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"The Untouchables - Gli intoccabili" di Brian De Palma

6 febbraio 2004 Recensioni 20 Commenti
Intoccabili

Uip, 1987 – Superficiale

Nella Chicago dei primi anni Venti l’ascesa al potere di Al Capone è inarrestabile, forte di appoggi politici e della protezione di pubblici ufficiali. Tutti sembrano accettare i suoi soprusi, tranne Eliot Ness, integerrimo agente del Tesoro, e il suo sparuto gruppetto di collaboratori. In città sono noti come “gli intoccabili”…


Kevin CostnerSin dal suo primo approdo nelle sale cinematografiche, datato 1987, è andato costantemente guadagnando un fascino concreto nei riguardi del pubblico di massa, provvisto com’è di una di quelle storie che non stentano ad insinuarsi nell’immaginario filmico delle più disparate generazioni di spettatori e appassionati di genere. E’ un fascino che prescinde dal prodotto in sé, quello de Gli Intoccabili, forse il lavoro più altisonante da parte di uno dei registi di talento meno apprezzati di sempre in quel di Hollywood. Un’opera sicuramente seducente per ambientazione, personaggi e confezione curata, ma che a guardarla bene palesa alcuni difetti strutturali che occorre sottolineare.

Robert De NiroNel farlo, iniziamo appositamente ricordando come l’artefice primo dei pregi di cui questa pellicola può fregiarsi non abbia ricevuto quella nomination all’Oscar che sarebbe stata, nell’ambito di quelle piovute addosso a questa produzione firmata Paramount, sicuramente opportuna. Certo non si tratta della miglior regia di Brian De Palma, il quale avrebbe meritato adeguati riconoscimenti per alcuni suoi precedenti lavori, ma se Gli Intoccabili può vantare sprazzi di ottimo cinema lo si deve quasi esclusivamente al regista di Scarface, capace di risollevare almeno in parte una sceneggiatura tutt’altro che eccezionale, che si trascina reggendosi su quelle scene madri rese significative dalla mano dello stesso De Palma, e che risulta nel complesso debole e non priva di fastidiosa retorica nel tratteggiare “buoni” e “cattivi”; quasi irritante per lo scarso approfondimento riservato alla figura di Al Capone, di cui viene segnalata esclusivamente la “pittoresca” cornice caratteriale, trascurandone totalmente le qualità di abile manovratore (è vero che il suo era l’impero dell’illegalità, ma era pur sempre un impero…). David Mamet lascia la sua firma di qualità in alcuni dialoghi, e sono diverse le battute memorabili, ma questo è decisamente uno degli scritti meno incisivi del cineasta Premio Pulizer. E’ altresì vero che questo suo adattamento per il grande schermo ricalca fondamentalmente le linee del romanzo da cui è tratto, che a sua volta fornisce una versione essenzialmente veritiera ma molto romanzata di come Capone venne incastrato (pare che nella realtà Eliot Ness abbia agito per lo più dietro le quinte, mai in prima linea).

Robert De Niro in una scenaIl risultato che ne deriva è un film che consta di una rappresentazione scenica dalla parvenza finta, seppur in linea con l’impronta romanzesca che si è scelto di dare alla narrazione di questa vicenda reale. In un simile contesto, lo stile di regia e le trovate tecniche tipiche di De Palma calzano a pennello e, come detto, stanno alla base di ciò che di buono questa pellicola offre. A supporto di quanto appena affermato è d’uopo ricordare a quanti se ne fossero dimenticati la pregevolezza stilistica assoluta di tutta la sequenza incentrata sull’assassinio di Malone, che rappresenta quanto di meglio sia effettivamente racchiuso ne Gli Intoccabili. Adeguato e convincente il cast in tutti i suoi effettivi, con un Sean Connery in grande spolvero.

Sean Connery e Kevin CostnerForte di una gran bella confezione scenografica e di una delle migliori colonne sonore mai composte da Ennio Morricone (che non è riuscito a portare a casa l’Oscar neppure in questa occasione), The Untouchables è un film che si distingue per quella pregnante atmosfera da gangster-movie vecchia maniera in esso riproposta, atmosfera che in se stessa si rivela indiscutibilmente suadente.

