"Sul lago Tahoe" di Fernando Eimbcke
Luciana Morelli, 20 Febbraio 2008: Essenziale |
Archibald, ancora inedito
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Juan è un 16enne messicano con tanta voglia di evadere dalla monotonia delle sue giornate. Così, ruba l’auto della madre, ma finisce dritto contro un palo. Si mette allora alla ricerca di qualcuno che può aiutarlo a riparare l’auto e che abbia i pezzi di ricambio adatti…
Juan è un’adolescente di poche parole che vive in un villaggio poco popolato dello Yucatàn insieme con la sua famiglia. Ha solo 16 anni e già tanta voglia di evadere dalla monotonia che avvolge le sue giornate. Presa di nascosto l’auto della madre, il ragazzo finisce la sua corsa contro un palo in una strada isolatissima dei dintorni. Lui rimane illeso, ma dopo aver costatato che il mezzo non ha nessuna intenzione di ripartire, si incammina alla ricerca di un telefono con cui avvertire casa per poi decidere di risolvere tutto da solo. Inizia così la sua odissea in giro per le officine meccaniche del circondario, un viaggio lungo e travagliato che termina nel giardino di Don Heber, un anziano meccanico che vive con il suo inseparabile cane e che in un primo momento lo scambia per un ladro. Per aggiustare l’auto, però, manca un pezzo di ricambio che il vecchio non ha, e così Juan riparte alla volta del negozio di autoricambi, uno strano piccolo magazzino gestito in maniera del tutto originale da una ragazza-madre appassionata di musica punk e da un suo coetaneo fissato con Bruce Lee…
In concorso alla 58a Berlinale un piccolo capolavoro intimista proveniente dal Sudamerica, un film fatto di attese e di silenzi che dicono più di mille parole, una storia di grande dolore adolescenziale narrata con una delicatezza fuori dal comune grazie allo stile sofisticato e minimalista dell’esordiente regista messicano Fernando Eimbcke (un quasi quarantenne che a vederlo dimostra sì e no vent’anni), che in questo Lake Tahoe racchiude oltre al suo immenso talento anche un pezzo importante della sua vita. I venti minuti iniziali sono piuttosto difficili da sostenere, ma con lo scorrere del tempo lo spettatore viene letteralmente rapito dall’avventura silenziosa di questo ragazzino allo sbando, che vaga nel quasi deserto del suo villaggio alla ricerca di qualcosa che va oltre il pezzo di ricambio o l’officina aperta. Tutti i perché della sua storia (compreso quello che riguarda il luogo citato nel titolo) saranno svelati nella mezz’ora finale del film, quando faremo la conoscenza dell’universo familiare di Juan, sconvolto di recente da un evento a dir poco tragico.
Le inquadrature a camera fissa confezionate da Eimbcke scandiscono la narrazione in maniera estenuante lasciando spesso il gracile protagonista sospeso tra il tempo e lo spazio. Immagini immobili che si avvicinano più a dei quadri, attraversati di volta in volta da un corpo in movimento che entra ed esce di scena imprimendo la sua immagine su una tela candida, abbagliata da rassicuranti raggi di sole. Le cicale accompagnano Juan nel suo viaggio alla scoperta di un mondo che sembra andare a rilento, nella smaniosa ricerca di un appiglio per andare avanti, di comprensione, di un abbraccio affettuoso. Non mancano però i momenti irresistibilmente divertenti, siparietti al limite del surreale che aiutano a raccontare il quotidiano vissuto da giovani (e vecchie) anime in pena che si trascinano a fatica nel tentativo di dimenticare la triste realtà da cui sono state sopraffatte.
Titolo: Sul lago Tahoe (¿Te acuerdas de Lake Tahoe?)
Regia: Fernando Eimbcke
Sceneggiatura: Fernando Eimbcke, Paula Markovitch
Fotografia: Alexis Zabe
Interpreti: Diego Cataño, Héctor Herrera, Daniela Valentine, Juan Carlos Lara, Yemil Sefami
Nazionalità: Messico, 2008
Durata: 1h. 25′
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