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Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese

7 giugno 2016 Recensioni 2 Commenti
Perfetti sconosciuti

Medusa, 11 Febbraio 2016 – Brillante

Ognuno di noi vive contemporaneamente tre vite: una pubblica, una privata… e una segreta. Ma è proprio quando quest’ultima smette di rimanere segreta e diventa di pubblico dominio, che si scopre la nostra reale personalità…


Giuseppe Battiston e Alba Rohrwacher in Perfetti sconosciutiLa commedia italiana torna finalmente alla ribalta, lontano dai grassi saturi dei cinepanettoni e delle sguaiate e scurrili produzioni fagioli-basate con questo Perfetti sconosciuti, grazie alla regia di Paolo Genovese e a un cast convincente seppur non esageratamente blasonato. La classica cena “tra amici” si trasforma in un girone dantesco verso l’Inferno delle proprie intimità perché è proprio nel momento in cui la maschera pubblica scompare che ci si trova come il re nudo, in imbarazzo per i propri “segreti” e quelle concessioni verso le quali si cercano le valvole di sfogo alla routine quotidiana.

Kasia Smutniak e Anna Foglietta in Perfetti sconosciutiFattore comune a storie e personalità differenti è il cellulare, la SIM card, vero e proprio simulacro della società moderna, con quei nomi in rubrica che possono essere associati a chiunque, quegli SMS o messaggini multimediali con immagini talvolta dalle curve pericolose, o quelle stesse telefonate che sarebbe il caso di ascoltare rigorosamente con gli auricolari… Un gioco della bottiglia in cui a chiedere penitenza non sono i carnefici bensì la coscienza di ciascuno di loro che, scoperto, si vergogna per la falsità con cui mente a se stesso e alla propria metà che si ama alla follia.

Edoardo Leo e Marco Giallini in Perfetti sconosciutiUomini o donne non c’è differenza, ed è proprio qui che la bravura di regista e, complessivamente, attori riesce a coinvolgere empaticamente lo spettatore, lasciandolo in balia degli eventi, dell’imprevedibilità di cosa possa accedere quando tutto inizia a sfaldarsi, la nebbia a diradarsi, le mura erette dietro un codice PIN a franare una dopo l’altra come le tessere di un domino. Ci si sente costantemente tirati in ballo perché si finisce con l’immedesimarsi in una delle personalità caratterizzate, con momenti di riflessione su tematiche attuali benché forse il regista per dare un’immagine didascalica alla storia, conduca su binari prevedibili l’intero menu.

La sceneggiatura di Perfetti sconosciuti è semplice e per questo funziona. Il film scorre rapidamente come un cenone natalizio nonostante la risata sia perlopiù dello spettatore e non degli invitati, con una sorpresa finale che fa capire come spesso le cose a noi vicine risultino essere perfettamente… conosciute.


La locandina di Perfetti sconosciutiTitolo: Perfetti sconosciuti
Regia: Paolo Genovese
Sceneggiatura: Paolo Genovese, Filippo Bologna, Paolo Costella, Rolando Ravello, Paola Mammini
Fotografia: Fabrizio Lucci
Interpreti: Marco Giallini, Edoardo Leo, Valerio Mastandrea, Giuseppe Battiston, Anna Foglietta, Kasia Smutniak, Alba Rohrwacher, Benedetta Porcaroli
Nazionalità: Italia, 2015
Durata: 1h. 37′


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Attualmente ci sono 2 commenti a questo articolo:

  1. Marco ha detto:

    Molto apprezzata la sceneggiatura e la regia, anche il comparto attoriale e ben affiatato e assortito.
    Personaggi descritti egregiamente.
    Sicuramente il miglior film italiano del 2016.
    Il finale può far storcere in naso ad un primo acchitto, ma successivamente, ripensandoci, non poteva che finire in questo modo.

    Albe una tua opinione a riguardo?

  2. Alberto Cassani ha detto:

    L’ho trovato veramente fastidioso. Innanzitutto non mi è piaciuto il fatto che tutte le storie girino intorno al sesso: non c’è nessuno che si droga, che ruba in azienda… solo ed esclusivamente sesso, poi il finale è di una codardia inaudita. Hai ragione nel dire che non poteva che finire così, ma perché gli sceneggiatori si erano infilati in una situazione da cui non sapevano come uscire. Rendiamoci conto che in pratica è lo stesso finale di Boxing Helena, che non a caso era stato sommerso di risate.

    Dei tre “grandi” film italiani dell’anno scorso (l’altro è Jeeg Robot), l’unico che mi è piaciuto è stato “Veloce come il vento”, che però in quanto a finale codardo non scherza manco lui.

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