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The Neon Demon di Nicholas Winding Refn

9 giugno 2016 (22 maggio 2016) Recensioni 14 Commenti
The Neon Demon

Koch Media, 8 Giugno 2016 – Disastroso

La sedicenne Jesse arriva a Los Angeles con l’idea di fare la modella. Fa subito amicizia con una truccatrice ma viene presa in antipatia da tre modelle professioniste. Un importante fotografo vede però in lei una superstar delle passarelle, cosa che non aiuta la sua popolarità con le colleghe…


Elle Fanning in The Neon Demon«Sembra un video di Robert Palmer girato da Dario Argento». Così un giornalista statunitense ha definito Neon Demon durante la conferenza stampa al Festival di Cannes 2016. Non è un paragone totalmente campato per aria, anche se in origine doveva probabilmente essere un complimento: questo decimo film di Nicolas Winding Refn è infatti caratterizzato da una musica pressoché costante e da una ricerca dell’estetica che va oltre l’esagerazione. E nient’altro.

Jena Malone in The Neon DemonUno dei film peggio accolti dalla stampa presente a Cannes insieme con Personal Shopper, Neon Demon riesce in realtà a essere interessante per qualche decina di minuti nonostante il ritmo incomprensibilmente lento con cui vengono recitati i dialoghi. Refn crea anche una sequenza assolutamente splendida nel momento in cui la protagonista assiste a un’installazione multimediale in una discoteca, ma è l’unico momento di valore in due ore di delirio.

Bella Heathcote e Abbey Lee in una scena di The Neon DemonLa trama non va oltre le tre righe di inizio pagina, la costruzione dei personaggi è inesistente e la recitazione ancora peggio. Persino le musiche di Cliff Martinez, che a tratti suonano ispirate, sono spesso fastidiose, e non sempre per colpa del compositore newyorchese. E’ proprio l’idea registica alla base della pellicola ad essere fallata, perché non si può costruire un film che vuol essere narrativo pensando che basti unire labilmente tra loro tante sequenze visivamente ricercate. Certo Neon Demon è uno spettacolo fuori dall’ordinario cinematografico, anche per un Festival come quello di Cannes, ma il cinema è un’altra cosa.


La locandina di Neon DemonTitolo: The Neon Demon (Id.)
Regia: Nicholas Winding Refn
Sceneggiatura: Nicolas Winding Refn, Mary Laws, Polly Stenham
Fotografia: Natasha Braier
Interpreti: Elle Fanning, Jena Malone, Abbey Lee, Bella Heathcote, Desmond Harrington, Karl Glusman, Christina Hendricks, Keanu Reeves, Jamie Clayton, Alessandro Nivola, Charles Baker, Taylor Marie Hill
Nazionalità: USA – Francia – Danimarca, 2016
Durata: 1h. 50′


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Attualmente ci sono 14 commenti a questo articolo:

  1. Mirko ha detto:

    Avevo già notato questa cosa in “Solo Dio perdona”. Un puzzle scoordinato di sequenze “cool” (o così devono sembrare nella testa di Refn), fregandosene di abbozzare una trama che sia una. Spero abbandoni presto questa tendenza narcisistica e torni a mettere la sceneggiatura in mano a qualcuno che ci sappia fare, perché Drive era un gran bel film.

  2. Mirko ha detto:

    “E’ proprio l’idea registica alla base della pellicola ad essere fallata, perché non si può costruire un film che vuol essere narrativo pensando che basti unire labilmente tra loro tante sequenze visivamente ricercate.” <– era questa la "cosa" che avevo già notato in "Solo Dio perdona". Avevo dimenticato di citare Alberto, ma forse si capiva lo stesso 🙂

  3. Alberto Cassani ha detto:

    E’ una cosa diversa, pero’. In Solo Dio perdona mi ha dato l’impressione che lui volesse far notare quant’e’ bravo, che volesse dimostrare che Drive non era un caso. Qui invece l’impressione e’ che non gliene freghi nulla di nessuno se non se stesso.

  4. Antonio ha detto:

    Conosco poco i film di NWR e quindi anche il suo stile narrativo ma non mi sono lasciato perdere questo suo nuovo film.
    The Neon Demon mi e’ piaciuto abbastanza ma il secondo blocco del film risulta ,a mio avviso , eccessivamente esasperato nella cura delle immagini ed una totale mancanza di narrazione !
    Ho l’impressione che il regista ad un certo punto non abbia più capito quale tono dare al film .
    Parte come una critica della bellezza e l’apparenza ma questo messaggio sembra parzialmente svanire una volta che il personaggio di Nivola esce dai riflettori , devia verso lo psycho thriller in certi momenti fugaci fino a concludersi con una virata verso il genere horror con allusioni ad i licantropi ed un elogio alle perversioni nell’ultima parte ma tutti sembra essere confezionato con superficialità .

