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The Tracker di Rolf de Heer

5 settembre 2002 Recensioni 0 Commenti
The Tracker

Fandango, 27 Settembre 2002 – Particolare

Tre poliziotti sono all’inseguimento di un aborigeno accusato di aver ucciso una giovane donna bianca. Li guida un aborigeno, esperto del territorio sul quale si dovranno muovere e delle abitudini del fuggiasco, che appartiene alla sua stessa tribù….


David Gulpilil e Gary Sweet in The Tracker«Un’esperienza liberatoria e una sfida…». E’ giusto usare le parole del regista Rolf de Heer per introdurre The Tracker, presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, dove ha riscosso un discreto successo di pubblico e critica, e dove si dice sia piaciuto moltissimo alla Presidentessa della Giuria, Gong Li, che voleva attribuirgli il Leone d’Oro.

Particolare, questo film di un regista di origine olandese che ha però vissuto per quasi tutta la sua vita in Australia; l’aspetto più significativo ci appare proprio quello della difesa dei diritti degli aborigeni australiani, un problema che raramente ha sfiorato, e sfiora, le coscienze degli Europei e degli Occidentali in generale. Genocidio che non ha avuto l’onore delle cronache come quello degli Indiani d’America, non è stato però meno grave, e questo film compie un’operazione di riscatto nei confronti dei diritti a far parte della storia (anche di quella del cinema) da parte di queste popolazioni; proprio questo intendeva affermare il regista nella sua presentazione della pellicola.
Gary Sweet e Damon Gameau in The TrackerL’escalation di logoramento dei nervi di tutto il piccolo gruppo quando la guida comincia a muoversi in modo da sovvertire la situazione a suo vantaggio è descritta molto bene, ed i momenti in cui i bianchi cadono preda dei tranelli dell’indigeno sono davvero ben scritti. Bellissimi i paesaggi australiani, ottima la fotografia, suggestive le musiche, anche se davvero un po’ troppo ripetitive. La pellicola sarebbe interessante e coinvolgente, peccato però che soffra di una lentezza eccessiva, che a tratti annulla il valore dei momenti davvero belli che ne fanno parte.

Una scena di The TrackerBuona la prova dei protagonisti, ed in particolare di David Gulpilil nella parte della guida aborigena, davvero bravo nel rendere un uomo intelligente, sornione, esperto, apparentemente sottomesso, ma anche senza scrupoli e crudele, a tratti. Da sottolineare in particolare la scelta, davvero azzeccata, di sostituire alle scene di maggior crudeltà una serie di quadri che raffigurano gli eventi narrati: i quadri sono molto belli, e il film ne guadagna, sia per l’assenza di inutile splatter, sia per l’originalità dell’idea.

Nel complesso The Tracker è un film che vale la pena di essere visto, pronti però a non aspettarsi, in un quadro che ha tutto il sapore del western più classico, l’azione ed il ritmo tipico del cinema d’azione o d’avventura.


La locandina di The TrackerTitolo: The Tracker (Id.)
Regia: Rolf de Heer
Sceneggiatura: Rolf de Heer
Fotografia: Ian Jones
Interpreti: David Gulpilil, Gary Sweet, Damon Gameau, Grant Page, Noel Wilton
Nazionalità: Australia – Italia – Francia – Germania, 2002
Durata: 1h. 35′


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