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Soundtrack: "Hanna" dei Chemical Brothers

18 ottobre 2011 Soundtrack 0 Commenti
CineFile

Roberto Pugliese, in collaborazione con Colonne Sonore* * * ½

Già presenti con brani di repertorio nelle colonne sonore di film spot pubblicitari e videogiochi, i Chemical Brothers esordiscono con questo action-spy-thriller nella composizione originale di musica da cinema. Il risultato è molto più che il «nuovo album dei Chemical Brothers»…


Non è certo la prima volta che il cinema attinge al poliedrico universo sonoro del duo inglese formato dagli ormai quarantenni Ed Simons e Tom Rowlands e considerato pioniere nonché quinta colonna della electronic dance music: loro brani, o parti di essi, si ritrovano infatti in svariati film – oltre che in spot pubblicitari e videogame – come Matrix Reloaded, Vanilla Sky, Driven, Tomb Raider, Il cigno nero… E’ invece la prima volta che i Chemical Brothers vengono chiamati alla composizione originale di un’intera colonna musicale, e questo avviene non a caso per il film con cui il londinese Joe Wright, dopo un paio di colte trasposizioni letterarie, si getta a corpo morto in un forsennato e funambolico action-spy-thriller che ha per protagonista la 18enne irlandese, ormai più che promettente, Saoirse Ronan (già vista, in un ruolo negativissimo, proprio in Espiazione di Wright, dal romanzo di McEwan). L’approccio di questo debutto è ovviamente da un lato funzionale alla natura intrinseca di un film in movimento perpetuo e della sua eroina, dall’altro perfettamente coerente con l’universo sonoro “alieno” ed elaboratissimo, laboratoriale, dei Chemical. I due aspetti non confliggono, anzi convergono in una sintesi che ha del sorprendente. Non c’è, lo sappiamo bene, effetto timbrico o risorsa tecnica che siano sconosciuti al duo britannico, tra l’altro qui esaltati da missaggio e masterizzazione curati personalmente da Rowlands, ma ciò che stupisce è la plastica, si direbbe spontanea adattabilità dei brani alle situazioni del film, fermo restando che per i fan questo altro non è se non un «nuovo album dei Chemical Brothers»…

Intatta, e del tutto organica allo scopo, la capacità di trasformare fonti quasi rumoristiche, squisitamente “noise”, in ritmo e cellula motrice (“Bahnhof rumble”), agendo sui software come su tavolozze di colore in viraggio continuo; egualmente fondamentale risulta un pervasivo sense of humour molto distaccato e ammiccante, che ad esempio produce l’”Hanna’s theme”, cantilena vocalizzante di sapore infantile su sfondo carillonistico ostinato che rivela nei Chemical una freschissima vena melodica e che verrà sottoposta a una inesauribile serie di possibilità variative; ancora più evidenti in “The devil is in the details”, motivetto marionettistico martellante e sinistro, che in “The devil is in the beats” si arricchisce di qualche tinta vintage, oltre che di risonanze disco-dance e di un minaccioso, cavernoso effetto-voce: inutile negare chiarissimi, quasi espliciti riferimenti ai primi Goblin per Dario Argento, ma anche a colui che è stato un pioniere in questo campo (oltre che regista di prima grandezza), ossia John Carpenter e il suo inesorabile lavoro sulle risorse evocative e perturbanti della electronic music nei soundtrack dei propri horror-thriller.

Colpiscono la glaciale leggerezza del suono, a tratti dichiaratamente “ambient”, e il rigore, accuratamente ricercato, della “forma” (“Car chase”), anche nelle deviazioni più rockettare – e ve ne sono, soprattutto nell’uso della batteria e delle percussioni, che hanno reso celebre il duo – soprattutto grazie all’implacabilità delle scansioni ritmiche; ma è non meno rimarchevole la puntualità con cui i Chemical aderiscono (a modo loro, naturalmente) a fasi di puro “commento”, come nella sequenza “Interrogation/Lonesome subway/Grimm’s house”, costruita su pedali lunghi, distorsioni, scampanellii, echi e riverberi obliqui, in un’architettura magmatica, eppure costantemente sorvegliata, delle emissioni sonore. Quel che promana da questo particolarissimo score, costruito come un corpus unico (i brani si susseguono senza soluzione di continuità) è un sentimento di infanzia malata, di cupa giocosità, si direbbe di innocenza perduta (quella della protagonista, peraltro) incanalate in un caleidoscopio timbrico-ritmico travolgente e continuamente mutevole (“Hanna vs. Marissa”), non senza alcune concessioni al puro virtuosismo effettistico dei mixer (“Isolated howl”) o a qualche prolissità (“Escape wavefold”).

Varrà appena la pena di ricordare che i Chemical si muovono, in questo contesto, su un terreno molto affollato e concorrenziale, anche al cinema (ricordiamo i parigini Daft Punk di Tron Legacy, solo per fare un esempio recente), e dove la ripetitività fine a se stessa è un predatore sempre in agguato: tuttavia, ciò che li tiene anni luce davanti ad imitatori e/o epigoni sono la qualità adamantina del suono, l’intransigenza delle scelte di fondo (soprattutto in termini di intelaiatura formale complessiva) e l’autoironia onnipresente. Non è dato sapere se Hanna rimarrà capitolo isolato nella loro produzione per quanto attiene alla musica cinematografica: certo, a questo punto, la curiosità di vederli – e ascoltarli – andare oltre è grande…


La copertina del CDTitolo: Hanna (Id.)

Compositore: The Chemical Brothers

Etichetta: Sony Classical, 2011

Numero dei brani: 20

Durata: 49′ 09”


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