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Love Story di Arthur Hiller

1 agosto 2017 Recensioni 0 Commenti
Love Story

Paramount, 9 Luglio 1971 – Superato

Un ragazzo e una ragazza di diversa estrazione sociale si innamorano. Il loro amore, difficile e contrastato dalla famiglia di lui, resisterà a tutte le prove della vita e li porterà al matrimonio prima che lui diventi un affermato avvocato. Ma quando finalmente la vita sembra andare per il verso giusto…


Ryan O'Neal e Ali MacGraw in una scena di Love StoryOgni film va inquadrato nel contesto storico in cui è stato girato. Nel 1970 Love Story fu considerato (dal pubblico) uno dei film più romantici mai portati sullo schermo. A vederlo oggi appare sicuramente naïf, ma all’epoca fu un successo di botteghino clamoroso. In realtà, la storia diretta da Arthur Hiller su sceneggiatura di Erich Segal (dal suo romanzo omonimo) ha poco di originale: la storia dei due giovani che si innamorano e stanno insieme nonostante tutto remi contro di loro la si sente più o meno da 400 anni. Va dato atto a Segal, però, di averla calata in un contesto tutto statunitense fatto di “tutti hanno la loro possibilità” e di scalate al successo.

Ryan O'Neal e Ali MacGraw in Love StoryLove Story era – e rimane – un film per palati facili, strappalacrime al punto giusto e dove l’amore vince e supera qualsiasi difficoltà. Un film fatto apposta per far sognare, piangere ed emozionare, ma con poco contenuto (un po’ come lo sarà Pretty Woman vent’anni dopo). Non che questo sia necessariamente un male: è, anzi, espressione del cinema hollywoodiano forse più vero, quello dedicato al grande pubblico di massa, creato per dire che, negli Stati Uniti, tutti possono farcela e diventare grandi non grazie alle conoscenze o ai soldi, ma alle proprie capacità.

Ryan O'Neal e Ali MacGraw in Love StoryIl conflitto con il padre di lui (un meraviglioso Ray Milland) e la religione sono temi che rimangono sullo sfondo e che non fanno altro che ribadire il concetto principale: una coppia non ha bisogno di altro che non sia l’amore. Perfino le scene finali, quelle che hanno in qualche modo decretato la fama del film, viste oggi, sono quantomeno sorpassate (più per pathos che per realizzazione) e forse è questo il vero difetto di Love Story, quello di essere per lo più piatto, di non scavare mai davvero nei personaggi, di non far conoscere quasi niente di loro, se non le informazioni basilari.

Ryan O'Neal e Ali MacGraw in una scena di Love StoryTuttavia, visto il successo strepitoso, Love Story ebbe conseguenze enormi sulla storia del cinema statunitense, tanto che i due attori principali e il regista furono candidati all’Oscar (senza vincerlo). Il film tornò a casa con un solo premio, meritatissimo, alla musica minimale di Francis Lai che viene suonata già sui titoli di testa e non esce più dalla memoria. Negli anni successivi, moltissimi film citarono questa pellicola, e perfino Woody Allen in Io e Annie la cita a piene mani (anche se con esiti diversissimi). La conseguenza principale di Love Story fu, però, quella di lanciare Ryan O’Neal nell’olimpo delle superstar e di farlo notare a Stanley Kubrick, che lo volle per il suo Barry Lyndon (ruolo per il quale ogni cinefilo dovrebbe ringraziarlo), che fu però un insuccesso commerciale e segnò, questa volta definitivamente e negativamente, la carriera dell’attore.


La locandina di Love StoryTitolo: Love Story (Id.)
Regia: Arthur Hiller
Sceneggiatura: Erich Segal
Fotografia: Richard C. Kratina
Interpreti: Ali MacGraw, Ryan O’Neal, John Marley, Ray Milland, Russell Nype, Katharine Balfour, Sydney Walker, Robert Modica, Walker Daniels, Tommy Lee Jones, John Merensky, Andrew Duncan, Charlotte Ford, Sudie Bond, Julie Garfield
Nazionalità: USA, 1970
Durata: 1h. 39′


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