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Waiting for the Barbarians di Ciro Guerra

7 settembre 2019 Recensioni 0 Commenti
Il manifesto del Festival di Venezia 2019

Inedito in Italia – Bidimensionale

In un posto di frontiera di un impero senza nome, il magistrato sta aspettando placidamente la pensione. Un giorno, però, arriva il colonnello Joll, che negli interrogatori ha metodi brutali. Quando Joll se ne va, il magistrato aiuta una giovane barbara a tornare dalla sua famiglia, ma quando poi fa ritorno al forte…


Viviamo in un’epoca in cui, al cinema, difficilmente i personaggi sono divisi nettamente in buoni e cattivi. Spesso i buoni hanno un passato oscuro o hanno comportamenti discutibili e i cattivi lo sono perché costretti dalla società o da un evento esterno. In Waiting for the Barbarians, invece, Ciro Guerra e lo scrittore J.M. Coetzee disegnano personaggi quasi bidimensionali: ci sono i buoni e i cattivi. Non c’è introspezione psicologica, non c’è caratterizzazione: c’è solo la messa in scena e il messaggio – universale – che arriva forte e chiaro.

Per noi italiani è facile individuare nei barbari “i migranti”; per chi vive negli Stati Uniti è facile individuare nella frontiera il “muro” con il Messico; per chi vive nella comunità europea è spontaneo vedere nel Colonnello Joll i nazisiti e i loro metodi, e così dicendo. I riferimenti sono tanti, ma tutti facili da cogliere, e anche in questo aspetto il film di Guerra è quasi didascalico. Eppure non è mai semplicistico: la bidimensionalità dei personaggi non è un difetto e il messaggio cristallino non è fastidioso. Guerra (e Coetzee) si limitano a mostrare fatti che avvengono in luoghi e tempi non precisati, eppure è evidente che si tratta di qui e ora e contemporaneamente ovunque e in qualsiasi tempo. Ci parlano di Gesù e del nazismo, ci parlano di immigrazione e culture differenti senza dare una connotazione netta, ma semplicemente mostrando la via e come il rapporto buoni/cattivi possa essere sovvertito in modo semplice (e crudele).

Guerra ha trovato un valido appoggio, del suo messaggio, in Marc Rylance che, come ormai ci ha abituati,  offre una performance di tutto rispetto, che riesce a trasmettere tutta la pacatezza dell’età e lo stupore di fronte ai nuovi eventi che lo travolgono. Di minor impatto le performance di Johnny Depp e Robert Pattinson, sebbene con ruoli ben più semplici: non bucano mai davvero lo schermo (cosa che, in realtà, il ruolo imporrebbe) e non convincono del tutto, per quanto dove manchino gli attori sopperiscono le immagini studiate da Guerra, che rendono alcuni passaggi “forti” difficili da sopportare per chi ha lo stomaco particolarmente debole.

Lo scrittore/sceneggiatore premio Nobel aveva un’idea ben chiara in testa, per quanto riguarda il messaggio che voleva veicolare con il suo romanzo Aspettando i barbari, e con questo Waiting for the Barbarians ha trovato in Guerra un ottimo realizzatore di un film sicuramente ben fatto, semplice e chiaro.


La locandinaTitolo: Waiting for the Barbarians
Regia: Ciro Guerra
Sceneggiatura: J.M. Coetzee
Fotografia: Chris Menges
Interpreti: Mark Rylance, Johnny Depp, Robert Pattinson, Gana Bayarsaikhan, Greta Scacchi, David Dencik, Sam Reid, Harry Melling, Bill Milner, Gursed Dalkhsuren, Tserendagva Purevdorj
Nazionalità: Italia – USA, 2019
Durata: 1h. 52′


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