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"Life Without Principle" di Johnnie To

10 settembre 2011 Recensioni 0 Commenti
Enrico Sacchi, 8 settembre 2011: Serrato
Fandango, ancora inedito

Mentre la bancarotta greca affligge i mercati, alcune persone devono fare i conti con i vari problemi legati alla gestione di soldi, propri e altrui. Una consulente bancaria, una coppia alla ricerca di casa, un uomo di fiducia della malavita sono solo alcuni tasselli del puzzle della vita…


In uno scanzonato film italiano di pochi anni fa, un sagace monologo spiegava come al mondo ci sono solo cinque modi per ottenere dei soldi: lavorare, mendicare, prenderli in prestito, sfruttare gli altri e rubare. Nonostante il cambio di continente e soprattutto di toni, nell’ultimo film del maestro di Hong Kong Jonnie To si ritrova la stessa pesantissima sostanza, lo stesso bisogno costante e inevitabile di procurarsi valuta corrente, che agita i personaggi come un’autentica maledizione e ne determina ogni mossa. Il denaro è il vero protagonista del film, e tristemente lo è per lo più nella sua assenza, che spinge i protagonisti delle diverse storie intrecciate a tentare qualsiasi metodo dei cinque citati per raggiungere i propri obiettivi, in spregio a qualsiasi principio. Non una volta, in questo film, ci si appella sinceramente a un qualsiasi principio morale o etico, casomai gli si va contro, lo si infrange in nome del denaro per il denaro o del denaro per un altro obiettivo materiale.

Il film di To si muove avanti e indietro, girando intorno al crack finanziario della Grecia e della crisi delle borse europee, con uno sguardo lucido ma anche ironico e compassionevole. La prima ventina di minuti può essere in verità piuttosto ostica, in quanto deve introdurre lo spettatore al mondo delle speculazioni finanziarie, della borsa e delle banche, e lo fa attraverso degli spiegoni malcelati, anche se non del tutto privi di emotività (una dei protagonisti è consulente finanziaria presso una banca, e la si vede all’opera con dei possibili investitori). Padroneggiati il linguaggio e le problematiche centrali, il film aumenta il ritmo, facendosi più fluido e appetibile, merito anche dell’inizio della storia del tutto fare malavitoso, decisamente più interessante e meglio interpretata delle altre due. Si finisce con un crescendo ben studiato e coerente con quanto esposto fino a quel momento, anche se la risoluzione comune delle tre storie potrebbe risultare deludente e forzata. Una chicca, comunque, il conteggio al ribasso della borsa, che attraversa gli schermi televisivi di tutti i personaggi e richiama ironicamente la classica situazione della bomba che sta per esplodere.

Diretta con mano sicura, la pellicola non si può dire ingenua nel cercare l’intreccio delle storie a tutti i costi, casomai forzata, perché i segnali disseminati nelle fasi iniziali (tasselli mancanti, personaggi sconosciuti di cui si prende il punto di vista) sono davvero manifesti e portano dopo poco a tenere il conto fra gli elementi risolti e quelli lasciati in sospeso. Ma è un gioco cui ci si presta abbastanza volentieri, perché le storie sono molto attuali, vicine alla realtà, e ne fanno un autentico film del quotidiano. Forse un’opera minore, nella filmografia del regista, ma comunque un approccio vincente a una materia ostica, dove sarebbe stato facile scivolare nel banale.


Titolo: Life Without Principle (Duo mingjin)
Regia: Johnnie To
Sceneggiatura: Ka-kit Cheung, Nai-Hoi Yau, Tin-Shing Yip
Fotografia: Siu-keung Cheng
Interpreti: Ching Wan Lau, Ken Lo, Terence Yin, Richie Ren, Felix Wong, Stephanie Che, J.J. Jia, Siu-Fai Cheung, Denise Ho, Patricia Tang, Philip Keung, Anson Leung, Myolie Wu, Hoi-Pang Lo, Ping-Man Tam, Chi-yin Wong, Hang Shuen So
Nazionalità: Hong Kong, 2011
Durata: 1h. 47′


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