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"Lo sguardo di Satana - Carrie" di Kimberly Peirce

16 gennaio 2014 Recensioni 21 Commenti
Carrie

Warner, 16 Gennaio 2014 – Avvilente

Cresciuta dalla madre iperprotettiva e profondamente religiosa, la timida ed emarginata Carrie White diventa lo zimbello della scuola quando ha le sue prime mestruazioni senza avere idea di cosa siano. Ma Carrie ha anche un terrificante potere, quello di poter muovere gli oggetti col pensiero…


Chloë Moretz e Judy Greer con Portia Doubleday, Zoe Belkin, Katie e Karissa Strain, Gabriella Wilde sullo sfondo in una scena di Lo sguardo di Satana - CarrieAi tempi di Christine – La macchina infernale, John Carpenter disse che i romanzi di Stephen King sono particolarmente difficili da portare sullo schermo a causa dello stile narrativo dello scrittore del Maine. Non è un caso che gli unici due film tratti da suoi romanzi che abbiano davvero raggiunto alte vette artistiche siano quelli che – in mano ad autori di talento ed esperienza – si sono più distaccati dall’opera originale. Il Carrie di Brian De Palma, che nel 1999 ha anche avuto un seguito talmente brutto da far accapponare la pelle, è uno di questi due film.

Portia Doubleday e Chloë Moretz in una scena di Lo sguardo di Satana - CarrieViste le premesse era forse più logico pensare a un remake che ripartisse da zero, riprendendo in mano l’interessante romanzo d’esordio di King e sfruttandone le tante particolarità, così da tenersi alla larga dal film originale ed evitare pericolosi paragoni. Invece si è fatto esattamente il contrario, pensando evidentemente che il richiamo per il pubblico adolescente fosse il lavoro di De Palma invece che quello di King.

Julianne Moore in una scena di Lo sguardo di Satana - CarriePer scrivere questa nuova versione, l’eclettico Roberto Aguirre-Sacasa si è rifatto quasi  pedissequamente (prologo a parte) alla sceneggiatura di Lawrence Cohen del 1976, discostandosene solo per alcuni notevoli particolari nella parte finale e non riuscendo così a sorprendere mai lo spettatore. Dal canto suo, Kimberly Peirce ha avuto la cattiva idea di citare apertamente De Palma fin dalla seconda scena, impedendo così allo spettatore consapevole di abbandonarsi alla visione senza pensare continuamente al primo film. E se in fondo alcune delle tematiche affrontate dalla storia (la ricerca della propria identità, il rapporto col sesso…) parevano particolarmente congeniali alla regista di Boys Don’t Cry, non si può non notare come il suo sembri un lavoro fatto con poca voglia e ancor meno ispirazione.

Chloë Moretz in una scena di Lo sguardo di Satana - CarrieUn film mediocre e a tratti persino ridicolo, insomma. L’unica cosa che impedisce a questo Lo sguardo di Satana – Carrie di essere un fallimento totale è la scelta di far interpretare la protagonista alla giovane Chloë Moretz, sempre a suo agio con personaggi il cui lato oscuro prevale su quello chiaro. Purtroppo per lei il resto del cast è quanto di più anonimo si poteva mettere insieme, come anonimo finisce per essere tutto il film nonostante il valore del materiale su cui si basa e l’importanza del titolo che porta. Per i fan dell’horror, una visione deprimente; per gli altri, tempo perso.


La prima locandina statunitense di Lo sguardo di Satana - CarrieTitolo: Lo sguardo di Satana – Carrie (Carrie)
Regia: Kimberly Peirce
Sceneggiatura: Lawrence D. Cohen, Roberto Aguirre-Sacasa
Fotografia: Steve Yedlin
Interpreti: Chloë Moretz, Julianne Moore, Judy Greer, Gabriella Wilde, Portia Doubleday, Alex Russell, Ansel Elgort, Barry Shabaka Henley, Zoe Belkin, Samantha Weinstein, Karissa Strain, Katie Strain, Ansel Elgort, Demetrius Joyette, Arlene Mazerolle, Evan Gilchrist
Nazionalità: USA, 2013
Durata: 1h. 40′


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Attualmente ci sono 21 commenti a questo articolo:

  1. Francesco Cuffari ha detto:

    Non ci posso credere. Quindi questo è il secondo remake!!! Più brutto dell’altro magari…

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Il primo remake era un film tv di 4 ore mediocre ma con un paio di buone idee, che per certe cose provava a rimanere più fedele al romanzo e aveva una brava attrice protagonista. Quello che ho citato nella recensione è il seguito del film di De Palma, “Carrie 2”, assolutamente atroce, con l’unica sopravvissuta del primo film che si è rifatta una vita tanto da diventare lei stessa insegnante, ma si imbatte nella sorellastra di Carrie ovviamente dotata degli stessi poteri. Questo qui della Peirce è terribile ma migliore del sequel, ma decisamente peggiore del remake televisivo.

