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"Thriller" di Alex Fridolinski

22 febbraio 2008 Recensioni 26 Commenti
Thriller

IIF, 1974 – Straordinario WOW

Violentata da un pedofilo, Madeleine cresce senza più dire una parola. A quindici anni viene rapita da un uomo che prima la rende dipendente dall’eroina e poi la obbliga a prostituirsi. E per convincerla a smettere di ribellarsi, l’uomo le cava anche un occhio…


Christina Lindberg in ThrillerDurante una passeggiata nel parco, la piccola Madeleine viene violentata da un pedofilo. Da quel giorno smette di parlare, non dice più una parola. Cresce nella fattoria dei genitori allevando vacche e vendendone il latte alle donne del paese, ma quando arriva all’età di quindici anni si fa dare un passaggio in città da un uomo che la rapisce. Prima la rende dipendente dall’eroina e poi la fa prostituire, e per convincerla a smettere di ribellarsi le cava un occhio. Mentre l’altra ragazza che lavora per l’uomo sogna di fuggire in Svizzera per disintossicarsi e rifarsi una vita, Madeleine sogna di vendicarsi del suo aguzzino…

Heinz Hopf in ThrillerProbabilmente uno dei film più sconvolgenti della storia del cinema, Thriller è una pellicola realizzata con una cura estrema per tutti i particolari del linguaggio filmico, e non è difficile notare quanta influenza abbia avuto sui cineasti attuali. Idee e immagini già presenti in quest’opera si rivedono nei lavori dei registi più diversi – da Carpenter a Tarantino a Lars von Trier – che forse rendono omaggio al lavoro di Bo Vibenius o forse vogliono copiarlo, senza però mai avvicinarsi alla potenza di questo suo film.

Christina Lindberg in una scena di ThrillerNon è solo il sangue, ciò che colpisce. Vibenius (che firma la regia col nome di Alex Fridolinski) ha un gran senso per la costruzione dell’immagine – lo dimostra fin dalla prima sequenza – e utilizza suoni e musiche per caricare ancor di più l’effetto che vuole ottenere. Forse abbonda troppo con i ralenti, e di certo le inquadrature hardcore non aggiungono nulla agli incontri tra Madeleine e i suoi clienti, ma sa raggiungere vette altissime nei momenti in cui sposa violenza e poesia. Il fatto, poi, di avere una protagonista che non parla gli permette di non perdersi in ridondanti spiegazioni pur non mancando mai di chiarezza espositiva. Il risultato è un film nel suo insieme lontanissimo dal racconto cinematografico cui siamo oggi abituati.

Christina Lindberg in ThrillerLa bella playmate Christina Lindberg offre il volto e il corpo alla vendicativa Madeleine sembrando quasi una bambola nelle mani del suo regista, che attorno a lei costruisce un mondo durissimo e che con lei disegna un’iconografia capace di restare a lungo nella mente dello spettatore, in particolare nel lungo finale sottolineato dal coro di voci bianche. Certo qualche buco di sceneggiatura c’è, ma non si può negare l’efficacia e la perfezione tecnica di questa pellicola. Una pellicola, però, troppo esagerata persino per la libertaria Svezia, dove ottenne il visto della censura solo in una versione accorciata di oltre venti minuti.


La locandina di ThrillerTitolo: Thriller (Thriller – en grym film)
Regia: Alex Fridolinski (alias Bo Arne Vibenius)
Sceneggiatura: Alex Fridolinski, Bo A Vibenius
Fotografia: Andreas Bellis
Interpreti: Christina Lindberg, Heinz Hopf, Despina Tomazani, Per Axel Arosenius, Solveig Andersson, Bjorn Kristiansson, Marie-Louise Mannervall, Hildur Lindberg, Stig Lokrantz, Olle Nordlander, Marshal Mc Donagh, Gunnar Palm
Nazionalità: Svezia, 1973
Durata: 1h. 47′


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Attualmente ci sono 26 commenti a questo articolo:

  1. giorgio ha detto:

    concordo con la recensione, una pietra miliare per il cinema grinhouse

    un po’ eccessiva in alcuni punti (le scene porno hardocore per esempio sembrano messe lì un po’ gratuitamente), ma in un film del genere ci può stare

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Le scene hard sono effettivamente posticcie, non aggiungono nulla al film in quanto tale e se ne sarebbe potuto anche fare a meno. Però è anche vero che noi siamo abbastanza abituati a quel tipo di immagini, mentre evidentemente sul pubblico del 1973 avevano un effetto molto più forte, quindi è difficile per noi capire cosa volesse davvero fare Vibenius. Che poi, comunque, raggiunge in alcuni momenti delle vette davvero altissime. Un film straordinario.

