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Soundtrack: "The Music from Peter Gunn" di Henry Mancini

14 marzo 2011 Soundtrack 0 Commenti
Roberto Pugliese, 24 Gennaio 2011: * * * * *
In collaborazione con Colonne Sonore

Prima collaborazione tra il regista Blake Edwards e il musicista Henry Mancini, Peter Gunn è una serie televisiva andata in onda sulla NBC dal 1958 al 1961, avente come protagonista un detective privato appassionato di jazz. La situazione perfetta per il milleriano Mancini…


Quando Henry Mancini incontra Blake Edwards nel 1958 per la serie della NBC Peter Gunn, dedicata a un investigatore privato caratterizzato dalla passione per il jazz e interpretato con simpatica ed elegante nonchalance da un attore minore come Craig Stevens, il musicista è ancora fresco dell’esperienza come arrangiatore e direttore nell’orchestra di Glenn Miller, dopo la tragica scomparsa in guerra del leggendario titolare. Il “sound” milleriano scattante, aggressivo e carezzevole insieme, caratterizzato dal largo spazio agli ottoni, dai virtuosismi e dai glissandi, dai cambi repentini di ritmo e di passo, è penetrato profondamente nella formazione del 34enne musicista italoamericano, che peraltro è stato assoldato dal cinema già da qualche anno e ha curato proprio il soundtrack del biopic su Miller di Anthony Mann con James Stewart, La storia di Glenn Miller (1954), guadagnandosi la sua prima nomination all’Oscar.

Peter Gunn, che inaugura un sodalizio fra regista e compositore tra i più entusiasmanti nella storia della musica per film, destinato a durare 35 anni e a partorire successi planetari come “Moon River” e il tema della Pantera Rosa (accanto a meno noti capolavori come Operazione terrore o 10), ingloba dunque il linguaggio jazzistico nel contesto stesso dell’azione, sia caratterizzandone il climax e l’atmosfera sia assecondando le predilezioni musicali del protagonista. Curiosamente simile, in ciò, a una serie parallela ma meno fortunata che proprio negli stessi anni la medesima NBC varava, intitolata Johnny Staccato, nomen omen di un detective-pianista interpretato da John Cassavetes sulle musiche di un altro grande jazz-sinfonista di Hollywood, Elmer Bernstein.
Trait-d’union fra Peter Gunn e Johnny Staccato può anche essere considerata, se si vuole, la presenza al pianoforte in veste di semplice – ma già rimarchevole – strumentista di tale John Towner Williams, più tardi semplicemente noto come John Williams e destinato a scrivere nell’Olimpo di Hollywood partiture come Lo squalo, Incontri ravvicinati del terzo tipo, E.T., Guerre Stellari, Superman, Indiana Jones
Ma il giovane Williams era solo uno dei “talent” chiamati allora a raccolta da Mancini. Ciò che caratterizza infatti il soundtrack di Peter Gunn è lo straordinario défilé di talenti del “golden jazz” che vi si dipana: dal trombettista Pete Candoli al contrabbassista Rolly Bundock, dal trombonista Dick Nash al fratello sassofonista Ted, dal batterista Shelly Manne al vibrafonista Larry Bunker, il meglio che c’era in circolazione si profuse allora al servizio di un compositore intriso di quella concezione “cool” e insieme vitale e vivacissima del genere, entrando perfettamente in sintonia con il polistilismo manciniano, che usava il jazz come trampolino per variazioni, deviazioni, contaminazioni di ogni ordine e grado.
L’impatto sul pubblico del soundtrack di Peter Gunn, che Edwards porterà nel 1967 anche sul grande schermo in una versione lunga (titolo italiano: Peter Gunn: 24 ore per l’assassino), fu tale che la RCA editò nel 1958 un primo long-playing dove campeggiava, indiscusso, il martellante, infuocato “Peter Gunn theme”, un ostinato pianistico (proprio di Williams) quasi percussivo e incalzante sul quale gli ottoni si stagliano con accecante lucentezza, che successivamente sarebbe stato immortalato anche nel pot-pourri musicale che accompagna i Blues Brothers. Il successo del disco fu tale (due anni in vetta alle classifiche, Mancini premiato con due Grammy) che l’etichetta si precipitò a stampare un secondo album, More music from Peter Gunn, ed è proprio l’integrale costituito dalla somma di questi due album a venire ora riproposto, in una splendida e tecnicamente impeccabile “complete edition”, dalla American Jazz Classics. Con l’aggiunta di alcune “perle” rappresentate dalla personale rilettura che di questo materiale diedero poi, individualmente, alcuni dei musicisti che avevano partecipato alle sessioni originali, come appunto Candoli (che veniva dalle band di Woody Herman e Stan Kenton, quest’ultimo altro fondamentale punto di riferimento per lo spessore del sound di Mancini) o Nash o Manne, e che figurano qui come inestimabili “bonus” in coda al CD2.

L’insieme dei brani appartiene ovviamente a vari episodi della lunga serie, e nel primo CD sfila con una straordinaria omogeneità, senz’altro dovuta al ruolo unificante di Mancini sul podio, e con alcuni picchi emotivi di ascolto irresistibili (il blues di “Session at Pete’s Pad”, il carezzevolissimo “Joanna” dedicato alla fidanzata di Peter Gunn, l’adrenalinico gioco iniziale di basso e batteria in “Fallout!”, in cui occhieggia già molto Mancini della Pantera Rosa). Specularmente, nel secondo cd ciascuno di essi rappresenta, oltre ad una perfetta calibratura atmosferica sul “milieu” narrativo (rare volte il clima “hard boiled” di tanto immaginario investigativo americano è stato reso con tale efficacia musicale), una specie di palcoscenico per i singoli: così il bruciante assolo del sax alto di Ted Nash in “Dreamsville” o quello insinuante del baritono di Ronnie Lang in “Sorta Blue”, il duetto fra Dick Nash e il collega trombonista Milt Bernhart in “Session at Pete’s Pad”, le riscritture dei temi di Mancini da parte di Candoli, Nash o Maxwell Davis – imperdibile la versione anarchica e insieme rigorosissima del “Peter Gunn theme” da parte di questi ultimi due – finiscono con l’essere, al di là di un mero “raddoppio”, un autentico esercizio filologico di approfondimento e di scavo, oltre che di entusiastica e liberissima partecipazione emotiva e linguistica, su una materia sonora ancora oggi, a più di mezzo secolo di distanza, incandescente e inimitabile, e che ci conferma storicamente in Henry Mancini uno dei massimi orafi musicali del Novecento americano.


Titolo: The Music From Peter Gunn – Complete Edition

Compositore: Henry Mancini

Etichetta: American Jazz Classics, 2010

Numero dei brani: 23 + 23

Durata: 152′ 05”


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