  3. Plissken ha detto:

    Come molti altri ritengo il Carrie di De Palma (inchino) un film eccezionale e avevo molti dubbi sulla riuscita di un remake, anche confidando nella presenza della Moretz. Nonostante ciò, la recensione lascia un po’ l’amaro in bocca.
    Tra rifacimenti, prequels, sequels e così via stanno massacrando la cinematografia degli anni ’80 e giù di lì; adesso vediamo cosa accadrà con il nuovo “Robocop”…

    Riguardo i film tratti dai romanzi (e/o racconti) di King sono assolutamente d’accordo sul fatto che “Carrie” si ponga al vertice, ma non ho ben capito se la seconda menzione fa riferimento a “Christine” che, per quanto valido e di Carpenter, non credo si ponga alla stessa altezza… forse si intende “Shining”?

    Comunque tra i più degni di nota citerei anche “Il miglio verde”, “le ali della libertà”, “Misery non deve morire”, ma vi sono anche altre pellicole sicuramente di alto livello.

  4. Alberto Cassani ha detto:

    Ovviamente “Shining”, lo trovo così scontato che non ho sentito il bisogno di specificarlo. “Le ali della libertà” è uno dei miei film preferiti, ma il racconto fa parte del libro più particolare di King (che non ha caso ha generato anche “Stand by Me”) per cui fa un po’ storia a sé. Tutti gli altri sono nettamente inferiori, compreso il pur interessante “Christine”.

    Al remake di “Robocop” aveva lavorato a lungo Aronofsky ma poi non se n’è fatto nulla. Alla fine l’ha diretto il regista di “Tropa de Elite” con la sceneggiatura di un esordiente che son tre anni che lavora al remake di “Dune”…

    Comunque le serie tv anni 80 le trattano ancora peggio dei film dello stesso periodo: sempre commediole ridicole, che paiono volerti prendere in giro perché all’epoca amavi quel tal telefilm…

  5. Mauro ha detto:

    Aiuto, il mio PC è posseduto, l’ultima foto di questa recensione si muove da sola!

  6. Alberto Cassani ha detto:

    E’ lo spirito di Carrie che si è impossessato del server per farmela pagare di aver parlato male del suo film.

  7. Plissken ha detto:

    Riguardo “Robocop” credo sia azzardato fare dei pronostici: “tropa de elite” m’è parso un buon film, ma il seguito l’ho trovato appena sufficiente; il regista quindi non offre molte garanzie (in verità oramai non le offre più nessuno). Lo sceneggiatore ovviamente rimane una figura misteriosa.

    Riguardo le serie TV anni ’80 non mi esprimo: non ho mai visto nessun rifacimento in chiave attuale.

  8. Stefano ha detto:

    L’osservazione di Carpenter secondo la quale l’alchimia di trasformare in celluloide i papiri di King è impresa quantomeno impegnativa, può sembrare quasi scontata per chiunque abbia letto qualcuno dei suoi lavori (i primi in particolare); nelle pagine di questi ultimi, infatti, certe coraggiose e originali intuizioni stilistiche creavano un crescendo di ritmo e suspense, in alternanza a momenti di quiete, silenzio e introspezione, preparatori alle terrificanti deflagrazioni finali. In ambito cinematografico, evidentemente non tutti – nel corso degli anni – hanno ravvisato la difficoltà descritta da Carpenter, forse perché le fonti originarie non sono mai state lette da chi quei film poi li avrebbe diretti o prodotti. In effetti le storie di King sono state comunque talmente originali da dare l’impressione di potersi reggere bene da sole, anche senza le sopra descritte intuizioni letterarie. Un pò come togliere l’arrangiamento da una canzone e suonarne la sola melodia: magari piacevole, ma inevitabilmente monca. A parte questa considerazione, alcuni dei film tratti dai suoi libri si possono ancora rivedere senza provare malessere. A parte i citati capolavori ‘Carrie’, ‘Shining’, ‘Le ali della libertà’ e ‘Stand by me’, rivaluterei infatti ‘La zona morta’, ‘Il miglio verde’, ‘L’ultima eclissi’, ‘Misery non deve morire’ e – forse – anche ‘Unico indizio: la luna piena’ e ‘It’. Sul resto, in effetti, è meglio stendere il solito velo.

  9. Alberto Cassani ha detto:

    Non so se tutti i registi e sceneggiatori abbiano letto le opere di King che vanno a trasportare sul grande schermo, ma i problemi sono tanti. Non solo la carica innovativa del suo stile nei primi lavori, ma anche la precisione dei dettagli nelle descrizioni di personaggi e luoghi, oltre alla vividezza dei racconti delle azioni del suo periodo d’oro. Senza contare il microcosmo che lui delinea libro dopo libro, intersecando personaggi e situazioni da una storia con l’altra. Sono tutte cose che bisogna necessariamente prendere in considerazione quando si scrive e si dirige un film tratto da una sua opera, foss’anche solo per decidere poi di scartarle. Il “cosa tengo e cosa butto” è una procedura normale nel lavoro di adattamento di un’opera letteraria, ma nel caso di King penso sia particolarmente certosina, anche considerando la mole di certi suoi lavori. Penso si possa dire che le opere cinematografiche migliori siano quelle che provano ad avere una dignità propria senza lasciarsi schiavizzare da quanto scritto da King.