  3. Labioi ha detto:

    Alberto, qual’è il vero punto di forza di questo film secondo te?

  4. Alberto Cassani ha detto:

    Direi una cosa per cui molti critici lo odiano: il fatto di aver saputo trasformare la violenza in poesia.

  5. Riccardo ha detto:

    è insolito che metti la stellina ad un film trash, mi sorprende che non la metta ad a prova di morte o planet terror a questo punto. Comunque questo film mi attira, esiste in DVD?

  6. Alberto Cassani ha detto:

    Riccardo, contestualizziamo il cinema di serie B dal trash. Il cinema di serie B è fatto con pochi soldi ma molta attenzione, perché gli autori sono consci che per ottenere successo economico serve una confezione di livello professionale. Corman è l’esempio più fulgido e abusato. Il trash è cinema cui non importa né dei contenuti né tantomeno della forma, conscio di attrarre il pubblico facendo semplicemente richiamo sui sui istinti più beceri. Anche qui, la Troma è l’esempio più ovvio. Guarda quanti autori (e attori) sono diventati grandi partendo dal cinema di Corman e quanti invece sono diventati grandi partendo dalla Troma. Facciamo 1.000 a 0? Questo perché nella serie B impari il lavoro e impari a farlo bene, col trash impari a farlo alla carlona (sempre se impari…).
    Qui Vibenius aveva senz’altro pochi soldi e poco tempo a disposizione, ma ha curato il film in ogni dettaglio ed è stato tra l’altro molto attento al linguaggio cinematografico che stava usando. Ha saputo gestire benissimo personaggi complicati e situazioni scomode. Che poi abbia fatto “exploitation” di temi e scene non pregiudica assolutamente, in questo caso, la cura del prodotto né i suoi risultati prettamente cinematografici. Solitamente, invece, il cinema di exploitation dava poca importanza alla forma cinematografica. Lui, al contrario, ha curato benissimo il film sotto ogni aspetto.

    Detto questo, i due Gridnhouse sono recensiti da Fabrizio Formenti, che quindi può benissimo avere un’idea della serie B diversa dalla mia (qui sarei tentato di fare una battuta che lui può ben intuire…). Nello specifico, ha dato semaforo giallo a Rodriguez e rosso a Tarantino, quindi anche volendo non avrei certo potuto aggiungerci le stelline…

    Comunque, “Thriller” esiste in DVD ma non in lingua italiana. Si può trovare ad esempio su Amazon.com (non sul .it) ma credo che ormai sia da un po’ che non lo ristampano, per cui non è escluso che tra qualche mese non lo si trovi più.

  7. Anonimo ha detto:

    Il film si può trovare anche nella rete in lingua originale con sottotitoli in italiano.

    Non credevo che un film così trash poteva essere recensito su questo sito. Complimenti vivissimi 😀

  8. Alberto Cassani ha detto:

    Be’, Riccardo mi ha chiesto del DVD… La versione che avevo trovato io in rete all’epoca della recensione era di ottima qualità, comunque. Grazie dei complimenti, ma insisto nel dire che questo non è un film trash.

  9. Riccardo ha detto:

    Va bene anche in streaming comunque 😀

  10. Riccardo ha detto:

    E grazie anche ad alberto per avermi spiegato la differenza fra trash e B movie. Infatti era da un po’ di tempo che avevo il dubbio. Pensavo vosse la stessa identica cosa.

  11. Alberto Cassani ha detto:

    Diciamo che forse la stampa italiana su queste cose non è mai stata particolarmente chiara… Comunque, se il supporto non ti interessa il film lo trovi facilmente in rete. Anche in streaming su Let Me Watch This, se vuoi, però non è detto che trovi i sottotitoli in una lingua conosciuta, essendo il film parlato in svedese.

  12. Fabrizio ha detto:

    Mah, per quanto mi riguarda, mi verrebbe da dire che “A prova di morte” e “Planet Terror ” non appartengono realmente alla categoria dei B-movie, perchè non sono stati fatti con due lire come questo, anzi. Era più B-movie “Le iene”. Anzi, direi che “Le iene” è forse uno dei migliori B-movie moderni. Pochi soldi ma ottime idee esaltate dalla mano attenta dell’autore, nonostante le scarse risorse (volendo considerare molto basso un budget comunque superiore al milione di dollari).

    Però Alberto di queste classificazioni ne sa certamente più di me. Ad esempio una volta gli avevo sentito dire che al giorno d’oggi un B-movie può anche inteso come il film prettamente commerciale, e dunque costoso, di un autore anche importante. Diciamo un film su commissione pensato per il grande pubblico.

    “A prova di morte” e “Planet Terror” non hanno le stellette perchè, a differenza di “Thriller”, per quanto curati tecnicamente sono giocattolini di poco conto. Mica per altro.

