Soundtrack: "La buca" di Pino Donaggio
Andrea Natale, in collaborazione con Colonne Sonore – * * * * *
Con La buca Pino Donaggio si trova per la prima volta a collaborare con il regista palermitano Daniele Ciprì, e realizza un lavoro colto e intenso, che denota nel compositore veneto una costante presenza interiore di musica e ispirazione, e una perizia di intenti che ci conferma le sue abilità compositive…
Con La buca Pino Donaggio si trova per la prima volta a collaborare con il regista palermitano Daniele Ciprì. Il contesto crono-spaziale e i contenuti seriamente faceti del film ben si sposano con l’impianto colto jazz che domina l’umore generale di questa colonna sonora. Il jazz come linguaggio universale per certi versi senza tempo, applicabile a ogni situazione e altezza storica (anche in chiave di rivisitazione) e adatto a tratteggiare contesti di ascolto sia attivo e razionale sia passivo. Il riferimento emozionale e il getting-near della musica è esplicitato nell’album confezionato dalla spagnola Quartet Records su licenza dell’editore della OST Emergency Music Italy come “Homage to George Gershwin”. Ospite d’eccezione il pianista Stefano Bollani, perfetto interprete considerando i contenuti stilistici del progetto artistico e la levatura del musicista cui è destinato l’omaggio. La funzione applicata non diventa vincolante al suo ascolto ma, al contrario, le tracce brillano di luce propria godendo di un’autonomia estetico-emozionale che esula dal contesto filmico.
All’interno di una sorta di lunga suite che attraversa la grammatica e le dinamiche di un linguaggio jazzistico colto, raffinato e contaminato, possiamo distinguere tracce più intense e ispirate dai toni della commedia drammatica ad altre più disimpegnate e di intrattenimento visivo a corredo di situazioni spiritose e caricaturali. Già nella traccia “It All Begins” si intuiscono le influenze della “Rhapsody in Blue” con alternanze timbriche tra il piano (che forse non è sempre totalmente scritto ma lasciato all’improvvisazione jazzistica di Bollani, avvezzo come esecutore a questo tipo di approccio rispetto alla carta stampata) e sviluppi più razionalmente tematici degli archi, con il sostegno degli ottoni e dei legni, in particolare il flauto e il clarinetto, quest’ultimo in evidenza in funzione tematica o di supporto ritmico. Discorso che continua ne “La buca”, traccia che sembrerebbe scaturire dalla precedente assumendo però toni più da operetta concertistica con fugaci e penetranti tematizzazioni degli archi sulle quali Bollani fa danzare le dita. L’incipit clarinettistico, i trilli degli archi e il crescendo con l’esposizione in stile “big jazz band” e la grammatica del pieno al quale segue un episodio più dinamicamente quieto del brano “Tribunal” ricordano concettualmente il poema sinfonico Un americano a Parigi. L’attenzione verso le commistioni gershwiniane non inibisce a Donaggio atmosfere da un sapore jazzistico più mediterraneo e melanconico, le stesse già respirate per esempio in alcuni brani del recente cinema del nostro oppure a corredo di scene di solitudine e difficoltà sentimentale presenti anche nei lavori televisivi. Ne è prova la traccia “Arianna”.
Un elemento presente e contaminante del contesto dell’impianto classico-jazzistico è l’andamento latineggiante che sottende le architetture sincopate e si associa in parte al personaggio dello stolto Nancho. Questa componente è però più discorsiva che funzionale perché, benché espressa nell’omonima traccia relativa, la ritroviamo nel gustoso jazz-mambo di “The Ambulance”, nel quale l’impasto creativo rispetta esigenze di scrittura colta con dinamiche più popolari e di intrattenimento visivo-funzionale ma anche di puro piacere ricettivo. Il Gershwin più musical-canzonettistico è ricordato nell’intradiegetico “Same Old Bar”, fox d’occasione, così come nel delizioso charleston di “Attempted Fraud”. “Trip to Switzerland” ci offre un ulteriore sviluppo di through-composing ove la stretta progressione ascendente del clarinetto al minuto di ascolto ci riporta all’incipit della “Rapsodia” di Gershwin, che fraternizza però tosto con le altre componenti stenografiche. Le atmosfere si fanno più distesamente tiepide e trasognanti nella formulazione di “Closing Statement”. “Suburbs”, “In The Can”, “Breakfast Is Served” e “Hole Prelude” espongono il pianismo di Bollani ora da solo ora in dialogo con altri strumenti. Infine il brano usato anche nel trailer del film, il gustosissimo rag “Hot Club”, poco esposto nella pellicola e sincronizzato in parte nella scena dell’incontro con l’inetto ex avvocato difensore di Armando e la sua sexy segretaria.
Lavoro colto e intenso che denota in Donaggio una costante presenza interiore di musica e ispirazione e una perizia di intenti e di risultati che, con l’autorevole collaborazione artistica dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Radio Bulgara diretta da Gianluca Podio e la programmazione elettronica di Paolo Steffan, derivano un moderno poema sinfonico che di Gershwin ci restituisce un certo manierismo ma che di Donaggio ci conferma abilità compositive ed esiti di eterodirezione sapientemente stentorei e inconfutabilmente meritevoli di considerazioni ed empirei memoriali.
Titolo: La buca
Compositore: Pino Donaggio
Etichetta: Quartet Records, 2014
Numero dei brani: 21
Durata: 41′ 37”
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