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"La rabbia giovane" di Terrence Malick

20 maggio 2006 Recensioni 0 Commenti
La rabbia giovane

PIC, 1974 – Rassegnato

Kit vive di piccoli lavori saltuari, è un ribelle, un vagabondo senza passato che gira per il mondo senza un posto dove andare né un ideale in cui sperare. Holly si porta dietro l’eredità di una mamma morta quando era piccola e un padre iperprotettivo. Due esistenze segnate dalla mancanza, dalla perdita, dal disagio…


Una scena di La rabbia giovane«Sentivo che il mio destino era legato a lui», dice Holly nella voce off che giunge da stralci del suo diario a disegnare poeticamente il filo della storia, anticipando in maniera sublime, come nel Kubrick di Lolita, il convulso dettato delle visioni del regista. Quel Terrence Malick che, a partire dalla prima morte di questo suo primo film – quando Warren Oates uccide freddamente il cane di sua figlia per punirla di avergli nascosto la relazione con Kit – farà dei suoi personaggi dei sopravvissuti, scavati di tutto, anche di quello che non possiedono. Dalla casualità di questa prima morte, profetata a inizio film da quella di un altro cane (randagio) trovato da Kit tra i bidoni della spazzatura, si profila la persuasione di quanta poca differenza vi sia tra le bestie e le persone, quando è il rifiuto a dominare le loro esistenze.
Martin Sheen e Sissy Spacek in una scena di La rabbia giovaneDi fronte ad un tale continuo bilico tra la vita e la morte, ad Holly e Kit non resta altro che scappare e seminare scie di sangue accidentale, come se si trattasse di un gioco in cui vince chi riesce ad uccidere tutti i nemici. Dal nemico numero uno, quel padre ostile alla relazione con la sua ragazza, per Kit sarà un susseguirsi di violenza lucida quanto gratuita e priva di odio, nei confronti di chiunque incapperà sulla loro strada provando a spezzare l’incantesimo, a rompere la magia di un’esistenza parallela costruita lontano da un confronto con il resto del mondo, trovando illusorio e fugace sollievo nelle bellezze sconfinate di una natura indimenticabile che parla, racconta e descrive la loro giovinezza rabbiosa meglio di tante parole.
Martin Sheen in una scena di La rabbia giovaneCome unica via per evadere dalla solitudine alienante e paralizzante, il ritorno alla natura rappresenta infatti per i personaggi di Malick, nonostante il suo radicato pessimismo («la natura è crudele» per il Will della Sottile linea rossa), l’ultima illusione verso un riscatto di vita che in ogni caso è destinato a fallire, perché si può fuggire da tutto tranne che da se stessi; lo sanno bene i nostri ragazzi la cui solitudine è per di più rafforzata dal tocco di regia malickiano che provvede sapientemente ad ingigantirla, dissimulandola nello stesso momento, entro gli spazi sconfinati delle badlands del titolo originale, dei contorni intagliati delle grandi montagne all’orizzonte, della foresta dimenticata dalla civiltà e delle enormi distese di grano mosse da un vento sempre irrequieto che offre una tregua ai silenzi dei paesaggi svuotati di segnali antropomorfici.

Sissy Spacek in La rabbia giovaneIspirato al caso Starkweather-Fugate, realmente accaduto in America alla fine degli anni 50, l’esordio registico di Terrence Malick non fa pensare tanto all’on the road trasgressivo e ribelle in stile anni Cinquanta, quanto alla freddezza degli omicidi senza motivo che ispirarono il capolavoro letterario di Truman Capote, A sangue freddo, e la successiva versione cinematografica di Richard Brooks del 1967. Gli omicidi perpetrati durante il film-viaggio (di sola andata) verso la follia, vengono vissuti dal personaggio di Holly in uno stato di irreale trance, senza un effettivo stato emotivo se non quello di osservatrice inerme, ma senza neppure arrivare al distacco schizofrenico sperimentato da Kit, il quale uccide dandosi e dandole giustificazioni ridicole, che scarica la sua rabbia sparando persino ai pesci in mare. Eppure, tutta la sua cattiveria trova sfogo ancora e sempre contro se stesso, come dimostra il finale in cui egli non riesce più ad impedire la cattura, ma anzi sembra ricercarla come liberazione ironica e antiretorica al suo percorso alienante. Ma prima della sentenza definitiva c’è finalmente tempo per ridere e scherzare con suoi coetanei (per la prima volta dall’inizio del film), ovvero i poliziotti che, portandolo via in macchina, non possono fare a meno di subire il suo fascino sfrontato e sentirsene un po’ contagiati.
Martin Sheen e Sissy Spacek in La rabbia giovaneHolly se la caverà con una piccola pena prima di sposare un principe azzurro qualsiasi, mentre ad attendere Kit c’è ben altro destino. Ma è chiaro ormai che Kit è già morto, a partire dal primo pulsionale omicidio che ha commesso («Io e la mia ragazza ci suicidiamo. Le ho fatto fuori il padre» dice la voce registrata per depistare le indagini della polizia, prima di dare fuoco alla casa di Holly e darsi alla fuga) e la sedia elettrica è solo un suicidio premeditato, l’epilogo materiale di ciò che, moralmente, è già avvenuto.


La locandina di La rabbia giovaneTitolo: La rabbia giovane (Badlands)
Regia: Terrence Malick
Sceneggiatura: Terrence Malick
Fotografia: Tak Fujimoto, Stevan Larner, Brian Probyn
Interpreti: Martin Sheen, Sissy Spacek, Warren Oates, Ramon Bieri, Alan Vint, Gary Littlejohn, John Carter, Bryan Montgomery, Gail Threlkeld, Charles Fitzpatrick, Howard Ragsdale, John Womack Jr, Dona Baldwin, Ben Bravo
Nazionalità: USA, 1973
Durata: 1h. 35′


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