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"Quale amore" di Maurizio Sciarra

17 novembre 2006 Recensioni 0 Commenti
Emanuela Perozzi, 17 Novembre 2006: Deludente
01 Distribution, 17 Novembre 2006

Andrea è un esponente dell’alta finanza, Antonia una pianista di successo. Si incontrano e si innamorano, si innamorano così tanto da annullare le proprie individualità. Ma quando la routine familiare distrugge alcuni precari equilibri, tradimento e gelosia rovinano la loro vita…


Lo avevamo lasciato alle scorribande giovanili e nostalgiche della “rivoluzione sulla due cavalli”, delicato viaggio dentro le ribellioni degli anni ’70 e tormentoso tentativo di viverle da protagonisti. Lo ritroviamo oggi, dopo cinque anni e con una rinnovata abilità visiva e stilistica, alle prese con una pellicola che dichiara sorniona la libera ispirazione ai contenuti e alle atmosfere cupe della letteratura melodrammatica di Lev Tolstoj (La sonata a Kreutzer).
Parliamo di Maurizio Sciarra, un regista molto attento alla costruzione formale dell’immagine e ai risvolti metaforici dei passaggi testuali, eppure non fino al punto di accorgersi (e correggere) delle stecche che talvolta arrivano a sfregiare l’orchestrazione globale del motivo portante del suo film, della dissacrante piega che prende troppo spesso la musicalità delle ripetizioni. Ridotta a mero accompagnamento decorativo, a protagonista mancata, la tematica della musica non incide a dovere e non supporta l’eleganza delle immagini, ma si limita ad osservare statica lo scorrere dei pensieri e delle parole dei personaggi anziché entrare dirompente a sorreggere il dramma della gelosia, della felicità illusoria e fugace che li investe ricoprendoli di debolezza e precarietà umana.

Nonostante l’apprezzabile tentativo di indagarne i risvolti più latenti, le istanze interiori dei protagonisti non conducono mai ad una credibilità emotiva. La regia, come dicevamo, è attenta a non creare sbavature formali, a non inserire inverosimiglianze concettuali e linguistiche, ma il punto è che la vera incoerenza è percepita ad un livello più sottile, che precede il discorso della diegesi o della costruzione filmica vera e propria, per andarsi a collocare all’interno di una sceneggiatura povera di coinvolgimento emotivo e sovraccarica di parole vuote, apertamente artificiali, elargite a profusione dal racconto (spesso) in fuori campo di un Giorgio Pasotti ridicolizzato da una recitazione a scatti e involontariamente comica di cui non può sentirsi pienamente colpevole. Tanto è vero che la sua prova attoriale, così come quella di una diligente Vanessa Incontrada, lancia messaggi positivi e all’altezza dei suoi standard quando si muove sul filo degli sguardi (quasi sempre furtivi e voyeuristici) che attestano molto bene la lenta disgregazione psichica che lo sta investendo, quando lascia parlare le ossessioni interiori che lo agitano piuttosto che i dialoghi da romanzata televisiva che è costretto a pronunciare, cercando di limitare i danni. Un testo in cui forse le rischiose acrobazie, i complicati passaggi, quelli che palleggiano dalla letteratura al grande schermo, dal passato al presente, dai costumi della nobile Russia agli inganni numerici di una Svizzera finanziaria, fredda e calcolatrice, hanno finito per incidere sulla visione complessiva del film non poche cicatrici di incertezza e cedimento creativo.

La storia di Antonia e Andrea, il dramma della gelosia accecante che arriva alla pulsione omicida, cade inesorabilmente nella trappola del già visto, del cliché più inflazionato, delle anticipazioni narrative che uccidono la tensione, generando nello spettatore una noia (e persino un’insofferenza) che si intensifica man mano che ci si avvicina all’evento centrale, quello attorno a cui ruota tutto il senso del film, quel culmine di emotività che non si presenta clamorosamente all’appello.

Dopo un’ora e mezza in cui non abbiamo fatto altro che ascoltare il rigido racconto di Andrea ad un inconsapevole viaggiatore conosciuto in aeroporto (Arnoldo Foà, l’unico che risulta davvero bravo anche dicendo sciocchezze), arriviamo finalmente al punto, alla visualizzazione del momento topico di cui abbiamo pazientemente atteso l’evolversi. Peccato che in sala scappino risatine che insospettiscono, che non dovrebbero esserci in un finale così drammatico, che forse non c’erano una volta arrivati all’ultima pagina del romanzo di Tolstoj. Ad ogni modo, la disillusione non colpisce lo spettatore inaspettatamente, non attende l’ultima inquadratura per mostrarsi in tutta la sua inevitabilità, ma viene purtroppo esibita, come presenza sottile ma costante, fin dalle prime battute.


Titolo: Quale amore
Regia: Maurizio Sciarra
Sceneggiatura: Claudio Piersanti, Maurizio Sciarra
Fotografia: Alessio Gelsini Torresi
Interpreti: Giorgio Pasotti, Vanessa Incontrada, Arnoldo Foà, Andoni Gracia, Maria Schneider, Magda Mercatali, Timothy Martin, Giovanni Capaldo, Nico Bonavolontà, Elsa Kudelka, Stefano Patrizi, Giorgia Ferrero, Marco Solari
Nazionalità: Italia, 2006
Durata: 1h. 37′


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