"Mystic River" di Clint Eastwood
Warner, 24 Ottobre 2003 – Profondo
1975: nella periferia di Boston tre ragazzini vengono adescati da un individuo che si finge poliziotto. Uno di loro viene violentato. 25 anni dopo la figlia di uno degli altri due viene uccisa, e questo fa sì che le strade dei tre ex amici tornino nuovamente ad incrociarsi. E che il passato torni a farsi sentire…
E’ un’interessante viaggio esplorativo all’interno delle oscure pieghe dell’esistenza umana (e della società americana), l’ultima fatica registica di Clint Eastwood, che questa volta non dirige se stesso ma dimostra di non volersi discostare da quello che è il suo modo di intendere il mezzo cinematografico o, per meglio dire, da quello che è il suo modo di fare cinema. Nonostante il tema non abbia nulla a che vedere con quello della sua regia più celebre e celebrata, il western Gli Spietati, in Mystic River ritroviamo quello stesso regista che ama osservare la realtà, gli eventi nel loro scorrimento, senza intromettersi, da spettatore consapevole e un po’ cinico; dando l’impressione di voler far sì che i fatti si raccontino da soli, quasi a volerci dire che tutto ciò che appare sullo schermo ha molti più punti in comune con la realtà, piuttosto che con la finzione cinematografica. Che si tratti di western impegnato o, come in questo caso, di una vicenda drammatica intrisa di mistero, ha poca importanza.
Nonostante ci troviamo ben presto di fronte ad un macabro delitto (l’uccisione della figlia di Jimmy), in Mystic River appare subito chiaro che non è quello della ricerca dell’omicida il binario che questo film intende percorrere. L’intento è ben altro. La volontà è quella di far luce sulle vite dei tre protagonisti, scavandone all’interno il più possibile e andando alla ricerca delle determinanti di ognuna di esse.
Mystic River è un film sui comportamenti umani, sulla spietatezza del destino; un film che riflette su quegli eventi che paiono tracciare autonomamente il sentiero di vita che gli uomini, spesso loro malgrado, si ritrovano a percorrere senza poter mai invertire la rotta. Metafora di tutto questo è la lastra di cemento mostrata per l’ultima volta in chiusura di film, che porta impressi i nomi incisi dai tre protagonisti, ma con quello di Dave (Tim Robbins) scritto solo per metà, come “a metà” è stata la sua esistenza, irrimediabilmente alterata da violenze sessuali toccategli quasi per casualità, allorché tutti e tre gli amici, adescati con l’inganno, sarebbero potuti caderne vittime. «Pensi mai che le nostre azioni possano cambiare il corso degli eventi?», domanda il padre ferito interpretato da Sean Penn rivolgendosi all’ex amico d’infanzia, ora detective (Kevin Bacon). In questa frase c’è molto del significato di questa pellicola, così come significativo è il suo domandarsi come sarebbero andate le cose se nella macchina del violentatore ci fosse salito lui e non Dave. E, vista la fatalità con cui la vita sua e di Dave tornano ad intersecarsi a distanza di molti anni dall’accaduto, è più che mai lecito affermare quanto siano sensati tali interrogativi.
I fatti che scaturiscono dall’interazione dei personaggi, principali e non, vengono sviscerati in maniera tale da lasciare intendere che quella sia l’unica maniera in cui le cose possono andare. Gli esiti del rapporto – ricompostosi forzatamente – fra Dave, Jimmy e Sean, così come il ruolo giocato da Celeste, moglie di Dave (una bravissima Marcia Gay Harden) e dalla moglie di Jimmy, Annabeth (Laura Linney), sembrano voler essere l’emblema di una sorta d’incontrovertibilità del destino che può portare a considerare lecita l’accettazione del male commesso, in quanto insito in quello stesso meccanismo. E qui si inserisce un’altra delle tematiche care ad Eastwood: la tendenza a non giudicare severamente quelli che, di fatto, sono crimini, quasi a voler trovare ad essi parziale giustificazione nell’iniquità del mondo. Il dialogo finale fra Jimmy e la moglie sembra voler testimoniare proprio questo.
In Mystic River le scene sono disegnate (grazie alla solita regia discreta di Eastwood) in modo da far pesare ciò che i personaggi dicono, dando così ampio risalto alla bravura di Sean Penn e consentendo al legnoso Tim Robbins di ben figurare in un ruolo cruciale. Eastwood è uno di quei registi che preferisce togliere visivamente qualcosa piuttosto che aggiungere, ma anche qui riesce comunque a confezionare un paio di sequenze a parer mio straordinarie: la scena notturna del “confronto” fra Jimmy e Dave di fronte al fiume Mystic è una perla registica.
Pur non senza difetti (l’utilizzo che viene fatto del personaggio della moglie di Sean, ad esempio), questo è un buonissimo film. A mio modo di vedere, comunque, sensibilmente inferiore a quello che ha fruttato ad Eastwood l’Oscar per la regia nel ’93 (il già citato Gli Spietati, quattro Oscar in totale tra cui quello per il miglior film), ma degno degli elogi ricevuti all’ultimo Festival di Cannes.
Titolo: Mystic River (Id.)
Regia: Clint Eastwood
Sceneggiatura: Brian Helgeland
Fotografia: Tom Stern
Interpreti: Sean Penn, Kevin Bacon, Tim Robbins, Marcia Gay Harden, Laurence Fishburne, Laura Linney, Kevin Chapman, Thomas Guiry, Emmy Rossum, Spencer Treat Clark, Adam Nelson, Andrew Mackin, Robert Wahlberg, Jenny O’Hara, Cameron Bowen
Nazionalità: USA, 2003
Durata: 2h. 10′
Ritratto crudo e drammatico.
Un thriller dove si fondono amicizia e crimine.
Lo consiglio a tutti.
e c’è anche il magistrale Sean Penn
Forse il più grande attore (Penn) e il più grande regista (Eastwood) dei nostri tempi, qui insieme in un autentico capolavoro
Inoltre voglio anche dire che non sono d’accordo con la recensione: la regia di eastwood non è mai discreta.
“Discreta” nel senso di “non invasiva”, che si muove con discrezione e senza cercare sensazionalismi.
Ah
Aggiungici pure la stellina di capolavoro. 🙂
che tristezza questo film
scrivo questi commenti a caldo e magari domani saranno già diversi
Questo film mi ha lasciato solo una grande amarezza…
di solito un film, anche se triste ti lascia qualcosa, questo solo amarezza… non saprei cosa altro dire se non che l’interpretazione di tutti gli attori è molto buona, sean penn bravissimo, e tim robbins anche
Ciao Anonimo. Io credo che il film susciti volutamente un senso di amarezza, ma non e’ deludente.
Non ho capito se invece per te e’ un brutto film.
Neanch’io ho capito se è amareggiato perché ha apprezzato il film o solo perché questo è il sentimento che trasmette la storia.
Ho appena visto per la prima volta il film, grazie ai “bellissimi” di rete 4. Tutta la vicenda rapisce lo spettatore e le caratteristiche dei vari personaggi sono storie nella storia. Le tre mogli, diversissime, secondarie, compresa quella di Sean anonima durante tutta la pellicola, appaiono al termine del film come un ego dei propri mariti, cinica, risoluta quasi spietata quella di Jimmy, incompiuta e confusa quella di Dave, determinante nell’esito coniugale quella di Sean… Si, determinante Sean, perché alla fine la morte di Dave rimarrà senza colpevole per la legge, perché Dave, la storia nella storia, rappresentava il passato dei tre ragazzi, un passato da cancellare senza tracce né testimoni.