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Syriana di Stephen Gaghan

1 marzo 2006 Recensioni 14 Commenti
Syriana

Warner, 24 Febbraio 2006 – Complesso

Bob Barnes, agente della CIA dislocato in Medioriente, comincia a scoprire la disturbante verità sul lavoro cui ha dedicato tutta la vita. Un broker del petrolio affronta, invece, una tragedia familiare trovando redenzione nella collaborazione con un idealista Principe del Golfo…


Una scena di SyrianaSyriana è un film la cui (forse sin troppo) ardita trama si propone di mostrare una fitta varietà di situazioni indirettamente interconnesse fra loro e con un sottofondo comune. Ma questo collegamento, nella maggior parte dei casi, risulta di non semplice intuizione o interpretazione. Non è detto che, in assoluto, ciò costituisca difetto, lasciare indefiniti i contorni del messaggio filmico spesso avvalora il prodotto ma, nel presente caso, la particolare impostazione conferita alla sceneggiatura finisce col complicare forse eccessivamente il meccanismo. Lo sforzo realizzativo sostenuto dall’autore Stephen Gaghan è stato certamente difficoltoso, considerando non solo la rilevanza dell’argomento e il suo diretto collegamento con il reale, ma anche – come detto – l’impostazione narrativa (peraltro non impostagli da nessuno) qui nuovamente adottata dallo stesso sceneggiatore (in questo caso anche regista) premio Oscar per Traffic. Si ha la netta sensazione che, nonostante i buoni propositi autoriali, la frammentazione conferita alla narrazione finisca qui col risultare eccessiva, creando probabilmente troppa incertezza rispetto a quella che è – o dovrebbe essere – l’essenza tematica della pellicola, di per sé già tutt’altro che palese. Proprio per questo motivo, una proposizione sintetica della trama che possa essere realmente esplicativa degli eventi principali che concorrono alla composizione del plot non sarebbe di grande aiuto per comprendere il vero focus di questa storia, il suo (o i suoi) sottotesti.

Alexander Siddig e Matt Damon in SyrianaSe l’argomento di fondo di Syriana parrebbe essere il petrolio con le annesse quanto implicite problematiche mondiali di natura politico-strategica (da cui giocoforza derivano tensioni economiche talmente imponenti da portare i soggetti coinvolti ad abbracciare quasi consapevolmente un’illegalità perseguita da un lato e tutelata dall’altro), protagonista della pellicola, in fin dei conti, non è né l’oro nero né i rapporti internazionali e neppure gli interessi economici delle compagnie petrolifere, lo spionaggio o il ruolo giocato dalla CIA all’interno di questo oscuro scenario. Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, non lo è nemmeno George Clooney con il suo personaggio.
George Clooney in SyrianaLa conclusione più naturale cui arriviamo è che l’indagine filmica vera e propria verte piuttosto sul tema della corruzione (non solo istituzionale ma anche di più basso livello) e i suoi derivati, quale male a cui nessuno dei soggetti coinvolti, dal pesce più piccolo a quello più grande, dal consulente finanziario americano di stanza a Ginevra sino al magnate texano del petrolio, può dirsi estraneo o rispetto al quale riesce a rimanere indifferente. Quasi a dire che chiunque si ritrovi ad essere attore all’interno di questo multiforme gioco d’interessi, nonostante gli sforzi, non può mantenersi pulito per sempre, come se fisiologicamente ciò non fosse possibile in un tale e colossale gioco di potere: il cinismo più tagliente finisce sempre con l’emergere. Perché d’altronde, parafrasando uno dei personaggi, è addirittura la Legge a fare in modo che la corruzione a certi livelli divenga in un certo qual modo praticabile. Perché «è la corruzione che ci fa vincere».

Jeffrey Wright in SyrianaFilm impegnato se ce n’è uno, Syriana è un’opera che necessita di spettatori particolarmente attenti e ben predisposti alla visione, perché tutto è tranne che una pellicola i cui input giungono immediati al pubblico, antitetica com’è rispetto non solo agli entertainment-movie, ma anche al prodotto cinematografico medio attuale. Un film comunque coraggioso e affatto opportunista, che merita un approccio serio pur non essendo – come già detto – scevro di difetti. E a questo aggiungiamoci pure un George Clooney inedito e perfettamente credibile nel ruolo, già vincitore del Golden Globe come migliore attore non protagonista e a questo punto con buone possibilità di arrivare sino all’Oscar.


La locandina di SyrianaTitolo: Syriana (Id.)
Regia: Stephen Gaghan
Sceneggiatura: Stephen Gaghan
Fotografia: Robert Elswit
Interpreti: George Clooney, Matt Damon, Jeffrey Wright, Chris Cooper, William Hurt, Mazhar Munir, Tim Blake Nelson, Amanda Peet, Christopher Plummer, Alexander Siddig, Kayvan Novak, Amr Waked, Robert Foxworth, Nicky Henson
Nazionalità: USA, 2005
Durata: 2h. 07′


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Attualmente ci sono 14 commenti a questo articolo:

  1. Guido ha detto:

    Ma è possibile che George Clooney, primo nell’elenco del cast, presente nella locandina, non sia il protagonista? (Mi riferisco alla categoria degli Oscar). Ma chi diavolo è il protagonista di questo film? Può esistere un film senza “leading role”?

  2. Riccardo ha detto:

    In effetti neanche io capisco come mai è stato inserito in quella categoria.
    Comunque bel film.

