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"Basta che funzioni" di Woody Allen

25 luglio 2009 Recensioni 30 Commenti
Alberto Cassani, 25 Luglio 2009: Senile
Medusa, 18 Settembre 2009

Boris Yellnikoff è un genio, e come tale si rende perfettamente conto dell’inutilità della razza umana. Un giorno, una ragazza fuggita dal Mississippi entra prepotentemente nella sua solitaria vita e la sconvolge al punto da arrivare al matrimonio…


Woody Allen torna a girare nella sua New York, ma probabilmente durante le riprese non si era ancora ripreso dal jet-lag dopo il soggiorno lavorativo in Europa. E’ la prima volta, infatti, che capita di trovarsi davanti un film di Woody Allen in cui la recitazione è davvero scadente. Allen ha la fama di regista che dà sempre poche indicazioni ai suoi attori, lasciandoli liberi di interpretare come meglio credono i loro personaggi, ma in questo caso avrebbe quantomeno dovuto guidarli verso una recitazione meno esagerata, perché per com’è organizzata la sceneggiatura – e per il fatto che il protagonista parla direttamente al pubblico – solo una recitazione realistica avrebbe tenuto il film sul binario della satira invece che mandarlo su quello della buffonata come invece è successo.

Ed è un vero peccato, perché in realtà il personaggio protagonista è splendidamente riuscito, con il suo malumore perenne e la sua caustica amarezza nei confronti della vita (tipica di Allen, tra l’altro). O forse, con quella tragica saggezza tipica della terza età. Sono tanti, nei suoi monologhi, i momenti divertenti e le frasi illuminanti, ma il modo teatrale in cui Larry David li recita mal si adatta al cinema e rovina molti dei dialoghi che vedono protagonista il suo personaggio, mentre al suo fianco l’insopportabile Evan Rachel Wood fa venir voglia di chiedere indietro i soldi del biglietto. E il finale è quanto di più sbagliato si poteva concepire per un film come questo.


Titolo: Basta che funzioni (Whatever Works)
Regia: Woody Allen
Sceneggiatura: Woody Allen
Fotografia: Harris Savides
Interpreti: Larry David, Evan Rachel Wood, Patricia Clarkson, Henry Cavill, Conleth Hill, Carolyn McCormick, Michael McKean, Ed Begley Jr, Adam Brooks, Lyle Kanouse, John Gallagher Jr, Olek Krupa, Christopher Evan Welch
Nazionalità: USA – Francia, 2009
Durata: 1h. 32′


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Attualmente ci sono 30 commenti a questo articolo:

  1. Curbman ha detto:

    Strano, Larry David è un assoluto genio della moderna comicità (sì moderna, anche se ha 60 anni suonati) e il suo show televisivo “Curb your enthusiasm” (per non citare la sua co-creazione “Seinfeld”) ne è la prova. Forse la recitazione teatrale è proprio voluta… Recitazione esagerata tipica degli stand-up comedians.
    Peccato che il recensore non abbia pensato che proprio Allen(ex stand-up) abbia voluto un attore che avesse questo modo di porgere le battute.
    A questo punto non sarebbe più un problema di scarsa regia, ma semplicemente una questione di gusti personali.

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Allen ha sicuramente scelto uno stand-up comedian per via del tipo di monologhi che il personaggio si trova a pronunciare, il problema è che poi David recita in quel modo anche i dialoghi, non solo i monologhi, e in un film questo stile di recitazione non funziona. Al di là dell’efficacia delle parole, che davvero a volte sono meravigliose. Poi ci sono tutti i personaggi di contorno che sono solamente macchiette, e se alcuni attori nei personaggi ci stanno, altri proprio no. Tipo la Wood, che non si può sentire con quell’esagerato accento del sud.

  3. Simone ha detto:

    Ma non è assolutamente vero! Film bellissimo e in pieno stile Allen!!! Poi dovresti sapere che qualsiasi attore lavori con Allen ha un approccio tipicamente teatrale alla scena.

  4. Alberto Cassani ha detto:

    Ma io non ho mai messo in dubbio che questo sia un film in stile Woody Allen, anzi: Allen sarebbe stato benissimo nel ruolo del protagonista. Però non escludo che alcuni dei monologhi di Boris li abbia creati Larry David. In ogni caso, i film di Woody Allen che si possono definire “bellissimi” sono altri: questo è valido ma non strepitoso.

