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Cemento armato di Marco Martani

2 ottobre 2007 Recensioni 0 Commenti
Cemento armato

01 Distribution, 5 Ottobre 2007 – Forzato

Diego è un bulletto di periferia, che songa di andare a vivere con la ragazza. In una bravata idiota, Diego abbatte col piede gli specchietti delle automobili che incrocia per strada, ma una delle auto è di uno spietato uomo di (mal)affari, il Primario, che comincia a dargli la caccia. E casualmente gli stupra pure la fidanzata….


“Squadra che vince non si cambia” è un motto non solo sportivo ma anche, in alcuni casi, cinematografico: come nel caso di Fausto Brizzi e Marco Martani, che dopo la fortunata esperienza di Notte prima degli esami decidono di mettere su una specie di factory, con loro alternativamente regista e sceneggiatore, chiamare gli stessi attori e tecnici e cercare di sfidare l’angusto mercato italiano. Il primo tentativo vede Marco Martani come regista di un noir metropolitano che guarda agli Stati Uniti e all’iperrealismo romano nel tentativo di fare del «cinema di genere di qualità in Italia». Tentativo clamorosamente fallito.

Scritto da Martani e Brizzi con Luca Poldelmengo (autore anche del soggetto, che è contemporaneamente divenuto un libro a firma del giallista Sandrone Dazieri), Cemento armato è un noir crudo, violento e viscerale nelle intenzioni, ma poco più che televisivo nei fatti (confrontare con la serie Crimini), che cerca di sfruttare la periferia e i loschi figuri che popolano la parte più debole della metropoli e poi finisce per scimmiottare modelli maldigeriti.

Ambientato nel cuore della Roma del cemento armato (secondo la definizione del Primario), quella che va da Garbatella fino a Prima Porta, il film racconta una discesa graduale nell’incubo e nell’ossessione, che parte da un sassolino per diventare molto presto una valanga che travolge tutti i personaggi. In parallelo, scorre il ritratto desolato di un Paese – di cui Roma è solo l’apice – dominato dalla violenza e dal marcio, dove il Bene non esiste, dove l’unica differenza col Male è che questo, anziché d’espedienti, vive di sangue e violenza.

Se anche il film riesce quasi a rendere l’ambiente nichilista e para-fascista di certa periferia (ambiguamente confrontato col sotterraneo liberismo del Primario), non riesce a strapparsi di dosso le troppe banalità e forzature che molto spesso, purtroppo, infestano i tentativi di genere in Italia, nei quali si crede di poter parlare allo spettatore solo attraverso gli stereotipi e i luoghi comuni, anche quelli peggiori, come quando Diego porta il fratello della fidanzata a vendicare la sorella, «così forse t’impari pure a vivere».
Le moltissime riserve, però, si estendono soprattutto alla forma del film: infatti i nostri sembrano non sapere che l’unico modo per poter fare un noir è saperlo scrivere. E se in un film tutti gli avvenimenti accadono grazie a coincidenze o colpi di sfortuna, è il sintomo che quella sceneggiatura è da riscrivere se non da buttare. Anche perché, cercare di chiudere il cerchio del dilettantesco script con un intreccio che ingrana solo a tre quarti di film, dal ritmo statico e con mancanza di suspense, è impresa da Titani. Quindi non da Brizzi e Martani. Il tutto peggiora poi alla luce di un grezzo finale irto anche di simbolismi, e da una recitazione d’insieme in cui tra un Vaporidis insopportabile in versione coatto-cucciolone e un Faletti che ha tutti i tic e le maniere del finto duro, si salva solo la discreta Carolina Crescentini (anche Ninetto Davoli dà il peggio di sé).

Non male le musiche di Paolo Buonvino (autore della canzone finale cantata da Negroamaro e Dolores O’Riordan); ma è una goccia in un mare in cui naufragare non sarà dolce per nessuno.


Titolo: Cemento armato
Regia: Marco Martani
Sceneggiatura: Fausto Brizzi, Marco Martani, Luca Poldelmengo
Fotografia: Marcello Montarsi
Interpreti: Nicolas Vaporidis, Giorgio Faletti, Carolina Crescentini, Dario Cassini, Matteo Urzia, Ninetto Davoli, Thamisanqa Molepo, Paolo Bernardini, Valon Ratkoceri, Gerolamo Alchieri, Fabio Camilli, Pietro Ragusa
Nazionalità: Italia, 2007
Durata: 1h. 42′


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