  10. Riccardo ha detto:

    Mi ha intrattenuto.
    Meno disastroso di quanto mi immaginassi anche se De Palma, naturalmente, regna.
    Non mi ha convinto la protagonista. Non che non sia dotata di discreta bravura, ma non ha proprio il physique du role: è fin troppo carina per interpretare un personaggio in cui la fragilità emotiva nasce proprio dalla mancanza di autostima e dall’essere poco attraente.

  11. Alberto Cassani ha detto:

    Sì, questo è un problema che si era notato anche nel remake. Non è semplice trovare un’attrice che sia fisicamente insignificante ma abbia comunque il carisma per sostenere un ruolo simile. Continuo a pensare che la Moretz fosse l’attrice giusta, ma probabilmente bisognava lavorare di più su di lei dal punto di vista fisico.

  12. Riccardo ha detto:

    Comunque a parte il punto di vista fisico, la Moretz tutto sommato l’ho trovata abbastanza convincente (come dice, appunto, la recensione) anche se non ha retto il confronto con la Spacek (che poi ha vinto un Oscar per quel ruolo).

  13. Alberto Cassani ha detto:

    No, ha vinto per “La ragazza di Nashville” qualche anno dopo. Per “Carrie” ebbe la nomination ma poi vinse la Dunaway in “Quinto potere”.

  14. Stefano ha detto:

    Concordo con Riccardo sulla protagonista: poco adatta al genere; anche in Blood Story non ha retto il confronto con la meno sconosciuta, ma enormemente più brava Leandersson.

  15. Stefano ha detto:

    Errata Corrige: meno conosciuta.

  16. Plissken ha detto:

    Visto, non ho resistito.
    Decisamente scialbo, sembra una produzione televisiva di serie B. Totalmente annientato il “carisma” della pellicola di De Palma. Oltre agli interpreti, “anonima” lo è anche la regia.
    Personalmente ho trovato anche la Moretz appena sufficiente, nulla di che, distante anni luce dall’interpretazione della Spacek.

    Un remake inutile, come tanti altri visti ultimamente. Comincio a chiedermi come si possano affidare certi progetti, impegnativi fin dalle premesse, a registi la cui sensibilità non è stata sufficientemente comprovata.

    Adesso aspettiamo Robocop, con la sindrome da “ultimo della serie ammazza ’80”; a quanto sembra però una nota positiva c’è: il remake di “1997 fuga da New York” di cui si vociferava è stato annullato. Meno male oserei dire.

  17. Alberto Cassani ha detto:

    “RoboCop” è una merda!

  18. Plissken ha detto:

    Ah bene… mi sembra di leggere tra le righe che il tuo commento volga al negativo… chissà perché me l’aspettavo.

  19. Re del Popcorn ha detto:

    Essenzialmente d’accordo con la recensione: in pratica, è una (parecchio) brutta copia dell’originale di De Palma, con in più una insopportabile tendenza a dover spiegare allo spettatore sempre e comunque quello che succede/è successo/succederà.

    Dissento, invece, sulla Moretz: personalmente l’ho trovata davvero fuori ruolo.
    Fisicamente inadeguata a ricoprire il personaggio del brutto anatroccolo, mi è parsa anche estremamente impacciata in quello della folle omicida armata di telecinesi: ad un certo punto sembrava stesse ammazzando la gente spostando le icone su un touch screen con installato Windows 8….

    Altro problema, almeno per il sottoscritto, è la scarsità dell’elemento horror in senso stretto.
    Non voglio fare il maniaco dello sbudellamento a tutti i costi, però davvero mi sembra che si sia voluto un po’ edulcorare anche questo aspetto (tra l’altro: magari mi ricordo male, ma nel romanzo anche la professoressa di ginnastica veniva massacrata, in questo film, invece, Carrie, in quello che dovrebbe essere l’apice della propria furia omicida, riesce a trovare la lucidità e la sensibilità per metterla in salvo

    Mi pare una distinzione buoni/cattivi assolutamente inutile, gratuita e che, anzi, tradisce un po’ lo spirito del personaggio e della vicenda raccontata nel romanzo.

  20. Re del Popcorn ha detto:

    Chiedo venia per lo spoiler: sono certo di avere inserito i tag, ma evidentemente ho sbagliato qualcosa…

    Scusate!

  21. Alberto Cassani ha detto:

    Probabilmente hai usato i segno di minore e maggiore invece delle parentesi quadre.

    Comunque non sono d’accordo sulla Moretz. E’ vero che fisicamente non è proprio un brutto anatroccolo, ed è vero che sarebbe stato meglio renderla un po’ più insignificante, ma secondo me questo finisce per dare maggior peso all’influenza negativa esercitata dalla madre. Cioè, in questo modo l’unica ragione per cui lei viene emarginata è la madre, altrimenti si sarebbe potuta benissimo integrare con le altre.

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