  5. Alberto Cassani ha detto:

    Non credo che Refn fosse realmente interessato a criticare la società dell’immagine, ha probabilmente pensato che quello fosse lo sviluppo più semplice per contestualizzare il personaggio che gli interessava raccontare. L’ultima parte è effettivamente insensata, ma il difetto è anche che viene dopo un resto del film tutt’altro che coerente e credibile. Però gente che lo difende ce n’è. Mah…

  6. Giovanni Berardi ha detto:

    Un po’ come il nostro Sorrentino, Nicolas Winding Refn sta diventando un regista-icona (non è stato messo a caso il marchio NWR a inizio film) costruendo delle opere che hanno un loro assetto estetico e stilistico ben preciso. Refn confeziona un film difficile, molto difficile che, quasi sicuramente, ai più non piacerà, ma che oggettivamente è una pellicola di altissimo spessore dove il livello artistico di Refn raggiunge il suo picco massimo e dove il messaggio lanciato s’insinua nelle menti degli spettatori come un felino affamato di carne fresca.

  7. anonymous ha detto:

    “ma il cinema è un’altra cosa” si, che ti conviene studiare un po’, ma lol

  8. Alberto Cassani ha detto:

    Dimenticavo che ormai anche Refn ha i suoi fanboy…

  9. Rocky Horror ha detto:

    Refn ci ucciderà tutti. Inutile discutere.

  10. Alberto Cassani ha detto:

    Nel senso che ci seppellirà tutti vivendo più a lungo di noi o che ci ammazzerà con i suoi film?

  11. Riccardo ha detto:

    Totalmente in disaccordo con la recensione: il film mi è piaciuto davvero tanto, forse il più bello che abbia fatto Refn nella sua carriera (e ce ne voleva per superare il risultato di Drive), mi ha completamente ipnotizzato dall’inizio alla fine, con un cast che ho trovato azzeccatissimo, guidato da una Elle Fanning sublime. Inoltre ho trovato che Refn sia stato molto sottile nella sua critica alla bellezza esteriore, infatti l’ambiente della moda è solo un mezzo per parlare di altro; lei poteva essere tranquillamente una impiegata di un ufficio che suscita invidie alle colleghe e le fantasie dei uomini o il contrario; per dire che il tema affrontato, pur non giungendo a conclusioni sconvolgenti per originalità, è tutt’altro che banale e assolutamente universale.

    Sarò strano io eh, ma la scena dell’amplesso necrofilo l’ho trovato di una passionalità, di una sensualità e di un pathos che non vedevo da tanto tempo

  12. Alberto Cassani ha detto:

    A giudicare da quello che Refn ha detto in conferenza stampa (ricordiamo anche cui la frase: “ogni uomo vorrebbe essere una ragazza di 16 anni”) ho l’impressione che volesse raccontare soprattutto un personaggio, non un ambiente/società. Ma magari mi sbaglio. Poi a Cannes ho visto il film quasi 48 ore dopo la prima proiezione stampa, dopo che tutti me ne avevano parlato malissimo, quindi certamente sono entrato in sala con preconcetti ma anche con aspettative bassissime. Eppure sono uscito basito.
    La scena che citi mi sembra che voglia certamente essere sensuale. E’ sostanzialmente una sequenza erotica, a prescindere dalla situazione dei due personaggi.

  13. Riccardo ha detto:

    Ma infatti secondo me Refn ha appunto raccontato un personaggio per fare un discorso più ampio, ma qui forse è davvero questione di percezione personale.
    Comunque ho scritto “pathos” riguardo quella scena perché al centro di un momento di profonda solitudine per il personaggio della Malone (al di là del fatto che Jesse avesse poco prima rifiutato le sue avance sessuali), il fatto poi che la scena sia erotica è a parer mio solo un valore aggiunto che rende la situazione meno respingente di quanto sarebbe potuta diventare in mano a un altro regista.

  14. Marco ha detto:

    Citando il regista: “Io non faccio film, faccio esperienze”. Ecco, io avrei voluto vedere un film.

    Assimilabile la prima parte dove, essendo ben disposti, lo si segue anche con interesse ma poi il delirio con scene weird ingiustificabili e fine a se stesse.

    Se vogliamo parlare di film dove la visione estetica riesce ad incutere timore io cito “Under The Skin” (dove vi è anche una parvenza di narrazione) e “Il Cigno Nero” come critica alla società dello spettacolo, luogo di perdizione e deviazione.

    Penso che “Drive” non lo rivederemo mai più. Menomale che esisterà sempre.

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