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"Nameless" di Jaume Balagueró

3 luglio 2002 Recensioni 6 Commenti
Luciana Morelli, 3 Luglio 2002: Sconcertante
Eagle Pictures, 12 Luglio 2002

Cinque anni dopo l’omicidio della figlia, una donna riceve la terribile telefonata: «Mamma, sono io… vieni a prendermi». Aiutata da un ex poliziotto e da un giornalista esperto di fenomeni paranormali, la madre inizia una ricerca disperata per sapere la verità…


Il regista spagnolo Jaume Balagueró ha racchiuso nel suo Nameless tutta la cattiveria possibile ed immaginabile ed ha esordito con un film veramente notevole.

Esiste qualcuno che vive per dare dolore agli altri, qualcuno che riesce a godere del male supremo e a far passare questa perversione come una sorta di “santità”. Solo pochi eletti riescono a guardare in profondità dentro le cose e le persone; solo i “senza nome” riescono ad andare oltre le apparenze. I “senza nome” sono una setta i cui anziani padri fondatori e le cui origini risalgono ai tempi dell’olocausto nazista ed alle orribili torture nei campi di sterminio. Una congrega di “esseri superiori” che si muove di città in città per non essere scoperta e si stabilisce in luoghi isolati ed abbandonati, lontani dai rumori, lontani dal rumore della vita. Si sono spogliati di tutto, o meglio, sono stati spogliati ed estraniati dal mondo reale; rinnegano persino il loro nome, l’unica cosa a renderli “umani” abbassando il loro livello spirituale e portandolo alla pari degli altri. Un nome li ricondurrebbe, secondo loro, in un mondo che ormai non gli appartiene più. Queste persone si sono “elevate” dalla massa e sono passate in un’altra dimensione, in uno stato supremo di concezione e di sopportazione del dolore e del male, un male che trascende il volere di coloro che lo hanno invocato e che ormai è irrimediabilmente sfuggito loro di mano.

Non c’è nulla (forse) di più crudele, per due genitori, dell’apprendere che la loro piccola bimba, prima di essere brutalmente uccisa, è stata torturata oltre ogni limite ed al di là di quanto possa arrivare anche la più fervida immaginazione. Anzi, a pensarci bene, qualcosa di più crudele c’è: far credere ad una madre che la sua bambina, dichiarata morta cinque anni prima, possa essere ancora viva. Quando infatti Claudia sembra aver ripreso una vita quasi normale, ecco che un pomeriggio squilla il telefono e non immagina neanche cosa il destino le sta per riservare, come se il passato non fosse stato già abbastanza doloroso.
«Pronto… mamma… sono io… sono Angela… aiutami ti prego… non sono morta come hanno voluto farti credere… vienimi a prendere… se non lo fai mi uccideranno davvero stavolta… fai in fretta».
L’orrore è appena cominciato e forse non avrà mai fine. Così Claudia, ripiombata nella disperazione più totale, decide di rivolgersi a Massera, un ex-poliziotto, lo stesso che cinque anni prima si era occupato del caso della piccola Angela, e a Quiroga, un giornalista alla ricerca dello scoop. I tre si buttano a capofitto in una cosa molto più grande di loro, più grande di quanto si possa immaginare e cercheranno di ricavare anche la più piccola prova che possa dimostrare la veridicità della telefonata e regalare a Claudia anche la più remota speranza di rivedere sua figlia. L’interrogativo è uno soltanto: sarà stata davvero la piccola Angela a fare la telefonata o anche questa risulterà essere l’opera di sadici pervertiti che hanno come scopo primario il gusto di provocare e vedere la sofferenza del prossimo? Siete davvero sicuri che si sia toccato il fondo oppure c’è qualcosa di ancora più crudele che si nasconde dietro questa terribile vicenda e che implacabilmente cercherà di distruggere quel che rimane della povera Claudia?

Splendida l’interpretazione di Emma Vilarasau (Claudia) ma molto bravi anche Karra Elejalde (Massera), Tristán Ulloa (Quiroga) ma soprattutto l’attore che interpreta Santini, il fondatore della setta dei “senza nome”, e che risponde al nome di Carlos Lasarte.

