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Ready Player One di Steven Spielberg

28 marzo 2018 Recensioni 3 Commenti
Ready Player One

Warner, 28 Marzo 2018 – Spettacolare

Nel 2045 la gente passa tutto il suo tempo in Oasis, un universo virtuale in cui si può andare ovunque, fare qualsiasi cosa, essere chiunque: l’unico limite è la propria immaginazione. E su Oasis si può dare la caccia all’eredità del suo creatore, solo che ancora nessuno ha superato la prima delle tre prove necessarie per vincerla…


Si usa dire, a volte, che per godersi appieno un determinato film sia preferibile – quando non obbligatorio – guardarlo sul grande schermo, in una sala attrezzata con le migliori tecnologie di proiezione. Ready Player One, pur essendo un film altamente spettacolare e per buona parte della sua durata accompagnato da effetti speciali notevoli, è un film che si può apprezzare appieno solo se visto in versione home-video, avendo cioè il totale controllo della visione.

Non poteva essere altrimenti, adattando per il cinema il romanzo di Ernest Cline, che fa della citazione la sua linfa vitale. La sceneggiatura scritta dallo stesso Cline con l’esperto di cinefumetti Zak Penn cambia, però, molte delle opere citate – per necessità di adattamento a un diverso mezzo di comunicazione, per problemi di acquisizione dei diritti e per diretta volontà di Steven Spielberg – ma anche e soprattutto lo svolgersi degli eventi. Tutto è in realtà coerente, all’interno della pellicola, e non conoscendo l’opera di partenza non si nota alcuna incongruenza. Anzi: alcuni dei cambiamenti sono ottimamente pensati e meravigliosamente eseguiti. Sono invece le tante citazioni (che non si limitano agli anni 80 come nel romanzo) a sembrare per lo più fini a se stesse, e alle volte persino esageratamente ostentate.

Quello che davvero manca, in questo Ready Player One, è il fascino dell’universo filmico che ci viene presentato. Del mondo reale non sappiamo nulla, e di Oasis si vede troppo poco per trovare realmente intriganti gli scenari che osserviamo sullo schermo. Il mix di suggestioni informatiche che sta alla base del concetto stesso di Oasis è di sicuro interesse per gli amanti dei videogiochi, ma la sua rappresentazione è troppo banale per colpire gli altri.

Di certo, invece, colpisce l’accuratezza di ambienti e personaggi costruiti al computer: che si sia nel mondo reale o in quello virtuale, non si ha mai la sensazione di star guardando qualcosa che non sia vero. Oltre a questo, non c’è dubbio che l’avventura in sé appassioni e alcuni momenti siano davvero divertenti: Ready Player One è pur sempre espressione del miglior Spielberg hollywoodiano, e gli spettatori di ogni età e background troveranno da divertirsi. Alla fine, però, si esce dalla sala ben consci di aver sorriso più di una volta guardando un ottimo giocattolone di intrattenimento, ma che emotivamente non ci ha lasciato quasi nulla.


La locandina di Ready Player OneTitolo: Ready Player One (Id.)
Regia: Steven Spielberg
Sceneggiatura: Zak Penn, Ernest Cline
Fotografia: Janusz Kaminski
Interpreti: Tye Sheridan, Olivia Cooke, Ben Mendelsohn, T.J. Miller, Simon Pegg, Mark Rylance, Lena Waithe, Philip Zhao, Win Morisaki, Hannah John-Kamen, Ralph Ineson, Susan Lynch, Clare Higgins, Laurence Spellman, Perdita Weeks
Nazionalità: USA, 2018
Durata: 2h. 20′


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Attualmente ci sono 3 commenti a questo articolo:

  1. Francesco ha detto:

    Giuro che in alcuni momenti ho provato imbarazzo. Un film veramente scadente. Scontato, banale e approssimativo. Non si capisce come la gente viva nel mondo reale e come nel mondo virtuale. Un minuto prima vedi un avatar correre in un campo sconfinato e il fotogramma successivo chi comanda quell’avatar si trova in una piccola stanzetta. Mah. Umorismo da dodicenni così come il linguaggio che a tratti risulta appunto imbarazzante. un cattivo che è praticamente un demente. Non è altro che una sequenza fine a se stessa di citazioni degli anni ‘80 buttate in un calderone. Non ho letto il libro quindi non posso (e comunque non mi interessa) fare un paragone. So solo che mi sarei voluto alzare l’ultima mezz’ora e andarmene, ed è una cosa che non mi succede mai. Steven che combini?

  2. Plissken ha detto:

    Beh, a dire il vero la mia opinione non si discosta molto da quella di Francesco. Nel film non ho nemmeno avuto la possibilità di calarmicisi come nostalgico dei videogames anni 80/90 in quanto già svezzato dal film d’animazione “Ralph spaccatutto”.

    Io comunque l’ho guardato tutto senza sentire necessità di peregrinare altrove, ma un po’ come si guarda il classico “giocattolone” americano la cui “morale” è talmente manifesta da apparire perfino opportunista, appiccicaticcia, oltre che gratuita. Anche i tanti omaggi a vecchie glorie dei videogames e film sparsi qua e là mi hanno trasmesso poco, compreso quello al capolavoro “il gigante di ferro”.

    Naturalmente non ci si può che prostrare dinnanzi all’immensa perizia registica ed abilità tecnica del buon Steven, (dico sul serio) ma per riconquistare l’agognata, candida visione adolescenziale delle cose, ci vorrebbe un po’ più di cuore e un po’ meno effetti speciali.

  3. Marco ha detto:

    Discretamente divertente (piaciuta e ben girata la sequenza di “Shining”), condivido sia i pregi che difetti enunciati in recensione e nei due commenti (d’accordo anch’io con “Ralph”).

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