"Via col vento" di Victor Fleming
3 Novembre 1951 – Straordinario
La Guerra di Secessione sta per sconvolgere la gioventù dorata della Georgia sudista. Sognando di sposare Ashley, Rossella O’Hara non se ne preoccupa finché si troverà a fare i conti con la durezza della nuova realtà e con gli errori della sua vita sentimentale…
In Via col vento è narrato un importante pezzo della storia statunitense. E tutto in questo film ha fatto storia, specie quella del cinema: non solo per i record d’incasso ottenuti o per il primo Oscar a un’attrice di colore, ma soprattutto perché appartiene al periodo in cui sono stati realizzati i primi film a colori, dei quali è un portabandiera assoluto. Non a caso fra gli Oscar ottenuti spicca quello per la migliore fotografia, pregio che non viene a mancare in una sola inquadratura. Questo nonostante le sequenze siano numerose, generando una pellicola di oltre tre ore – peraltro tutte di alto livello tecnico-artistico – e gli ambienti diversi. Si passa dai fasti delle ville coloniali alla cupezza della loro decadenza generata dalla Guerra, dagli esterni dei giardini lussureggianti all’epico incendio di Atlanta con la sua portata distruttiva, dai frivoli passatempi della ricca gioventù alla desolazione dei soldati – di passaggio dal fronte – per le vie cittadine. Eloquente e impresso nell’immaginario resta anche l’ospedale da campo, che per i soldati diventa più spesso una tomba a cielo aperto, in campo lungo in cui dal particolare si passa al totale.
La sceneggiatura è un pilastro fondamentale del film. Per quanto non originale, perché tratta dal romanzo omonimo di Margaret Mitchell, resta il non semplice adattamento cinematografico di un libro composto da circa mille pagine, traducendone in immagini sia la storia sia le vicende umane. Inevitabile accorciare alcuni punti: per esempio, dei figli di Rossella avuti dai tre matrimoni, nel film trova posto solo Diletta Butler. Più difficile sintetizzare le non sporadiche righe a carattere introspettivo, nelle quali più volte è sottolineata la sua nostalgia verso il passato e la sua amata Tara. Eppure la battuta – divenuta celebre come molte altre – «Ci penserò più tardi» è il riassunto incisivo di questo stato d’animo e delle frasi che lo esprimono.
Anche i costumi, specie quelli di Rossella, hanno fatto storia: da quello leggendario verde, rimediato dalle tende di una Tara ormai decaduta, a quelli rossi – non a caso scarlatti – quando è ormai nelle vesti della signora Butler. Altrettanto leggendari sono diventati anche quelli più tenui, eppure sontuosi a loro modo: uno per tutti, l’abito bianco a fiori verdi da lei indossato al ricevimento presso “Le Dodici Querce”. Non da ultima, la colonna sonora resiste senza tramontare al passare del tempo. Al pari del film, che per la sua epoca era di forte impatto visivo e, anche per questo, ancora oggi resta altrettanto forte nel suo linguaggio cinematografico ed emotivo.
Oltre all’elevata competenza tecnica immessa in ogni elemento di Via col vento, la produzione ha avuto dalla sua anche una dose di fortuna nell’avere trovato gli interpreti ideali dei protagonisti e dei coprotagonisti, figli di quell’epoca hollywoodiana che a loro volta hanno saputo rendere leggendaria con la propria presenza e particolare bravura.
Titolo: Via col vento (Gone with the Wind)
Regia: Victor Fleming
Sceneggiatura: Sidney Howard
Fotografia: Ernest Haller
Interpreti: Clark Gable, Vivien Leigh, Leslie Howard, Olivia de Havilland, Thomas Mitchell, Hattie McDaniel, Laura Hope Crews, Evelyn Keyes, Ann Rutherford, Butterfly McQueen, Barbara O’Neil, Harry Davenport, Leona Roberts, Jane Darwell, Victor Jory, Ona Munson, Ward Bond
Nazionalità: USA, 1939
Durata: 3h. 58′
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