The Master di Paul Thomas Anderson
Lucky Red, 3 Gennaio 2013 – Estenuante
Freddie Quell viene da un’infanzia problematica, e ancora non si è ripreso dopo aver combattuto nella Seconda Guerra Mondiale. Viene preso sotto l’ala protettrice di Lancaster Dodd, capo di una comunità scientifica che assomiglia molto a una setta religiosa…
Non dev’essere certo la cosa più semplice del mondo, realizzare a Hollywood un film su Scientology. E’ quindi comprensibile che Paul Thomas Anderson abbia voluto evitare ogni riferimento diretto al culto fondato dallo scrittore di fantascienza L. Ron Hubbard nel 1952. Se sono poi vere le voci che vogliono la sceneggiatura scritta e riscritta più volte dopo i numerosi rifiuti dei vari produttori spaventati dalle possibili polemiche, è scusabile anche la scelta di Anderson di non calcare troppo la mano. Questa situazione, però, ha portato il film a non seguire una strada precisa, restando sempre in bilico tra le varie possibilità narrative che l’intreccio gli offriva. Così il rapporto tra i due protagonisti – che era poi quello che più interessava Anderson – non viene sviluppato appieno, e troppe cose dello sviluppo e della gestione del gruppo di Dodd rimangono irrisolte, come anche molti aspetti del comportamento di Freddie lasciano spazio a fin troppi domande.
Se sullo script ci possono essere dubbi e discussioni, però, nulla di negativo si può dire su tutto ciò che riguarda le riprese. Anderson racconta la storia cercando immagini evocative solo quando serve ed eccedendo con un’ellissi temporale solo alla fine. Lo supporta egregiamente il bravissimo Mihai Malaimare, già direttore della fotografia degli ultimi tre film di Francis Ford Coppola, che ha buona parte del merito della riuscita di molte scene e dell’efficacia di diversi momenti nella recitazione di Joaquin Phoenix. Phoenix è comunque ottimo, come ottimo è anche Philip Seymour Hoffman, ed entrambi meritano la pole position per vincere la Coppa Volpi a Venezia 2012, dove il film era uno dei più attesi del concorso.
Al di là dell’insicurezza nella sceneggiatura, il difetto più grande della pellicola è comunque il ritmo esageratamente lento che il regista gli ha voluto dare, perché i 137 minuti si sentono tutti. Ma ritmo e durata non sono certo una novità, nel cinema di Paul Thomas Anderson, e se si è preparati a questa sua caratteristica vale la pena di vedere questo The Master, che comunque non è certo il suo lavoro migliore.
Titolo: The Master (Id.)
Regia: Paul Thomas Anderson
Sceneggiatura: Paul Thomas Anderson
Fotografia: Mihai Malaimare Jr
Interpreti: Joaquin Phoenix, Philip Seymour Hoffman, Amy Adams, Laura Dern, Ambyr Childers, Rami Malek, Jesse Plemons, Kevin J. O’Connor, Madisen Beaty, Lena Endre, Jill Andre, Kevin Walsh
Nazionalità: USA, 2012
Durata: 2h. 17′
Mi dispiace dar contro alla recensione ma secondo me questo film è stupendo.
Adoro tutti i film di Paul Thomas Anderson e secondo me il migliore rimane “Boogie Nights” seguito da questo e “Il Petroliere”. La sua regia è a dir poco stupefacente, mentre ormai non c’è più da sorprendersi sia sulla grandezza dei due attori protagonisti (e finalmente Hoffman si sta definitivamente scrollando la fastidiosa etichetta di caratterista) e sulla loro direzione da parte di Anderson. Bravissima anche Amy Adams.
Secondo me è volutamente irrisolta la pellicola; la stessa figura di Dodd/Hoffman lo è, oscillando continuamente tra una figura umana, caritatevole e carismatica, e un bieco ciarlatano, addirittura criticato dal figlio. Anche il finale, nonostante sia aperto a varie interpretazioni, l’ho trovato molto incisivo.
Sequenze magnifiche a iosa: su tutte la prima seduta tra i due protagonisti, la corsa con la moto e l’incontro notturno di Freddie/Phoenix con la giovane Doris .
Splendida la colonna sonora disturbante di Jonny Greenwood e una menzione particolare per l’eccellente doppiaggio di Francesco Pannofino (una garanzia) e Adriano Giannini, che sta acquisendo il talento del padre.
Una grande risposta a chi dice che i film andrebbero sempre visti in lingua originale.
La cosa curiosa è che a Venezia tutti quelli con cui parlavo del film mi dicevano di non aver apprezzato la poca decisione della sceneggiatura, mentre invece dopo l’anteprima stampa milanese tutti quelli con cui ho parlato mi hanno detto di essersi fatti due scatole così perché è noiosissimo… Ma come ho scritto nella recensione, questa non è certo una novità per Anderson: è normale che chi ha apprezzato tutti i suoi film precedenti apprezzi perfettamente anche questo, Anderson è un ottimo regista con uno stile ben preciso. Personalmente, comunque, ritengo “Il petroliere” di gran lunga superiore
Ottima recensione con cui concordo in tutto.
Penso che di questo film la cosa che si apprezza maggiormente (se non esclusivamente) sono le magistrali interpretazioni di Phoenix ed Hoffman, i loro duetti sono molto ben girati.
Anche la Adams ormai è garanzia.
La regia è la solita di Anderson, anche se debbo dire che ne “Il Petroliere” era molto più sostenuta, lì però c’era un lavoro di script molto ricercato infatti qui il ritmo si alza solo per le scene in cui Phoenix prende a legnate qualcuno.
Comunque la durata si sente ma non mi ha dato fastidio più di tanto.
Musica che non mi ha colpito. Buona la fotografia.