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Pater Familias di Francesco Patierno

21 marzo 2003 Recensioni 1 Commento
Pater Familias

Istituto Luce, 14 Marzo 2003 – Coraggioso

Matteo torna nel suo paese, una piccola cittadina alle porte di Napoli, dopo dieci anni di assenza, per riscattare il suo passato e le vite degli amici che non ci sono più. Apparentemente il suo ritorno è dettato dall’imminente morte del padre, in realtà lo scopo del suo arrivo in paese è un altro…


Una scena di Pater familiasE’ la storia di Matteo (Luigi Iacuzio), un trentenne che, dopo una lunga assenza, ritorna nel paesino in cui è nato e cresciuto in occasione dell’aggravarsi delle condizioni di salute di un padre con il quale non ha mai avuto alcun rapporto e verso il quale prova ora solo una grande tristezza. Quella di Matteo è una passeggiata sconsolata e malinconica tra i vicoli del suo quartiere, un viaggio avanti e indietro con la memoria sino ai tempi della sua adolescenza e delle piccole grandi storie vissute insieme al suo gruppo di amici ormai perduti per sempre. Rievocare ricordi così dolorosi farà riflettere Matteo su quello che è diventata ora la sua vita e se non sia stato un bene per lui essere stato dieci anni in prigione per aver vendicato un affronto troppo grande da mandar giù. Lui sa che tutto quello che gli è accaduto è servito a farlo maturare, ma questo non gli basta; sente che il distacco repentino da quella realtà lo ha allontanato da una vita forse peggiore di quella vissuta nel carcere e per questo cercherà di salvare da quello squallore anche l’unica persona a cui sente di aver voluto veramente bene e lo farà nell’unico giorno di libertà che gli è stato concesso in 10 anni.

Una scena di Pater familiasLiberamente tratto dall’omonimo libro di Massimo Cacciapuoti (edito da Castelvecchi), Pater Familias non vuol essere un film sulla delinquenza minorile ma sulla “famiglia”, un valore morale che non ha alcun significato nella società decadente in cui si trovano alcuni piccoli sobborghi della provincia di Napoli, in cui regna la criminalità ed i ragazzi crescono spesso abbandonati a loro stessi e al proprio destino. Se dunque l’intento di Francesco Patierno era quello di far parlare di sé e del suo film bisogna dire che la cosa è più che riuscita; se invece lo scopo del giovane regista napoletano, abituato a dirigere spot televisivi, era quello di creare un prodotto che potesse arrivare al grande pubblico, forse il suo è da considerarsi un mezzo fallimento. Un film del genere non è stato infatti per niente facile né da distribuire, pensate che esce in copia unica in tre o quattro città al massimo per qualche settimana, ed ancor meno è stato facile da realizzare. Per i suoi contenuti scabrosi e violenti “Pater Familias” non ha trovato alcun finanziamento pubblico e se non fosse stato per il coraggio e la volontà degli attori e dei realizzatori, che non hanno percepito neanche un centesimo, e del regista che ci ha rimesso di tasca sua molti soldi prima di trovare l’appoggio della Kubla Khan che poi lo ha prodotto, questo film non sarebbe mai stato realizzato. Di certo non sarebbe arrivato al Festival di Berlino senza anche l’aiuto dell’Istituto Luce, distributore del film, che in questa stagione ha deciso di far leva quasi esclusivamente su opere prime e seconde.

Una scena di Pater familiasLe inquadrature sono rubate e volutamente imperfette, l’immagine sempre in movimento comunica allo spettatore lo smarrimento dei personaggi ed in primis di Matteo. Molto efficaci le scene girate in esterno da attori, sia professionisti che non e tutti di origine napoletana, che hanno recitato egregiamente forse proprio perché a loro agio in un ambiente a loro familiare. Quello che ha sconcertato tutti è stato però il totale disinteresse della gente del luogo a quel che accadeva sotto i loro occhi; un’indifferenza terrificante se consideriamo che i passanti erano ignari del fatto che le rapine, gli inseguimenti e gli accoltellamenti a cui stavano assistendo erano in realtà scene di un film.
Le sembianze sono dunque quelle di un documentario, e come tutti i documentari vengono mostrate cose vere in tutta la loro crudezza. La voglia di coprirsi gli occhi e tapparsi le orecchie è stata davvero irrefrenabile in alcuni momenti; la violenza è decisamente troppo marcata specialmente sulle donne, che siano sorelle, madri, figlie, mogli o fidanzate ingabbiate nella loro quotidiana incapacità di reagire ad una vita fatta di sottomissione e silenzio, fungendo spesso da “oggetti” su cui uomini falliti e insoddisfatti sfogano le loro frustrazioni. Se pur ci si rende conto che la realtà si avvicina molto a quel che si vede nelle immagini, almeno a detta di chi vive o è vissuto in quel posto, il risultato è sconvolgente soprattutto se ci si sofferma a pensare che chi è imprigionato in quell’ambiente non riesce quasi mai ad uscirne, e spesso non vuole neanche provarci. Evitatelo se siete particolarmente sensibili.


Titolo: Pater Familias
Regia: Francesco Patierno
Sceneggiatura: Francesco Patierno, Massimo Cacciapuoti
Fotografia: Mauro Marchetti
Interpreti: Luigi Iacuzio, Federica Bonavolontà, Francesco Pirozzi, Francesco Di Leva, Domenico Balsamo, Michelangelo Dalisi, Ferdinando Triola, Antonella Migliore, Paolo Oliva, Renata Brando, Sergio Solli, Italo Celoro, Ernesto Mahieux
Nazionalità: Italia, 2002
Durata: 1h. 30′


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Attualmente c'è 1 commento a questo articolo:

  1. […] Campania (NA) dove vive e lavora come infermiere. Altri suoi romanzi sono: Pater familias (1997)- diventato un film per la regia di Francesco Patierno e nel quale Cacciapuoti ha curato la sceneggiatura – […]

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