Tirando le fila del discorso: notevole fascino ma non altrettanto notevole spessore di trama per questo film, con l’aggravante aggiuntiva di aver “trascurato” un immenso Robert De Niro, che con più tempo scenico a disposizione sarebbe stato sicuramente in grado di conferire ben altra linfa ad un opera spesso incensata con troppa generosità.


La locandinaTitolo: The Untouchables – Gli intoccabili (The Untouchables)
Regia: Brian De Palma
Sceneggiatura: David Mamet
Fotografia: Stephen H. Burum
Interpreti: Kevin Costner, Sean Connery, Charles Martin Smith, Andy Garcia, Robert De Niro, Richard Bradford, Jack Kehoe, Brad Sullivan, Billy Drago, Patricia Clarkson, Don Harvey, Vito D’Ambrosio, Steven Goldstein
Nazionalità: USA, 1987
Durata: 1h. 59′


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Attualmente ci sono 20 commenti a questo articolo:

  1. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Uno stupendo ritratto del proibizionismo.
    Un perfetto film gangster, uno dei pochi più grandi.
    Grandissimo Brian De Palma, che ha stupito ancora dopo Scarface.
    Magistrali anche Kevin Costner, Robert De Niro e Sean Connery.

  2. Riccardo ha detto:

    La recensione è da aggiornare: Morricone non ha vinto l’oscar alla miglior musica ma ha vinto quello alla carriera e già questo mi pare un’ottima cosa.

  3. Alberto Cassani ha detto:

    Be’, per la recensione lascio la scelta a Fabrizio, ma secondo me l’Oscar alla carriera conta un decimo di quello “vero”. Anche proprio perché spesso viene dato come “contentino” a chi, pur meritevole, non l’ha mai vinto (e spesso si sa che mai lo vincerà).

  4. Riccardo ha detto:

    mi sa che hai ragione, credevo che l’oscar alla carriera venisse dato per tutto quello che si è fatto per il cinema, e morricone ne meritava un bel po di statuette.
    neanche una nomina per c’era una volta in america, alberto ne sai qualcosa?

  5. Alberto Cassani ha detto:

    In teoria dovrebbe essere così, ma in pratica viene sempre dato a qualche grande vecchio che ancora lavora ma non ha mai vinto. Che non vuol dire che la sua importanza (del premiato) sia sminuita, però certo non è come vincere un Oscar “vero”.

    Riguardo “C’era una volta in America”, negli Stati Uniti è uscito in una pessima versione tagliatissima e rimontata, di conseguenza è facile capire perché i membri dell’Academy l’abbiano snobbato.

  6. Riccardo ha detto:

    ignoravo di una versione tagliata e rimontata di c’era una volta in america, adesso capisco come mai questo filmone con la F maiuscola non è stato nominato a nulla.

  7. Riccardo ha detto:

    io di deniro sto per vedere frankenstein di Kenneth Branagh, tu lo hai visto questo film.

  8. Alberto Cassani ha detto:

    Sì, ma non m’era parso gran che.

  9. Fabrizio ha detto:

    Per me non c’è problema, Alberto. Vedi tu se preferisci modificare la parte su Morricone. Anche se, comunque, trattandosi appunto di un Oscar alla carriera, forse non è così indispensabile farlo.

  10. Riccardo ha detto:

    Sì alberto, frankenstein non è un film eccezionale ma non è neanche un brutto film, è un horror godibile.
    mi è piaciuto soprattutto l’atmosfera gotica pervarsa in tutto il film e l’interpretazione di deniro che fonde nella creatura, umanità e compassione.

  11. Alberto Cassani ha detto:

    Ok, modificata.