Tratto dal romanzo di Ramsey Campbell The Nameless, il film scorre nelle vene cupo e tagliente, percorrendo spesso la schiena con qualche brivido; le musiche e gli effetti sonori sono encomiabili, accompagnano lo spettatore nelle convulse e sconvolte menti dei protagonisti abbinandosi ad immagini subliminali che confondono sempre di più gli eventi che si rincorrono. Formidabile il direttore della fotografia Giménez, che folgora con mestiere gli occhi dello spettatore ed accompagna lo straordinario e promettente talento del 34enne regista in questo brillante inizio (condito da tutti i numerosi premi vinti dal 1999 ad oggi) a seguito del quale avremo il nuovo Darkness.

Il finale lascia un pò di amaro in bocca ed un insolito senso di smarrimento. Qualche scontatezza di troppo nei dialoghi e diverse scopiazzature alla Shining ed alla Seven ma il tutto di grande impatto e di sicuro effetto. Per capirci una sorta di David Fincher iberico. Molto furbo, migliorabile di sicuro, ma innegabilmente molto bravo.


Titolo: Nameless – Entità nascosta (Los sin mombre)
Regia: Jaume Balagueró
Sceneggiatura: Jaume Balagueró
Fotografia: Xavi Gimenéz
Interpreti: Emma Valarasau, Karra Elejalde, Tristán Ulloa, Pep Tosar, Jordi Dauder, Toni Sevilla, Carlos Lasarte, Sebastián Sellent, Jessica Del Pozo, Brendan Price, Nuria Cano, Josep Maria Domènech, Carlos Chamarro, Manel Bronchud
Nazionalità: Spagna, 1999
Durata: 1h. 42′


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Attualmente ci sono 6 commenti a questo articolo:

  1. Marco ha detto:

    Ottima recensione, brava.
    Nel film si respira veramente un senso di macabricità, sporcizia e orrore che in pochi altri film si avverte.
    Si respira anche però quel senso di solitudine e di tristezza data dalla storia dei due protagonisti che hanno avuto una grave perdita alle loro spalle.
    Ottimi tutti gli interpreti.
    La musica è eccezionale e adattissima al climax, il montaggio del sempre fidato Luis De La Madrid è buonissimo, i vari stacchi di pellicola che fanno sobbalzare lo spettatore non sono messi li a caso solo per fare paura con il cambio di sonoro ma vogliono trasmettere un senso di paura, confusione che sta provando la protagonista e, quindi, anche noi.
    Sceneggiatura veramente di grande impatto, la prima parte volutamente molto lenta ma che non annoia (la tensione è sempre palapabile) e la seconda dove tutto viene a galla, condita da scene veramente da raccapriccio e disgusto (la fotografia esalta tutto ciò alla perfezione), con una finale che ci spiazza completamente lasciandoci smarriti con la bocca spalancata.
    Un ritratto su come possa essere la mente malata dell’uomo.
    A parer mio il film Martyrs ha non poche somiglianze con questo nell’idea di base.
    Ottimo esordio per Balaguerò che, personalmente, stimo molto.

  2. Anonimo ha detto:

    Alberto c’è un errore: quando clicco su “Darkness” mi appare la recensione di “Transformers – La vendetta del caduto”

  3. Edoardo ha detto:

    Scusa avevo dimenticato di firmarmi,sono io l’anonimo.

  4. Alberto Cassani ha detto:

    Grazie della segnalazione. E’ perché la rece di “Darkness” non ce l’abbiamo più, ma avrebbe dovuto essere a quell’indirizzo.

  5. Marco ha detto:

    Rivisto e confermo il mio precdente commento. Esordio veramente notevole.
    Da riscoprire.

  6. Marco ha detto:

    Io consiglio anche il successivo di Balaguerò, “Darkness” del 2002.
    Un efficace thriller-horror d’atmosfera che è riuscito ad insinuarsi dentro di me anche a fine visione, solo al buio.
    Ho letto che come narrazione lascia a desiderare, invece personalmente, mi ha tenuto costantemente rapito durante la visione.
    Il finale aperto trasmette una sensazione di depressione e di disagio che pochi film mi hanno saputo dare, come per esempio “Nameless”.

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