    Per quanto riguarda l’approccio teatrale dei film di Allen, al di là che in questo caso specifico il doppiaggio influisce troppo sull’impressione dello spettatore, non è totalmente vero che succede sempre. I suoi ultimi film, così come quelli a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, hanno una recitazione decisamente più naturale. I film hanno magari un’impostazione generale chiaramente derivata dal teatro, a volte anche in maniera palese, ma la recitazione rimane cinematografica, spontanea. Pensa ad “Hannah e le sue sorelle” o a “Manhattan”, ma anche ad “Accordi e disaccordi” e “Match Point”: gli attori recitano in un film, non in uno spettacolo teatrale filmato come accade in questo.

  5. Stefania ha detto:

    Devo ammettere di aver rivisto il Woody Allen degli anni 70, film eccezionale, dialoghi brillanti…grande Woody… mi hai riempito l’anima di belle emozioni… sono uscita contenta dal cinema… per gli amanti del vero stile di Woody ve lo consiglio…!!!

  6. Alberto Cassani ha detto:

    La sceneggiatura originale è stata scritta proprio a metà degli anni ’70, e si vede che i dialoghi hanno la verve del miglior Woody Allen. Il problema è che poi questa sceneggiatura è andata in mano ad un regista stanco.

  7. Grafiko ha detto:

    Per fortuna che ci sei tu Alberto, che sai tutto… peccato che sai solo criticare.
    Ma le tue opere non meritano neanche una critica.

  8. Sebastiano ha detto:

    Ragazzi, non e’ questione di sapere o non sapere; la critica e’ basata su precisi fondamenti per cui una cosa e’ giusta o sbagliata, al di la’ del sacrosanto e rispettabile gusto personale.
    Io concordo con il fatto che il cinema deve essere meno teatrale possibile. Purtroppo oggi siamo tutti figli di serie televisive in cui si parla troppo, e ci siamo abituati a questo andazzo.
    Poi ci troviamo con pellicole (soprattutto italiane) che invadono gli schermi spacciandosi per cinema, quando non sono altro che cabaret annacquato.
    Non lo dico io, lo dice Monicelli: troppe parole non vanno bene, mai, e non sono piu’ cinema ma teatro; che poi piaccia e’ un altro paio di maniche.
    Woody Allen e’ la comicita’ migliore possibile, non si discute, ma lui stesso sa benissimo che il cinema e’ altro, e lo ha inseguito per una vita intera, con ottimi risultati, altrove.
    Stiamo parlando di un regista che ha la necessita’ di fare un film all’anno, mettiamola cosi’, e ogni tanto si vede quanto questo sia un limite.

  9. Alberto Cassani ha detto:

    Pienamente d’accordo con quello che dice Sebastiano. Purtroppo molti non si rendono conto della differenza tra cinema, televisione e teatro; non la notano. Anche i critici più celebrati. Siamo talmente assuefatti alle regole del racconto televisivo e della comicità cabarettistica che non ci accorgiamo che il cinema è (sarebbe) un’altra cosa. E’ questo che permette ad alcune fiction di essere stagliuzzate e passare al cinema spacciandosi per film ed essere accettate come tali.

    Poi per carità, Basta che funzioni è un buon film, ma non è il gran film che avrebbe potuto essere. E’ chilometri meglio dei Woody Allen europei, ma chilometri inferiore agli Allen migliori. Certo però che nel banale panorama del cinema comico attuale il suo pessimismo si fa notare non poco.

    Ma comunque non è vero che so solo criticare: ogni tanto mi capita di apprezzare qualcosa. Di rado, ma capita…

  10. Davide ha detto:

    Trovo questa recensione assurda.Questo nuovo film è quello che più mi ha ricordato il fenomenale allen di Io e Annie o de La dea dell’amore.Il binomio tra i due attori è a mio avviso riuscitissimo e Evan Rachel Wood è fastidiosa di proposito , quindi a mio avviso , doppiamente brava. Complessivamente è un film stupendo che si eleva dalla mediocrità del momento almeno per il fatto che lancia un messaggio. Per di più trovo che tutti gli attori esistano per un determinato scopo e che non ci sia nesuno di troppo o nessuno troppo poco.Che siano in perfetta armonia con la storia che si racconta e con le varie fasi del protagonista.Sono parzialmente d’accordo sul finale che Woody di 20 anni fa non avrebbe concepito perchè troppo mieloso e ottimistico , ma io lo vedo come un cambiamento dei pensieri dell’autore (magari con l’età) che ora vede le cose in maniera diversa : non importa che tutto finisce , se sei felice anche solo un momento , basta che funzioni.