    “Frankenstein” in effetti cerca di essere un film abbastanza classico proprio per riprodurre l’atmosfera gotica. Ha il pregio di essere forse l’unico molto fedele al romanzo (insieme ai due di Whale, “Frankenstein” e “La moglie di Frankestein”, pur essendo divisi in due). Però visto il regista e il cast era normale atten dersi un film più efficace sia come horror che come dramma.

  12. Marco ha detto:

    A parer mio Frankestein è un bellissimo dramma gotico, alla pari del Dracula di Coppola (sua è la produzione di Frankestein). L’ho amato fin dalla sua prima visione con queste scenografie spettacolari e la sua fotografia morbosa che da sola incute la sporcizia che vi era nella Francia di quei tempi.
    Le interpetazioni sono eccezionali, gli effetti molto buoni ma la cosa che da sola vale il film sono le eccezionali musiche, i brividi ogni volta che le sento.
    I dialoghi di DeNiro sono eccezionali.
    Ottima anche la regia di Branagh.

  13. Riccardo ha detto:

    Il dracula di coppola è un bellissimo film per certi versi anche superiore a frankenstein però certe sequenze ricordo di averle malsopportate come quella in qui dracula si trasformava in lupo per farsi la rossa.

  14. Riccardo ha detto:

    ho visto una foto di Eliot Ness e devo dire che al posto di kostner per motivi di somiglianza dovevano scegliere charlie sheen.

  15. Alberto Cassani ha detto:

    Ma Charlie Sheen all’epca aveva 22 anni, era troppo giovane…

  16. Alessandro ha detto:

    Insomma un colpo al cerchio e un colpo alla botte, dato con saccenza. La prossima volta “Gli intoccabili” giralo tu e poi ne parliamo.

  17. Fabrizio ha detto:

    Alessandro, tu hai la tua opinione, io la mia. Solo che io l’ho argomentata.
    E’ possibile che tu non sia in grado di girare neppure il film più scarso e dilettantesco che abbia visto in vita tua, eppure sono sicuro che questo non ti impedirebbe di criticarlo aspramente e senza mezzi termini. Il che sarebbe perfettamente lecito perché la capacità di realizzare un film è una cosa, quella di giudicarlo un’altra. E non c’è nessun motivo per cui debbano andare a braccetto.

  18. Riccardo ha detto:

    Rivisto oggi. Mi dispiace doverlo ammettere ma sono d’accordo con la recensione. E un po’ da l’amaro in bocca parlare “male” di un film che alla prima visione mi aveva folgorato.

  19. Alberto Cassani ha detto:

    Eh… Non siamo solo noi che invecchiamo, ma anche i film.

  20. El Mud ha detto:

    Per me un film molto sopravvalutato. Non capisco come qualcuno lo possa definire uno stupendo ritratto di quell’epoca quando – come giustamente si dice nella recensione – è intriso di retorica e aggiungo che i personaggi e le situazioni sono tagliati con l’accetta. Storicamente poco corrisponde alla realtà anche nella storia singolare dei protagonisti. De Palma grande regista ma il film, nella sostanza, è ben poca cosa. Mi venne da ridere pure alla scena-citazione della Corazzata Potemkin, con i movimenti degli attori che sembrano più appropriati a una sorta di Matrix ante-litteram o a un action movie con Stallone che non ad un noir. Altre fra le scene più insopportabili, per me, sono quando al confine col Canada il purissimo e santissimo Elliot Ness uccide un gangster e quasi si mette a piangere, mentre un minuto prima volevano scatenare la II guerra mondiale con un decennio d’anticipo. Non si fa nessuna critica al proibizionismo in sé, è tutto buono e giusto fintanto che è lo stato a imporre una legge: terribile la scena della madre che prima manda a prendere la birra di contrabbando alla bimba di 10 anni, quella muore in un attentato e lei che va a parlare con Kevin Costner come se fosse il Superman di turno. Si poteva sfruttare proprio questo per aprire a qualche considerazione sull’assurdità del tutto, sul fatto poi che una volta abolito il proibizionismo la mafia perse potenza e tassando l’alcool gli USA ci guadagnarono. Boh…

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