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"Texas" di Fausto Paravidino

7 settembre 2005 Recensioni 0 Commenti
Texas

Medusa, 14 Ottobre 2005- Claudicante

La vita di un gruppo di amici di un piccolo paese del Piemonte, raccontata attraverso le vicende di tre sabati sera: uno di novembre, uno vicino al Natale ed uno di febbraio…


Una scena di TexasMessa agli atti la sfiducia mista a fastidio riservata al cinema italiano, non solo ai Festival, fanno riflettere le orecchie drizzate alla comparsa di giovani autori, inconsciamente investiti della responsabilità di liberarci dal male dei soliti noti. Avvisaglie di questo tipo si percepivano parlando di Texas, opera prima del giovane Fausto Paravidino presentato nella sezione “Orizzonti” della 62a Mostra del Cinema di Venezia. Paravidino è un apprezzato autore teatrale di soli 29 anni, e il suo debutto cinematografico si è improvvisamente caricato di una serie di aspettative ingiustificate che, alla fine dei conti, fanno male soprattutto al suo film.

Riccardo Scamarcio in Texas Ben lungi dall’essere un’opera rivoluzionaria, Texas ci parla della vita in un piccolo centro piemontese, lontano dalla città ma anche dal paesino campagnolo, vissuto sull’idea dell’autostrada, che unisce distanze lontane e dilata lo spazio delle frequentazioni. Protagonisti sono i giovani e i loro sabati di divertimento distruttivo (proprio tre serate scandiscono il tempo della storia), ma Paravidino sceglie di includere nel suo paesaggio texano anche le generazioni precedenti; Valeria Golino e il marito sono un fragile chiodo intermedio, quarantenni vasi di coccio schiacciati tra i ragazzi e gli anziani (il vecchio partigiano, il candidato sindaco leghistoide).

Valeria Golino e Fausto Paravidino in TexasLa verticalità scelta da Paravidino è ciò che funziona meglio, visto che le storie dei ragazzi da soli sono agghiaccianti, piene di figure parossistiche senza alcun margine di esistenza, né reale né fittizio. Non basta la condizione socio-urbanistica a giustificare tali macchiette, nonostante il vuoto pneumatico sia ciò accompagna lo spunto del titolo. Il non-luogo abitato dai protagonisti è incapace di avere una caratterizzazione propria, si aggrappa ad una suggestione globalizzata. Il Piemonte è in Texas, o a New York, ma non importa. Paravidino, sostenitore di una letteratura del reale, non svilisce la tematica nel dialogo, ricercando un realismo del quotidiano che spesso aggira i nuclei narrativi.

Una scena di TexasQuanto a idee di regia, Paravidino non vola basso. Oltre alle manipolazioni di durata e frequenza, maneggiati con cognizione di causa, ci sono delle improvvise tendenze al virtuosismo che a volte funzionano (il montaggio della prima serata, quando Cinzia se ne va in macchina) e a volte lasciano interdetti (split-screen multipli a forma di bolla per mostrare tutti i personaggi durante una festa). Si dovrebbe quindi lodare il coraggio di un giovane autore, anche nel fallire. Coraggio che in molti non hanno riconosciuto al direttore del Festival, che non ha incluso Texas in concorso (ne è nata una mini-querelle con il produttore Procacci della Fandango), e che ci riporta dritti alle problematiche aspettative che rischiavano di intrappolare Paravidino. Bisognerà ovviamente aspettare altri film per dirimere la questione, nel frattempo limitiamoci ad annotare con ottimismo che le speranze sono buone. Moderatamente.


La locandina di TexasTitolo: Texas
Regia: Fausto Paravidino
Sceneggiatura: Fausto Paravidino, Iris Fusetti, Carlo Orlando
Fotografia: Gherardo Rossi
Interpreti: Fausto Paravidino, Riccardo Scamarcio, Valeria Golino, Carlo Orlando, Iris Fusetti, Valerio Binasco, Teco Celio, Alessia Bellotto, Gloria Sapio, Eugenio Spineto, Katy Markannen, Valeria Sabel, Francesco Pizzo
Nazionalità: Italia, 2005
Durata: 1h. 44′


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