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"Max Payne" di John Moore

24 novembre 2008 Recensioni 11 Commenti
Max Payne

20th Century Fox, 28 Novembre 2008 – Pretenzioso

Dopo che la sua famiglia è stata sterminata da delinquenti sotto l’effetto di una droga, l’agente della polizia newyorchese Max Payne giura di vendicarsi di spacciatori e produttori. Devastato dal dolore, si arruola nella DEA e conduce un’operazione sotto copertura per arrivare alla fonte…


Mark Wahlberg in una scena di Max PayneMax Payne è (era) il prototipo per eccellenza del videogioco cinematografico. Una trama secca, solida; personaggi delineati quel tanto che bastava a conferirgli uno spessore più che bidimensionale; un’atmosfera da noir di fine impero che affascinava anche il giocatore più distratto. Senza dimenticare l’utilizzo a piene mani del bullet-time, il ralenti per intenderci, che dava la possibilità al giocatore di gustarsi le proprie azioni come nelle più celebri sequenze di Matrix. Max Payne, il film, è invece il prototipo per eccellenza di come uno sceneggiatore non debba cercare la soluzione ad effetto per conferire forza e coesione ad una storia.

Olga Kurylenko in una scena di Max PayneNel videogioco l’agente Payne rientrava tranquillamente a casa, trovando in un lago di sangue moglie e figlia. Spunto narrativo dal quale si partiva per un lungo doppio inseguimento, quello della polizia al maggior indiziato, il nostro Max per l’appunto, e quello del protagonista ai veri responsabili dell’efferato doppio omicidio. Ma la sostenibilità della storia era garantita da quel primo snodo narrativo, sufficiente da solo a quadrare un cerchio che aveva solo bisogno di non disperdersi nei rivoli delle sottotrame. Agli sceneggiatori evidentemente non è parso sufficiente uno spunto in realtà molto efficace.

Mark Wahlberg e Mila Kunis in Max PayneIl Max Payne che appare sullo schermo non è un feroce vendicatore, saldo nella propria morale e certo sul nemico da combattere, ma è un disilluso detective qualsiasi, che a tre anni da quello stesso omicidio si perde tra whisky e manie di persecuzione finché un indizio che lo riporta indietro nel tempo non gli riscatena la sete di giustizia e vendetta. Ci si perde, da qui in poi, tra femme fatale, nemici che si rivelano amici e viceversa, apocalittiche visioni provocate dalla droga, che smarriscono totalmente quell’unità di scopo e di azione che caratterizzavano in positivo le avventure del videogioco, pur con le dovute differenze.

Una vera occasione persa, dovuta essenzialmente alla mancanza di umiltà di una certa parte dell’industry, nel riconoscere che, solitamente, le storie migliori sono anche le più semplici. Ovviamente il marchio servirà da solo a garantire l’incasso. Ma questo, a nostro modo di vedere, non è sufficiente a salvare un film che ripiega nella mediocrità un canovaccio molto promettente. Confidando (o temendo?) in un possibile seguito.


La locandina statunitense di Max PayneTitolo: Max Payne (Id.)
Regia: John Moore
Sceneggiatura: Beau Thorne
Fotografia: Jonathan Sela
Interpreti: Mark Wahlberg, Mila Kunis, Beau Bridges, Ludacris, Chris O’Donnell, Olga Kurylenko, Donal Logue, Kate Burton, Amaury Nolasco, Rothaford Gray, Joel Gordon, Jamie Hector, Andrew Friedman, Marianthi Evans, Nelly Furtado, Jay Hunter
Nazionalità: USA – Canada, 2008
Durata: 1h. 40′


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Attualmente ci sono 11 commenti a questo articolo:

  1. ogni volta che si fa un film basato sui videogiochi non si riesce ad avere un prodotto ottimo
    mah….
    almeno di bello c’era olga kurylenko in questo film

  2. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Non posso che darti ragione Giuseppe.
    Anche Hitman – L’assassino doveva essere un grande film e invece mi ha deluso, e anche tanto.
    L’extended cut poi è inutile. hanno aggiunto solo tre minuti. Però Hitman è di gran lunga peggiore di questo.

  3. Antonio ha detto:

    Gli unici film tratti da un videogame riusciti,secondo il mio modestissimo parere, sono Il primo Resident Evil e il primo Silent Hill .
    Sono riusciti a riprodurre l’atmosfera della controparte videoludica ,anche se ho preferito di gran lunga il film di Anderson rispetto a quello di Gans soprattutto per il ritmo frenetico ed il finale alla Romero (oltre che alla bellissima Milla Jovovich) !.

  4. Alberto Cassani ha detto:

    In effetti è curioso: a prescindere dal tipo di videogioco da cui si parte, in un modo o nell’altro i film alla fine fan tutti schifo. Per il futuro qualche speranza di un “Warcraft” almeno decente c’è, però.

  5. Antonio ha detto:

    Molti sono terribili , per esempio House of the Dead ,Hitman,Mortal Kombat e Silent Hill:Revelation .
    Purtroppo nonostante la scarsissima qualità della maggior parte di queste pellicole (perché continuano a dare i diritti di videogame per farli stuprare da Uwe Boll ?) ci sono alcuni che mi hanno divertito .
    L’unico videogame che ho giocato e’ stato Resident Evil 2 e devo dire che l’ononimo film del 2002 e’ un ottimo omaggio al gioco ,anche perché non sono un fan del purismo e mi e’ piaciuto vedere una storia che potesse correre su un binario parallelo al videogioco .
    Ps warcraft potrebbe essere un progetto interessante!

  6. Anonimo ha detto:

    Pessimo, ma questi registi, produttori e sceneggiatori non si accorgono di aver scritto un fallimento?

  7. Alberto Cassani ha detto:

    Per esperienza mi sento di dire di no: registi e sceneggiatori di solito non si rendono conto di aver realizzato qualcosa di orrendo. I produttori, invece, fanno i conti solo quando hanno in mano le cifre degli incassi, perché a loro la riuscita artistica interessa poco. Gli attori in questo senso hanno un po’ più di equilibrio, ma purtoppo per loro spesso hanno contratti che li obbliga ad accettare determinati progetti anche se vorrebbero rifiutarlli.

  8. Anonimo ha detto:

    Alberto quando dici esperienza personale significa che hai lavorato ad Hollywood?

  9. Alberto Cassani ha detto:

    Sì, a metà degli anni 90. Ma non mi riferivo a quello, parlavo in generale dei registi e sceneggiatori con cui ho avuto modo di parlare nel corso degli anni, sia in Italia sia all’estero, sia nei lungometraggi sia nei corti: pare che sia particolarmente difficile accorgersi di quanto le idee che si hanno poi alla prova dei fatti non funzionino. Peggio ancora quando sono proprio cattive idee. Fino a quando non sono testimoni oculari delle reazioni negative del pubblico, non si rendono conto di aver commesso degli errori, e anche allora c’è tanta gente che non si arrende all’evidenza.

  10. Anonimo ha detto:

    Sono curioso, in questo sito non c’è una biografia o autobiografia di chi lavora…. In quali film hai contribuito?

  11. Alberto Cassani ha detto:

    Lavoravo in una ditta che si occupava di spot pubblicitari e videoclip. Ho lavorato, come assistente al montaggio, solo ad un piccolo film indipendente intitolato 12, diretto dal proprietario della ditta dove lavoravo.

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