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Robinù di Michele Santoro

6 dicembre 2016 Recensioni 0 Commenti
Robinù

Videa, 6 Dicembre 2016 – Reale

Attraverso la viva voce dei protagonisti, Michele Santoro descrive la cosiddetta “paranza dei bambini”: il fenomeno delle bande violente di giovanissimi napoletani che controllano lo spaccio e tutte le attività criminali annesse e connesse in alcuni quartieri della città…


Una scena di RobinùRobinù è un documentario complesso e disperato. Complesso perché affronta il tema della “paranza dei bambini” sotto molteplici punti di vista e disperato perché non offre nessun appiglio e nessuna soluzione. Le vite dei protagonisti sono segnate, decise, finite: non ci sono speranze. La vita “normale” non appartiene alle persone (che non sono personaggi) che vediamo raccontarsi sullo schermo, e non potrebbe essere altrimenti perché tutto attorno a loro è degradato. Non solo l’ambiente dove vivono, ma anche il tessuto sociale, le famiglie e perfino lo Stato (rappresentato dal Carcere di Poggioreale). I concetti di Giustizia, Legge, Ordine sfuggono, ed esiste solo la legge del più forte, quando non quella delle armi.

Una scena di RobinùSolitamente è difficile appassionarsi a qualcosa che non si conosce, qualcosa di totalmente estraneo a noi, qualcosa di lontano moralmente, fisicamente e mentalmente. Eppure Michele Santoro è riuscito a rendere questo documentario interessante e in qualche modo avvincente. Ma, soprattutto, è riuscito a renderlo emotivamente devastante: a fine proiezione ci lascia quasi svuotati e senza parole, tanto che risulta difficile perfino scrivere un commento al film perché è quasi come se si svolgesse in una realtà alternativa, talmente distante da quella in cui siamo abituati a vivere che risulta difficile pensare che i fatti raccontati (o meglio, ricordati) sono accaduti a pochi passi da casa nostra.

Una scena di RobinùLa difficoltà maggiore non è però accettare quello che è successo e quello che sentiamo sullo schermo, ma l’accettare che in questi ragazzini non ci sia il pentimento o perlomeno la comprensione del loro reato. Il carcere non è mai un momento di riscatto o almeno di trasformazione o comprensione, ma è sempre visto come una specie di male necessario, un periodo temporaneo di sospensione della realtà che è sempre quella là fuori, ed è sempre quella delle bande e della violenza. Tanto che il ragazzo “Robinù” del titolo parla sempre con un sorriso sulle labbra, un fondo di ironica felicità e consapevolezza della temporaneità della sua situazione, nonostante stia affrontando una condanna per un reato gravissimo.

Robinù è un documentario completamente riuscito, intelligente, mai noioso o didascalico ma sempre interessante. Un documentario da vedere anche per comprendere una realtà così lontana ma così vicina a noi.


La locandina di RobinùTitolo: Robinù
Regia: Michele Santoro
Sceneggiatura: Michele Santoro. Maddalena Oliva, Micaela Farrocco
Fotografia: Raoul Garzia, Marco Ronca
Interpreti: Mariano A., Michele “Michelino” M.
Nazionalità: Italia, 2016
Durata: 1h. 31′


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