  11. Sebastiano ha detto:

    E’ proprio qui che sta il problema: da quando un autore decide il finale di una storia in base al proprio umore?
    Non ci siamo. Non con un autore serio. Il finale di una storia si scrive da solo, secondo principi di logica, di coerenza, non di umore o opportunismo.

  12. Alberto Cassani ha detto:

    Davide, è vero che il film ricorda il Woody Allen dei tempi belli – l’ho scritto più sopra e l’ho anche detto in radio domenica – anche perché la sceneggiatura è stata scritta proprio a metà degli anni ’70 e quindi non poteva essere altrimenti, però non riesce ad essere minimamente agli stessi livelli dei suoi film di quegli anni (ma La Dea dell’amore non vale un quarto di Io e Annie, Manattan o Hannah e le sue sorelle, dai…). Non vedo perché “promuovere” un regista che cerca di rifare se stesso senza riuscirci totalmente. E’ un film scritto molto bene ma diretto stancamente, non è stupendo “globalmente”: è ottimo solo in fase di scrittura. Il finale fuori luogo è il minore dei mali. Il semaforo giallo mi sembra il giudizio più corretto, un po’ come ho fatto da Venezia per il film di Tsukamoto: se uno non ha mai visto il Woody Allen classico questo è un ottimo punto di partenza per prendere confidenza con il suo universo cinematografico e andare a recuperare i suoi capolavori. Perché quelli degli anni ’70 erano davvero capolavori, questo avrebbe potuto esserlo ma non lo è.

  13. Anonimo ha detto:

    A me sinceramente il film nn è piaciuto. Ho trovato i personaggi banali in modo assurdo. Solo “Marietta” mi ha in qualche modo coinvolto. Sto parlando non della recitazione, ma dello svilupo del personaggio. L’eccentrico brontolone è cosi dall’inizio alla fine, la stupidotta è davvero stupidotta…e l’incontro tra il brontolone e la stupidotta non è stato altro che l’incontro tra il brontolone e la stupidotta. Non è successo nulla per rendere appena credibile la cosa. L’impressione è stata quella di una via di mezzo tra la sitcom e una fiction inutile. Tutto il film è un insieme di cliché. Era questo l’intento di Allen? Se era questo, vuol dire che si è impegnato per farmi star seduta al cinema ad annoiarmi. Da 1 a 10…per me è un 4.5

  14. Anonimo ha detto:

    …scusate, nn mi sono firmata!
    Sara

  15. Manulele ha detto:

    Io lo trovo l’ennesimo gioiellino alleniano, che cresce col tempo nella mia memoria e che si accosta al cinema di alcuni grandi vecchi per la sua inusuale scarnificazione del filmico, quasi un essiccazione a trarre l’essenziale: e cioè una sceneggiatura efficace, dalle battute brillanti e dai risvolti inconsueti,…

  16. Alberto Cassani ha detto:

    Ma sai che è vero, che nei registi di una certa età c’è ormai quest’abitudine a dirigere in maniera essenziale al massimo, puntando tutto esclusivamente sulla parola. Ma se con questo Allen la cosa funziona abbastanza, non funzionava ad esempio per nulla con Scoop, come non funziona con l’ultimo, pessimo, Rivette.
    Però insisto: questo è un film “che ricorda” il Woody Allen migliore (ma quanto coscientemente, visto che il film arriva direttamente dagli anni ’70?), ma non riesce ad essere allo stesso livello. Non so, secondo me gioiellini Woody Allen non ne confeziona dai tempi di Accordi e disaccordi.

  17. cis ha detto:

    ma che dici Larry David è stato davvero bravo, logicamento ha cercato di copiare le tipiche espressioni e toni di voce di allen(attore) e per me c’è riuscito in pieno, dire poi che è stato rovianato è un offeso al buon cinema questa recenzione fà schifo e chi la scritta si dovrebbe vergognare

  18. Marco ha detto:

    Divertente sceneggiatura e regia nella norma con alcune battute molto divertenti e pungenti.
    Non capisco perchè Alberto dici che le interpretazioni sono scadenti, quella di David io sinceramente l’ho trovata egregia, cioè che ben si adatta alla visione.
    Anche quella della Wood (lo ammetto mi sono innamorato di lei!!!) l’ho trovata, insomma, sufficiente.
    Vabè poi la storia deve piacere, io di Allen ho apprezzato di più Match Point che ti intrigava, questa è più spensierata con tutte le problematiche che Allen si porta dietro da sempre, a propposito bello il fatto che il protagonista si rivolge alla camera e parla col pubblico anche in modo autoironico!
    Direi che una visione può bastare, non è da pentirsi.

