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"Postal" di Uwe Boll

29 agosto 2008 Recensioni 0 Commenti
Postal

One Movie, 29 Agosto 2008 – Sterile

Dude è un impiegato compassato e depresso che decide di andare a vivere nella comune spirituale dello zio Dave. Assieme decidono di progettare il furto di bambole sessuali, ma non sanno che su quei pupazzi hanno messo gli occhi anche i talebani di Bin Laden per diffondere un’epidemia…


Una scena di PostalCosì come c’è qualcuno in grado di farsi benvolere in virtù della propria ispirazione e del proprio talento cinematografico, c’è anche chi riesce a farsi odiare e criticare più o meno nello stesso modo, semplicemente pronunciandone il nome, come fosse un Ed Wood qualunque. In questi ultimi anni, questo tipo di reazioni è associato a Uwe Boll, pessimo regista tedesco specializzato in incredibilmente brutti adattamenti da videogame. Ma passata la sbornia di film con protagonisti zombi o vampiri, Boll si dedica ad altro – sempre in tema videoludico – spostandosi verso un assurdo gioco ultraviolento che decide di adattare in chiave di commedia irriverente. Il risultato, per quanto in buona fede, fa acqua da tutte le parti.

Larry Thomas in una scena di PostalScritto dal prolifico regista tedesco (sei film previsti tra il 2007 e il 2008) con Bryan C. Knight, e  ispirato molto liberamente all’omonimo videogame, Postal è un curioso ma sostanzialmente fallito esperimento comico che prende South Park come punto di partenza e lo miscela con Russ Meyer e la Troma, ma che non riesce praticamente mai a raggiungere gli obiettivi stabiliti.

Ambientato in una squallidissima provincia statunitense, il film è una sorta di esercizio di stile sulla scorrettezza politica, che cerca – come esplicitamente dichiarato dall’autore – di rompere ogni regola hollywoodiana e non, dispensando cinismo e presunto umorismo contro qualunque tipo di bersaglio e contentandosi del “cosa” (nella fattispecie il “chi” si colpisce) piuttosto del “come” lo si fa.
Brent Mendenhall in PostalCosì, dopo un incipit abbastanza ributtante (che sfotte contemporaneamente gli aerei del World Trade Center e quello che fu deviato dai passeggeri), Boll mette in piedi un film che sembra il tentativo privo di talento di riproporre il cinema di John Waters, che mette volutamente in terzo piano il racconto o un qualunque discorso (nonostante parecchi spunti) per ripiegare su un vacuo collage provocatorio senza senso, misure o verve, che sceglie i bersagli più facili e scoperti (Bush, i talebani e la stupidità statunitense) per colpirli con mezzi altrettanto facili e inefficaci, sacrificando l’intelligenza e persino l’ironia, in nome di un eccesso che lascia sostanzialmente freddi.

Un momento di PostalEstrema, forse, ma semplicistica, la sceneggiatura di Postal si accontenta di ammazzare bambini ed esibire peni e colpi di pistola, diluendo qualche colpo ben assestato in una costruzione lentissima, che concede squarci autoironici a supplire alla pessima costruzione delle gag. Manco a dirlo, la regia è di evidente inettitudine, senza alcuna forza né sedicente follia, senza nemmeno un minimo di ritmo o professionismo a rendere piacevole la visione, che può riservare sorprese solo se si cerca l’estremo, che comunque non è tale in virtù dell’insipienza di messinscena. Nella sagra dell’incompetenza, che comunque può trovare i suoi estimatori tra cultori di un certo trash, ovvio che la direzione degli attori si adegui coerentemente, anche se il protagonista Zack Ward ha un viso simpatico e Dave Foley è un professionista già rodato. Come rodati lo sono gli spettatori, che sanno esattamente cosa aspettarsi da un film con tali credenziali e che non resteranno delusi, ammesso che possano accontentarsi.


La locandina di PostalTitolo: Postal (Id.)
Regia: Uwe Boll
Sceneggiatura: Uwe Boll, Bryan C. Knight
Fotografia: Mathias Neumann
Interpreti: Zack Ward, Dave Foley, Chris Coppola, Jackie Tohn, J.K. Simmons, Ralf Moeller, Verne Troyer, Chris Spencer, Larry Thomas, Michael Paré, Erick Avari, Lindsay Hollister, Brent Mendenhall, Rick Hoffman, Seymour Cassel
Nazionalità: USA – Germania – Canada, 2007
Durata: 1h. 40′


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