uno scherzo…


Un bel giorno Marc (Vincent Lindon) decide di tagliarsi i baffi che porta da dieci anni per fare una sorpresa a moglie (Emmanuelle Devos) ed amici. La reazione di stupore che l’uomo si aspetta come inevitabile è invece sostituita da un generale disinteressa da parte di tutti, a partire da sua moglie che non si accorge del cambiamento, oppure finge di non accorgersene. Marc crede ad uno scherzo, ma lo scenario che pian piano gli viene mostrato è tutt’altro che allegro. Non solo Marc non ha più i baffi ma, a sentire tutti coloro che lo conoscono, non li ha mai avuti. Cosa c’è di più spiazzante di un dubbio che si insinua fino a lacerare anche la più solida delle certezze?

L’amore sospetto, il film di Emmanuel Carrère vincitore della Quinzaine des Réalisateurs a Cannes 2005 e tratto dal romanzo Baffi, pubblicato nel 2000 dallo stesso scrittore/regista francese, dipana i suoi contenuti, e la stessa struttura narrativa, attingendo a piene mani nel terreno del conflitto pirandelliano tra l’essere e l’apparire. Un film che ci parla di identità e di punti di riferimento che si sgretolano sotto la spinta del dubbio, della lacerante spaccatura tra ciò che siamo convinti di essere e l’immagine che gli altri hanno di noi.

Il protagonista del film viene improvvisamente catapultato dal suo mondo ordinario, rassicurante e ovattato, ad un nuovo universo, a lui sconosciuto e pieno di insidie insospettate. In seguito ad un evento improvviso e apparentemente innocuo come la decisione di tagliare i baffi, ha inizio per Marc un incredibile viaggio all’interno della mente umana, dominata da meccanismi oscuri e contraddittori che progressivamente si impadroniscono della sua vita fino a renderlo totalmente incapace di distinguere il reale dall’immaginario, il presente dal passato, il sogno dall’incubo. Possibile che tutte le persone a cui vuole bene stiano muovendo un crudele complotto nei suoi confronti? Oppure è lui che sta semplicemente impazzendo? Sono queste le inquietanti domande che Marc pone a se stesso e allo spettatore, mentre cresce in entrambi l’opprimente frustrazione di un paradosso che ha per oggetto il significato della stessa esistenza. Marc sperimenta una solitudine che lo ha colpito senza preavviso, e che diventa ancora più dolorosa e disarmante proprio perché figlia di un malessere sopito, latente, nascosto e pronto a riemergere da un giorno all’altro per mettere in discussione i suoi affetti, le sue convinzioni, la sua visione di se stesso e degli altri.

Tutto il film tentenna in domande a cui non viene fornita una vera e propria risposta, ma che hanno il merito di rispecchiare con più o meno fedeltà il disorientamento psichico del protagonista, azzardando un accostamento con la rilettura del 1925 del Fu Mattia Pascal in cui il grande regista francese Marcel L’Herbier sviluppava un simile intreccio narrativo legato alle motivazioni più profonde e alle reazioni emotive del personaggio.
L’amore sospetto non indica nessuna soluzione possibile al disagio di Marc, forse perché soluzioni reali non ce ne sono, se non una effimera fuga. Il suo girovagare senza meta per le strade della città, come un fantasma senza volto, potrebbe simboleggiare sia l’impotenza di sentirsi addosso una identità che altri gli hanno attribuito e dalla quale non riesce a liberarsi, sia una sorta di percorso iniziatico verso nuove consapevolezze, nuove verità e punti di vista da cui guardare con più chiarezza.

Il montaggio per falsi raccordi, la narrazione serrata, anche se un po’ dispersiva nella seconda parte, l’ottima interpretazione della coppia Lindon-Devos, rappresentano una buona impalcatura per sostenere una pellicola dall’indubbio interesse che tratta una tematica complessa e di difficile rappresentazione, proprio perché giocata sul filo della psicologia e delle questioni irrisolte della follia, dei fragili equilibri della mente, del rapporto tra apparenza e realtà.


Titolo: L’amore sospetto (La Moustache)
Regia: Emmanuel Carrère
Sceneggiatura: Jérôme Beaujour, Emmanuel Carrère
Fotografia: Patrick Blossier
Interpreti: Vincent Lindon, Emmanuelle Devos, Mathieu Amalric, Hippolyte Girardot, Cylia Malki, Macha Polikarpova, Fantine Camus, Frédéric Imberty, Brigitte Bémol, Denis Menochet, Franck Richard, Elizabeth Marre, Teresa Li, Au Hin Wai
Nazionalità: Francia, 2005
Durata: 1h. 26′


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