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Annientamento di Alex Garland

21 agosto 2018 Recensioni 2 Commenti
Annientamento

Disponibile su Netfilx – Tarkovskiano

Il marito di Lena torna da una missione scientifica e si ammala gravemente. Per comprendere cosa gli sia successo, la donna accetta di partecipare a una missione simile – con un team composto interamente da donne – all’interno della “zona”, in cui le leggi della Natura non si applicano e da cui nessuno è mai tornato vivo…


Naturalmente, appena si parla di “zona” viene subito da pensare allo Stalker di Tarkovskij, ma laddove il film del cineasta sovietico lasciava mistero il film di Alex Garland offre invece spiegazioni, e laddove Tarkovskij nascondeva Garland mostra. E mostrare, anche al cinema, non sempre è una buona cosa. In realtà Annientamento è tratto da un romanzo e poco ha a che vedere con il capolavoro di Tarkovskij, se non il canovaccio generale della trama. Ma mentre nel film del regista sovietico i due protagonisti si confrontavano parlando di filosofia e visioni della vita, nel film dell’autore inglese le riflessioni filosofiche sono ridotte al minimo e si è più interessati al completamento del viaggio.

Annientamento è un film coerente con il suo titolo perché parla di annientamento sia fisico sia psicologico. Il viaggio verso il faro è una scusa per chiedersi come mai i personaggi abbiano accettato di entrare nella zona in una missione che quasi certamente porterà alla loro morte. Le riflessioni non sono sempre banali, ma risultano comunque superficiali e sembrano più che altro scuse per cercare di stemperare la tensione (che, tuttavia, raramente si crea) in attesa della nuova, successiva rivelazione.

Purtroppo, se le basi per realizzare un buon film c’erano tutte, Garland le spreca girando qualcosa che è una via di mezzo tra un horror, un film d’azione e un film filosofico, con un ritmo eccessivamente blando. Una specie di Sottile linea rossa, ma con riflessioni molto più superficiali di quelle contenute nel (già mediocre) film di Terence Malick. In più, in almeno un paio d’occasioni – che vorrebbero essere di estrema tensione – per aumentare lo stato di ansia dello spettatore utilizza trucchi che sono però talmente sciatti da perdere tutta la loro efficacia.

Annientamento avrebbe potuto essere un disastro completo, ma Natalie Portman e Jennifer Jason Leigh (più la prima della seconda) riescono a essere convincenti quanto basta per non far naufragare la pellicola, e gli effetti speciali rendono graficamente in modo interessante un paio di invenzioni della sceneggiatura che tengono alta l’attenzione dello spettatore. Certo, la risoluzione finale della vicenda, come spesso accade in questi casi, lascia alquanto perplessi quando non delusi, anche perché scimmiotta un altro grande caposaldo della fantascienza cinematografica: L’invasione degli ultracorpi.

Annientamento non è un buon film, ma Garland riesce a mantenere la pellicola in equilibrio, perlomeno per lunghi tratti, senza che lo spettatore abbia voglia di spegnere il dispositivo (il film è stato distribuito da Netflix in quasi tutto il mondo). Forse, il regista inglese era troppo impegnato a non avvicinarsi troppo a nessuno dei modelli del passato cui la trama e l’ambientazione fa chiaramente riferimento, e quello che ne esce è un film tutto sommato mediocre.


La locandinaTitolo: Annientamento (Annihilation)
Regia: Alex Garland
Sceneggiatura: Alex Garland
Fotografia: Rob Hardy
Interpreti: Natalie Portman, Jennifer Jason Leigh, Gina Rodriguez, Tessa Thompson, Tuva Novotny, Benedict Wong, Sonoya Mizuno, David Gyasi, Oscar Isaac, John Schwab, Sammy Hayman, Josh Danford, Kristen McGarrity
Nazionalità: Regno Unito – USA, 2018
Durata: 1h. 55′


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Attualmente ci sono 2 commenti a questo articolo:

  1. Marco ha detto:

    Non mi è dispiaciuto, un pò lentino a volte ma non mi ha disturbato eccessivamente.
    Mi aspettavo un film filosofico ed introspettivo e quindi ero preparato.
    Apprezzate le incursioni fanta-horror.
    Molto buoni gli effetti CGI e l’ambientazione.

    Albe l’hai visionato?
    P.S. riesci a rispondere alla mia domanda sulla scheda de “Il Caso Enfield”?
    Grazie 🙂

  2. Alberto Cassani ha detto:

    L’ho visto, e secondo me Francesco è stato fin troppo buono. Tante idee, tutte derivative e mal gestite; tanto spettacolone visivo fine a se stesso ma zero paura e zero angoscia. Avevo anche trovato il finale la fiera dell’ovvio, ma curiosamente se mi chiedi adesso come finisce non me lo ricordo assolutamente.

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