  13. Alberto Cassani ha detto:

    Ricordo quella discussione ma non ricordo a proposito di cosa fosse e non giurei di ricordare esattamente cosa dissi. Comunque sì, i generi cinematografici (anzi: i generi e basta) cambiano con l’andare del tempo, anche in maniera radicale. Fai ascoltare a un settantenne un disco di R&B moderno e vedi che ti sputa in faccia, se osi dire in sua presenza che quella robaccia è Rhythm & Blues… Eppure oggi quello E’ Rhythm & Blues… Allo stesso modo, si è evoluta la Serie B cinematografica, perché nel cinema attuale la funzione che avevano quei film negli anni ’70 è ricoperta da un altro tipo di film. La definizione che ho dato più sopra, budget a parte, si adatta perfettamente al cinema commerciale odierno: un cinema senza pretese ma in cui comunque la professionalità è necessaria.
    “Grindhouse” è un discorso a parte, perché vuole essere la versione moderna dei vecchi film di serie B (in realtà più trash che B, visto che originariamente mi pare fossero robetta di poco conto usata come riempitivo). E’ chiaro che nell’ottima moderna sono film costosi e curati, perché anche solo il fatto di avergli dato il look dei film d’epoca è un processo complesso, ma sono fatti per essere film di Serie B esattamente come quelli dell’epoca. Non vedo perché non definirli tali.

  14. Fabrizio ha detto:

    Sì sì, certo. I due Grindhouse si adattano ad essere definiti di Serie B. Anche se forse, come dici tu, è meglio definirli trash per una questione di contenuti e messinscena. Perchè gli intenti di Thriller erano molto più alti, e in misura minore, anche quelli de Le iene che, come ho già detto, può essere considerato un B-movie. I due Grindhouse non sono certo stati concepiti cercando di trasformare il ferro in oro a livello artistico, ma solo per cercare di divertire e di divertirsi cercando al contempo di raccattare soldi.

  15. Alberto Cassani ha detto:

    No, no: il mio trash era riferito ai film di grindhouse originali, non quelli di Tarantino/Rodriguez. Questi credo sia giusto considerarli b-movie.

  16. Riccardo ha detto:

    visto. è una vera e propria pulp fiction che concede in più di molte occasioni veri e propri calci allo stomaco. è film veramente straordinario e realizzato con cura e molta passione. forse l’appellativo di capolavoro è un po’ eccessivo a parer mio, ma ci troviamo davanti veramente ad un grande film che ha rivoluzionato il cinema.

  17. Nino ha detto:

    Hey Alberto. Non so dove altro posto chiederlo quindi lo chiedo qua (visto che riguarda il cinema svedese e anche la tematica del film è molto simile dopotutto), cosa ne pensi di Lilya 4-ever?

    Comunque bellissimo Thriller.

  18. Alberto Cassani ha detto:

    A me era piaciuto, pur con tutti i suoi difetti e le banalità. A Venezia era stato abbastanza stroncato, ma non era niente male.

  19. Andrea ha detto:

    Sono riuscito a vederlo.
    Sarà per l’hype che la recensione mi ha creato ma a me il film ha deluso.
    Capisco che bisogna giudicarlo per l’epoca in cui è stato girato e sono d’accordo che sia stato preso d’esempio da un sacco di cineasti, tuttavia ha un difetto fondamentale: è di una noia mortale (parlo ovviamente a titolo personale) e le scene d’azione sono ridicole con quell’assurdo ralenti.
    Aggiungo, come hanno fatto altri commentatori in precedenza, che le scene hard sono assolutamente gratuite (ma quando non lo sono in un film non a luci rosse?).
    Capostipite sì, capolavoro no.

  20. Alberto Cassani ha detto:

    Mah, non vedo come lo si possa defiire noioso, considerato tutto quello che succede… Poi che il ralenti sia esagerato è vero perché è usato sempre, ma non è che John Woo facesse molto diversamente…

  21. Plissken ha detto:

    Credo che il ralenti sia una scelta “stilistica” del regista la cui valenza vada necessariamente analizzata nel contesto di quel periodo, in cui forse assumeva forma di “sperimentazione” presumo pressoché inedita, con riferimento al suo uso intenso.

    Woo è arrivato parecchio tempo dopo alla stessa conclusione, e ne ha fatto uno dei suoi tratti distintivi. Probabilmente quindi, “Thriller” sotto questo aspetto può definirsi un archetipo, al di là delle personali valutazioni dello spettatore che possono non condividere detta scelta.

