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Cari compagni di Andrej Končalovskij

11 settembre 2020 Recensioni 0 Commenti
Festival di Venezia 2020

Inedito in Italia – Putiniano

Nel 1962, mentre Nikita Krusciov era Presidente del Consiglio e segretario del PCUS, in una fabbrica nella zona sudoccidentale dell’Unione Sovietica viene proclamato uno sciopero. Le autorità soffocano la rivolta nel sangue. Una donna, dirigente del partito, cerca la figlia, scomparsa dopo la protesta…


Nikita Krusciov fu a capo dell’URSS dopo Iosif Stalin, dal 1958 al 1964. Se quella di Stalin fu una vera e propria dittatura, Krusciov tentò di invece di “destalinizzare” l’Unione Sovietica. Le sue riforme imposero un rialzo dei prezzi e un generale impoverimento della popolazione, che arrivò persino a scioperare (inaudito, in un regime comunista!) per reclamare i propri diritti. La protesta durò poco, risolta sbrigativamente dal KGB, e le autorità fecero firmare un patto di segretezza ai cittadini: nulla era mai successo.

È questa la storia che ci racconta Andrej Končalovskij in Cari compagni, che la recupera da un’inchiesta del 1992 che racconta per la prima volta i fatti del Massacro di Novočerkassk. Nel film, il regista di Tango & Cash demolisce completamente l’Unione Sovietica di Krusciov: i cittadini vivono in uno stato di polizia totalmente de-umanizzato, dove il KGB controlla tutti in qualsiasi momento (non che in Occidente ci siano mai stati dubbi, su questo…) e la burocrazia regna sovrana. La protagonista – un’intensa Yuliya Vysotskaya – è un membro del Partito che aderisce pienamente ai dettami dei superiori pur rimpiangendo apertamente Stalin e nella seconda parte – più debole rispetto alla prima – non può cercare pubblicamente la figlia a causa del patto di riservatezza che ha firmato.

La politica contemporanea non viene naturalmente mai citata, ma è piuttosto evidente come il film sia filo-governativo e come si possa facilmente sovrapporre la figura di Vladimir Putin con quella di Stalin: due veri “padri della patria” che sanno cosa fare e quando farlo, in un ideale passaggio di testimone con Putin, vero e proprio padre-padrone della Russia contemporanea.

Končalovskij, insomma, ci parla del passato per farci vedere il presente e ci comunica che essere governati da un dittatore non è poi così male, perché l’alternativa potrebbe essere peggio. Senza contare che Končalovskij, ottimo regista, sa decisamente come manipolare la nostra attenzione. Ma in Occidente, dove la Democrazia esiste davvero, eventi come quelli narrati in Cari compagni non potrebbero mai succedere. Forse. E di certo nessuno inneggerebbe a un dittatore sanguinario…


La locandinaTitolo: Cari compagni (Dorogie tovarishchi)
Regia: Andrej Končalovskij
Sceneggiatura: Andrej Končalovskij, Elena Kiseleva
Fotografia: Andrey Naydenov
Interpreti: Yuliya Vysotskaya, Vladislav Komarov, Alexander Maskelyne
Nazionalità: Russia, 2020
Durata: 1h. 56′


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