  19. Alberto Cassani ha detto:

    Guarda, Marco, io il film l’ho visto in inglese quand’è uscito in Francia e devo dire che l’accento della Wood è veramente insopportabile. Lei è del Nord Carolina, quindi è del sud come il suo personaggio, ma è davvero troppo esagerato per sembrare realistico e ne vien fuori un personaggio davvero antipatico. Larry David è un ottimo cabarettista, e questo suo tipo di recitazione si adatta bene ai monologhi con sguardo in macchina, ma nel resto del film sarebbe servito un tipo di recitazione più naturale. Invece così, tra lui, la Wood (che anche a me piace molto) e molti degli altri, sembra tutto buttato in barzelletta. Che per un film che vuole parlare della vita reale non è il massimo…

  20. Guido ha detto:

    Io penso che Woody Allen sia in una fase costantemente calante.
    “Match Point” si solleva dalla media, ma la verità è che Allen da una decina d’anni a questa parte non ha più sfornato nulla di particolare qualità. Inoltre le recensioni all’estero dell’ancora inedito da noi “Incontrerai uno sconosciuto alto e bruno” non sembrano invertire questa tendenza. Tu che ne pensi, Alberto??

  21. Alberto Cassani ha detto:

    L’età non è un problema facile da superare, ma se lui si prendesse un po’ più di tempo per pensare un film invece di sfornarne uno all’anno migliorerebbe senz’altro.

  22. Luca ha detto:

    Sono parzialmente d’accordo con molte delle vostre perplessità sull’attuale vena di Allen, così come concordo con chi ha scritto che gli gioverebbe limitare la sua fertilità artistica affinché non si inflazioni. Credo però di essergli morbosamente affezionato, per cui mi accontenterei di incontrarlo tutti i giorni dal macellaio. Lunga vita a Woody.

  23. Alberto Cassani ha detto:

    Be’, è chiaro che gli siamo affezionati. E’ per questo che vediamo ogni suo film con fiducia e ottimismo.

  24. claudia ha detto:

    non è affatto vero , ho trovato questo film illuminante e la recitazione dell’attore protagonista non mi è sembrata affatto scadente ! Certo,nei soliti film di Woody Allen è lui che recita e come recita lui non recita nessuno , ma anche il protagonista a mio parere ha recitato abbastanza bene.Oddio,la recitazione della ragazza stupida era carina ,ma niente di che , ma quella del vecchio uomo che detesta l’umanità mi è piaciuta !
    ciao ! !!

  25. Alberto Cassani ha detto:

    Claudia, sui pregi della sceneggiatura non ci sono dubbi ma secondo me la recitazione molto sopra le righe rovina, come ho scritto, l’effetto di molti dialoghi. C’è comunque da considerare che io ho visto il film in lingua originale e non è da escludere che il doppiaggio abbia leggermente abbassato i toni della recitazione.

  26. raffaello ha detto:

    Non sono d’accordo. Il film è un capolavoro ed è una commedia teatrale che Allen ha adattato splendidamente in forma cinematografica. Il monologo iniziale è un autentico gioiello di recitazione ed i contenuti sono altrettanto illuminanti. Il monologo finale altrettanto. Insopportabile Evan Rachel Wood? Deve essere insopportabile! . Finale sbagliato per un film come questo? Ho l’impressione che ci siano personaggi che non hanno pensieri ma li vogliono esprimere per forza…….e diventano giornalisti o critici cinematografici…..Senile è chi ha scritto questa recensione

  27. Alberto Cassani ha detto:

    “Capolavoro”, addirittura?

  28. raffaello ha detto:

    Ribadisco….capolavoro…..con la sua apparente superficialità è una autentica lezione magistrale di filosofia morale. Riguardatelo diverse volte forse capirai….

  29. raffaello ha detto:

    …….il binario della buffonata….bello “il binario della buffonata”……con il treno dei buffoni magari…..Per analizzare un film geniale per giunta scritto da un Genio o si è all’altezza di comprenderlo e di scrivere cose con un minimo di sensata eleganza (anche linguistica) oppure è preferibile il silenzio.

  30. Alberto Cassani ha detto:

    Va be’, stavo scrivendo una risposta attenta e ponderata ma vedo che non ne vale la pena. Buonanotte.

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