    Il film l’ho visto anche io dopo aver letto questa recensione (non lo conoscevo assolutamente) e l’ho trovato più che buono: l’avessi visto quasi quarant’anni fa ne sarei rimasto probabilmente sconvolto (anche se fossi stato più avanti delle elementari…), oggi è comunque impattante e considerando la vetustà è in effetti ipotizzabile possa avere influenzato grandi registi.
    Più che il ralenti o le scene “hard” vi ho ravvisato in negativo qualche ingenuità, piccole cose tipo la scena in cui la ragazza viene accecata ad esempio: ella, pur drogata, è troppo remissiva, non è plausibile un intervento “di precisione” con un bisturi su di una persona (per quanto donna) se non bloccandole la testa in una morsa o drogandola sino all’incoscienza; anche qualche scena di combattimento appare poco plausibile, soprattutto quella in cui la protagonista riesce ad aver ragione dei due poliziotti ; in questo frangente sembra quasi vada perso un certo tocco “realistico” presentando allo spettatore più che una persona molto addestrata al combattimento una sorta di eroina. A questo punto però secondo la mia personale chiave di lettura avviene una svolta assai interessante sottolineata dal ralenti, ovvero si va a perdere la concezione “manichea” che si ha della protagonista (ovvero una sventurata la cui nemesi ha giustificato tutto fino a questo punto) per scoprire una nuova identità della stessa, in quanto non esita ad uccidere i due innocenti legittimamente a lei avversi tramutando così la sua figura da vendicatrice “politically correct” a semplice per quanto determinata assassina, pronta ad eliminare qualunque ostacolo di qualsiasi natura.
    Può sembrare un’inezia ma anche Tarantino nei suoi film fa morire solo “i cattivi”…

    Per il resto mi sembra di aver notato qualcosa di un po’ “tirato” via probabilmente causa budget non proprio altissimo, ma nel complesso un film che lascia il segno senz’altro, sono contento di averlo visto.
    Ho scritto accanto al titolo “VM 18” al fine di RICORDARMI di non prestarlo alle nipoti che visionano con gaudio horror e iper-thrillers che io guardavo quando avevo 25 anni… ecco quindi il lato davvero spiacevole delle scene hard, ha ha ha…

    Ahem… Carpenter leggesi CARPENTER che forse vuole copiare leggesi COPIARE Vibenius? Cassani non esagerare eh… 😀

  22. Alberto Cassani ha detto:

    Prostitussione intellectuale! Non ho scritto che Carpenter ha copiato Vibenius, ho scritto che alcune idee – narrative e iconografiche – presenti in questo film sono presenti anche in molti film più recenti e di registi famosi, tra cui Carpenter.

  23. Plissken ha detto:

    Ha ha ha, si, esta una prostitussione intellectuale, ha ha ha!

    Il senso della frase è chiarissimo, anche e soprattutto perché il “forse vogliono copiarlo” è inserito in un contesto che non lascia dubbi in proposito… stavo scherzando ovviamente. 😀

    Comunque il vecchio John in quanto a potenza non è secondo a nessuno… lo sanno anche i gelatai e purtroppo le piccole clienti…

  24. Alberto Cassani ha detto:

    Ma non è detto che la copia sia quella di Carpenter. Potrebbe benissimo essere di uno degli altri registi citati…

    Ma comunque, seriamente, ci sono delle cose in questo film che sono troppo simili ad altre di film successivi per pensare che la cosa sia casuale. Che poi alcuni registi – come Carpenter, appunto – non avessero bisogno di rimasticare le idee di Vibenius non c’è dubbio, ma non c’è neanche dubbio che alcune cose proprio di “Distretto 13” (o anche solo l’abbigliamento di Iena in Fuga da Los Angeles) sono identiche a quanto si vede qui. Però non mi sembra di aver mai sentito Carpenter parlare di questo film, quindi il dubbio è assolutamente lecito.

  25. Plissken ha detto:

    Credo che l’abbigliamento di Jena in Fuga da Los Angeles, pur avendo qualche punto in comune con quello in questo film, sia solo un tentativo di “modernizzare” un po’ la mise indossata a New York e non abbia collegamenti con “Thriller”, ovviamente è solo una personale impressione.

    In effetti immagino sia possibile ravvisare in “Distretto 13” qualche elemento “concettualmente” in comune con questo film, ma non ricordo nei particolari se ciò possa essere esteso anche ad elementi concreti quali il look od altro.
    In verità sarei propenso anche io a pensare che eventuali similitudini possano essere casuali.

    Certo che la scena inerente la bambina nel film di Carpenter è bella tosta… che tu sappia vi sono dei precedenti cinematografici inerenti l’omicidio a sangue freddo di un bambino?.

  26. Alberto Cassani ha detto:

    Non mi risulta. Di certo non nel cinema statunitense.

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