"Novecento" di Bernardo Bertolucci
20th Century Fox, 16 Agosto 1976 – Comunista
Lo stesso giorno in cui muore Giuseppe Verdi nascono gli eredi di due famiglie: una contadina, i Dalcò, e una di “padroni”, i Berlinghieri. I due ragazzi diventano amici, e attraversano il Novecento vivendo sulla loro pelle le lotte di classe, le guerre e il fascismo…
Il Novecento di Bertolucci finisce nel ’45, con la Liberazione. Quello che è venuto dopo non viene nemmeno preso in considerazione (e dalla Liberazione al 1976 qualcosa era successo…). Bertolucci, reduce dal successo di Ultimo tango a Parigi, mette insieme un cast tecnico (Storaro alla fotografia, Morricone alla musica) e artistico di primissimo piano e si getta nella Storia quasi senza rete. Non è un film perfetto, ma è un film schietto, diretto e appassionato come i contadini di cui racconta la storia. L’epopea di gente povera, comune (pur essendo ricchi, i Berlinghieri non sono certo una famiglia potente in ambito nazionale), che riesce a liberarsi dei padroni è narrata con potenza e partecipazione e, come spesso avviene in questi casi, il film si lascia trascinare dalla retorica, idealizza i personaggi appiattendo i caratteri dei “buoni” e dei “cattivi” senza sfumature.
Le carenze di sceneggiatura e regia sono però ampiamente compensate dagli attori, che offrono prove straordinarie. Se De Niro e Depardieu sono perfetti, Sutherland è superlativo come rappresentante del fascismo: cattivo, violento, arrivista, potente e odioso. La Storia della nazione si sposa con la storia dei possedimenti Berlinghieri; la Nazione si riflette nel villaggio e nei campi della Bassa.
L’eccessiva lunghezza (5 ore), soprattutto nella prima parte quando la vicenda si concentra sulle vicende dei bambini o sulle vicissitudini amorose dei protagonisti, è un difetto compensato dalla cura nella caratterizzazione dei personaggi (il rapporto tra il vecchio Dalcò e il vecchio Berlinghieri è girato in modo eccellente) e da alcune scene di un lirismo straordinario (meravigliosa la scena del suicidio di Lancaster); mentre nella seconda parte – più prettamente politica – il film accelera e risulta di più facile approccio, soprattutto perché ci si allontana dalla “terra”.
Ed è proprio nella seconda parte, quando la Storia entra prepotentemente nella vicenda particolare, che il film spicca il volo. Il discorso politico di Bertolucci non è lucido (perché di parte) ma è vigoroso: tolti di mezzo i personaggi “secondari” dei contadini, la vicenda si asciuga concentrandosi su pochi personaggi che non hanno più bisogno di presentazioni (Olmo e Alfredo li abbiamo conosciuti bene nella prima parte) e seguiamo così le loro vicende durante gli anni del fascismo e della liberazione.
Nel liberatorio finale torna con prepotenza il tema della terra, tornano i contadini che festeggiano sotto una enorme bandiera rossa, torna il sole e torna anche Olmo che processa (e salva dal linciaggio) sommariamente il suo amico/nemico con il quale invecchierà riprendendo i litigi di quando erano bambini.
Di scarso successo negli Stati Uniti, soprattutto per la lunghezza (e per il numero di bandiere rosse presenti, che in piena Guerra Fredda probabilmente non piacquero molto ai cittadini statunitensi), ebbe un riscontro positivo in Italia e lanciò definitivamente Bertolucci (che meno di dieci anni dopo andò a prendersi nove Oscar). Oggi Novecento è un film di altissimo interesse storico, una testimonianza (parziale e di parte, certo, ma non fantasiosa) di come cambiò l’Italia tra l’inizio del secolo e la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Le lotte di classe, la fine dei padroni, la nascita dei movimenti sindacali, la consapevolezza politica dei ceti più bassi, l’avvento e la fine del fascismo, sono avvenimenti che oggi siamo abituati a leggere sui libri di Storia, mentre Bertolucci riesce a fonderli in un racconto epico e organico e a consegnarceli vivi e pulsanti (anche dopo quasi quarant’anni).
Da un punto di vista tecnico e artistico restano le grandi performance di professionisti destinati a luminosissime carriere oltre ad un film nel suo insieme che raramente, negli anni successivi del cinema italiano, è stato così “grande”, potente e importante.
Titolo: Novecento
Regia: Bernardo Bertolucci
Sceneggiatura: Franco Arcalli, Bernardo Bertolucci, Giuseppe Bertolucci
Fotografia: Vittorio Storaro
Interpreti: Robert De Niro, Gérard Depardieu, Doninique Sanda, Burt Lancaster, Donald Sutherland, Sterling Hayden, Alida Valli, Stefania Sandrelli, Laura Betti, Romolo Valli
Nazionalità: Italia – Francia – Germania Ovest, 1976
Durata: 5h. 10′
Il vero capolavoro di Bertolucci, alla faccia dei vari Ultimo Tango e l’Ultimo Imperatore. Completamente d’accordo con la recensione tranne che su un punto: De Niro in questo film mi è parso quasi disimpegnato, non so se è per via di eventuali tagli da scene in cui era in azione (il film era, originariamente, molto più lungo delle sue pur notevoli 5 ore)
Dipende cosa intendi per ‘disimpegnato’. Io l’ho sempre trovato in parte. Parte che, forse, è più complessa rispetto a quella di Depardieu.