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Notturno di Gianfranco Rosi

12 settembre 2020 Recensioni 0 Commenti
Notturno

01 Distribution, 9 Settembre 2020 – Slegato

La vita delle popolazioni al confine tra Iraq, Kurdistan, Siria e Libano, in una guerra permanente. Ragazzi che si procurano da vivere come possono, guerriere che difendono la loro terra, bambini torturati, l’ISIS… Uno spaccato della vita al confine con la guerra…


Non ci sono parole, nel film di Gianfranco Rosi Notturno. O, perlomeno, non c’è un racconto. Ci sono immagini – spesso pulitissime – di luoghi angusti e distrutti, di vite misere, di uomini e donne che (soprav)vivono alla giornata, affrontando eventi molto più grandi di loro. Lo scopo dell’esistenza è appunto sopravvivere, per se stessi e per gli altri. Ma non c’è un futuro: c’è invece, spesso, un passato, inevitabilmente fatto di soprusi e morte. Le poche parole che si sentono raccontano (mai alla camera) proprio questo, soprusi e morte: la madre che ricorda il figlio morto in carcere, i bambini che ricordano le torture subite dall’ISIS, la ragazza che manda messaggi vocali alla madre chiedendo aiuto perché ancora prigioniera dello Stato Islamico.

Tutte queste storie si sovrappongono ad altre, ma purtroppo senza spiegazione si fa fatica a comprendere quello che si vede. A tratti sembra di vedere Il deserto dei Tartari: la guerra non si vede mai, in Notturno, non la si tocca: se ne vedono solo alcune conseguenze, paradossalmente molto edulcorate; sembra un evento a portata di mano ma contemporaneamente lontano, che ha influenze solo indirette ma fondamentali sulle vite di tutti. Quando si accendono le luci in sala non si riesce a trovare il bandolo della matassa di quello che (non) ci ha raccontato Rosi.

L’incedere lento delle immagini e la loro totale decontestualizzazione non ci permette di provare sentimenti (se non l’ovvia empatia umana per vite distrutte) e non ci da la dimensione della tragedia. Anzi: la tragedia non c’è. I bambini che parlano delle torture subite dall’ISIS – una delle scene più dure e potenzialmente esplosive – lo fanno con tranquillità, di fronte a una maestra, all’interno di un edificio pulito e sicuro. Le donne Peshmerga che controllano il confine sono sentinelle sole davanti a un orizzonte sconfinato e desertico. Se la guerra è lì vicino, Rosi non ce la fa percepire.

Notturno è un documentario sulle non-vite delle genti di confine, ma alla fine diventa esso stesso non-documentario perché non fa altro che mostrare “altro”. Chi è avvezzo ai Festival del cinema sa che la rappresentazione della miseria la si può trovare in ogni angolo del pianeta: il fango in cui si muove il cacciatore di anatre del film di Rosi non è dissimile da quello di tanti altri film incentrati sulla miseria di popolazioni al limite della sopravvivenza. Notturno, probabilmente, è un’occasione sprecata anche se va riconosciuto al regista italiano di aver avuto coraggio nell’andare sui luoghi e aver provato a raccontare quelle guerre da una prospettiva diversa.


La locandinaTitolo: Notturno
Regia: Gianfranco Rosi
Sceneggiatura: Gianfranco Rosi
Fotografia: Gianfranco Rosi
Interpreti:
Nazionalità: Italia – Francia – Germania, 2020
Durata: 1h. 40′


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