  3. Alberto Cassani ha detto:

    E’ un discorso complicato, questo. Se ne parlava anche nel thread degli Oscar: il regolamento dell’Academy non stabilisce quando un ruolo è da ritenersi “da protagonista” e quando “di supporto”. A differenza ad esempio dei cartoni animati, che devono avere una percentuale minima del minutaggio in animazione per poter concorrere nella categoria, gli attori possono essere ritenuti di supporto anche se sono in scena per tantissimo tempo. Questo vuol dire che le case di produzione possono giocare su questa cosa pubblicizzando un attore come non protagonista anche se ha un ruolo importante perché ritengono che la concorrenza per la categoria dei protagonisti sia troppo elevata: meglio una nomination non protagonista che nessuna nomination da protagonista. Nel 2006 sono stati nominati come miglior attore Terrence Howard per “Hustle & Flow”, Heath Ledger per “Brokeback Mountain”, Joaquin Phoenix per “Walk the Line” e David Strathairn per “Good Night, and Good Luck” oltre a Philip Seymour Hoffman che ha vinto per “Truman Capote”. Mi sembra chiaro che quattro di questi cinque sono superiori a Clooney ed erano nomination scontate (Ledger un po’ meno delle altre), quindi è normale che i produttori (tra cui lo stesso Clooney, anche se solo esecutivo) abbiano puntato sulla categoria “non protagonista” sapendo di avere più chance. Tantopiù che in corsa c’è appunto anche Strathairn per un film diretto da Clooney. Spero di essere stato comprensibile…

    Detto questo, però, c’è un’altra cosa da considerare, per noi che vediamo i film dal di fuori: a Hollywood gli attori potenti sono davvero potenti. Se Clooney decide che il suo dev’essere l’unico nome di attore che compare sulla locandina è così e basta, altrimenti il film non si fa. Peggio ancora con la sequenza dei nomi nei titoli di testa, rigorosamente stabilita dai contratti dei singoli attori. In “True Lies” Schwarzenegger doveva essere l’unico attore citato nei titoli prima del titolo del film, ma decise lui dopo le riprese di far mettere anche quello di Jamie Lee Curtis perché riteneva che avesse avuto un ruolo fondamentale per la buona riuscita del film.
    Nel caso di “Syriana”, il film si è realizzato solo grazie all’impegno di Clooney e Soderbergh nello spingere la sceneggiatura e trovare i finanziamenti. E’ ovvio che per riuscirci Clooney doveva spendere il proprio nome, perché era chiaramente l’attore più importante del cast e quindi doveva usare la sua presenza per vendere un film difficile e ben poco commerciale. A me, comunque, sembra che il ruolo più importante del film sia quello di Matt Damon, che però ha (aveva?) molto meno peso commerciale di Clooney. Anche qui spero di essermi fatto capire…

  4. Riccardo ha detto:

    Ok ho capito ma un’altra cosa che non mi è chiara è riguardo Non è un paese per vecchi. gli attori sono citati in quest’ordine:
    TOMMY LEE JONES
    JAVIER BARDEM
    JOSH BROLIN

    Come mai mettono il nome di Lee Jones (che appare per venti minuti forse) per primo e Josh Brolin che è il protagonista viene messo dopo Bardem.
    Mi sono spiegato che Lee Jones era l’attore più importante dei tre ma non penso che questo centri molto.

  5. Alberto Cassani ha detto:

    Invece è assolutamente per l’importanza dell’attore. Brolin si è rivelato un grande attore proprio con quel film, per cui era un nome decisamente meno importante degli altri due, che avevano già vinto un Oscar. Poi Jones è probabilmente più noto di Bardem per il pubblico statunitense perché lo spagnolo nei film in lingua inglese che ha girato ha sempre avuto parti di rincalzo. Va detto però che alla fine nella locandina c’è la figura di Brolin e il faccione di Bardem, mentre Jones non si vede da nessuna parte, per cui han cercato di far capire così che la presenza di Jones è invisibile rispetto agli altri due.

  6. Guido ha detto:

    Finalmente ho visto questo film.

    Non per tornare sul mio messaggio di quasi quattro anni fa però è vero: questo film NON ha un attore protagonista. Considerare Clooney “leading” sarebbe veramente stato eccessivo. La sua interpretazione misurata e sotto le righe è veramente straordinaria, anche se spesso lo adoro a prescindere quindi non so quanto il mio giudizio possa essere obiettivo.

    Perfetta la definizione usata da Fabrizio nella recensione, “pellicola antitetica”.
    A me il film è piaciuto molto, soprattutto nella parte finale, quando le storie si incrociano.
    Con un po’ di chiarezza in più avrebbe potuto essere un film straordinario.

  7. Alberto Cassani ha detto:

    “Syriana”, come anche film come “Traffic” o “Crash”, credo sia l’esempio perfetto del cosiddetto “film corale”.

  8. Guido ha detto:

    A me “Crash” non è piaciuto, mentre “Traffic” l’ho trovato formidabile.
    Il mio esempio perfetto di film corale è “Boogie Nights”.

  9. Alberto Cassani ha detto:

    Be’, ma non facevo un discorso di qualità bensì di rapporto di “importanza” tra i singoli personaggi. Molti dei film di Robert Altman sono film perfettamente corali, anche se spesso gli capitava che un attore si mangiasse gli altri.

  10. Guido ha detto:

    Ah, bè allora sono perfettamente d’accordo. I personaggi di “Traffic” sono calibrati alla perfezione.

  11. Guido ha detto:

    (Non a caso usciti dalla stessa penna di Gaghan.)

  12. Alberto Cassani ha detto:

    Infatti. Diciamo però che in carriera ha anche scritto delle vaccate, tipo “Abandon” che è stato anche il suo esordio alla regia.

  13. Guido ha detto:

    Mentre ora ha in cantiere un film con Waltz e De Niro.

  14. Alberto Cassani ha detto:

    Sì, ma la cosceneggiatrice di “Candy Store” era coproduttrice proprio di “Abandon”. Io ci vado coi piedi di piombo.

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