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"Captive" di Brillante Mendoza

21 febbraio 2013 Recensioni 0 Commenti
Captive

Nomad Film, 21 Febbraio 2013 – Teso

Nell’estate del 2011 una quindicina di turisti nelle Filippine vengono rapiti da terroristi che vogliono in cambio aiuti finanziari e concessioni politiche. Il governo rifiuta e avvia un’operazione di ricerca, che porterà gli ostaggi e i relativi carcerieri a un lungo vagabondare nella giungla…


Una scena di CaptiveTratto da una storia vera e presentato in concorso al Festival di Berlino del 2012, Captive sembra, all’inizio, una delle solite pellicole orientate all’avventura e alla tensione. E infatti di queste due caratteristiche la storia ne ha da vendere, soprattutto grazie alla pressoché completa ambientazione nella giungla filippina con tutto il suo corredo di pericoli, animali, trasferimenti, spesso notturni, per sfuggire alle ricerche. Ma, durante la visione, questo aspetto passa progressivamente in secondo piano, per lasciare il posto a una più raffinata e complessa trama in cui il regista, utilizzando continuamente i movimenti dei fuggiaschi nella giungla, offre uno spaccato di esistenza in cui si fronteggiano due realtà ambedue profondamente perverse: da una parte quella dei rapitori, spietata ma, per certi versi, giustificabile, dall’altra quella intransigente e ottusa del governo. E in mezzo, quasi a fare da catalizzatore tra queste, il dramma dei rapiti, costretti a una vita sconosciuta fatta di fatica, privazioni, pericoli inusitati, salto nell’ignoto.

Isabelle Huppert di CaptiveBrillante Mendoza ci mette del suo, aggiungendo (episodio pur sempre ricavato dalla realtà) particolari e scene specificatamente dure (nascita di un neonato, episodio del serpente che mangia la sua preda, conflitto finale per la liberazione dei prigionieri), scene certamente forti ma mai forzatamente ricercate, quasi a dimostrare che la vita, mostrata così com’è, lascia sottintendere la malvagità dell’uomo anche senza effettivamente mostrarla in pieno.

Una scena di CaptiveSu tutto il film aleggia, praticamente fin dall’inizio, un’atmosfera di violenza strisciante. Particolarmente forti sono alcune fasi di attraversamento della giungla, dove si avverte, presente, la minaccia incombente dell’esercito inseguitore che, lo si comprende immediatamente, ha come scopo principale non tanto quello della liberazione degli ostaggi quanto quella di riaffermare il principio governativo dell’assoluto dominio sul territorio. In quest’ottica il percorso del film passa da reale a metaforico, e gli episodi, i personaggi e perfino l’ambiente assumono, volta per volta, significati specifici, ritrasportandoli nella vita di ogni giorno (il serpente che divora la preda diviene la lotta giornaliera di sopraffazione dell’uno sull’altro, la cura delle ferite con le erbe masticate equivale alla ricerca continua di qualunque mezzo per sopravvivere nella realtà civile, la solidarietà tra i partecipanti diventa la speranza di aiuto nelle difficoltà di ogni giorno).


La locandina di CaptiveTitolo: Captive (Id.)
Regia: Brillante Mendoza
Sceneggiatura: Brillante Mendoza, Patrick Bancarel, Boots Agbayani Pastor, Arlyn de la Cruz
Fotografia: Odyssey Flores
Interpreti: Isabelle Huppert, Kathy Mulville, Marc Zanetta, Rustica Carpio, Ronnie Lazaro, Maria Isabel Lopez, Angel Aquino, Sid Lucero, Raymond Bagatsing, Timothy Mabalot
Nazionalità: Francia – Filippine – Germania – Regno Unito, 2012
Durata: 2h.


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