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"Cypher" di Vincenzo Natali

21 aprile 2004 Recensioni 0 Commenti
Cypher

Mediafilm, 30 Aprile 2004 – Elegante

Morgan Sullivan lavora per un’importante multinazionale con incarichi di spionaggio industriale. Durante le sue missioni una bella e misteriosa donna gli rivela insospettabili verità riguardo la sua azienda. Le sue certezze vengono così a cadere, e Morgan prende in considerazione la possibilità di fare il doppio gioco…


Jeremy Northam in CypherQuando il ragazzo protagonista di Scoprendo Forrester ritrova il suo zainetto e sfoglia il quaderno dei racconti solo per trovarseli corretti dal Forrester del titolo, legge un appunto a margine di un suo passaggio: «dove mi stai portando?». Questa è esattamente la sensazione che si prova guardando Cypher, e – almeno in questo caso – non è una sensazione spiacevole. La bravura di Vincenzo Natali è infatti proprio quella di manipolare l’attenzione dello spettatore con uno stile ricercato ma non fastidioso, in modo da non farlo perdere nelle pieghe di una trama interessante ma forse un po’ cervellotica. Il risultato globale è un affascinante thriller con risvolti fantascientifici, che deve qualcosa a Philip K. Dick e che probabilmente nello stile assomiglia molto a ciò che Steven Soderbergh avrebbe voluto fare con il suo pessimo Torbide ossessioni.

Lucy Liu in CypherDifficile capire quali e quante siano state le influenze che hanno guidato Natali in questa sua opera seconda. Ancor più difficile è fare dei titoli senza rovinare la visione al lettore. Citare Intrigo internazionale, però, è obbligatorio. Se nel film di Hitchcock Cary Grant è un banale Roger Thornhill che tutti prendono per il pericoloso George Kaplan, qui il bravo Jeremy Northam è un banale Morgan Sullivan cui vogliono far credere di essere una spia doppiogiochista. Entrambi i film raccontano della fuga del protagonista da chi dà la caccia alla sua seconda identità. Ma fermarsi a questi paragoni sarebbe estremamente superficiale.

Una scena di CypherIn Cypher, la forma conta più della sostanza. Sostanza certo non assente, ma come nel miglior Hitchcock a muovere gli eventi c’è un McGuffin di nessuna importanza (per noi), e lo sviluppo della trama ha qualche piega di troppo. La ricercatezza visiva, dunque, aggiunge una dimensione in più ad un thriller che, al di là di pochi elementi, avrebbe potuto essere ambientato “qui e ora”. O no? Forse no, perché il paesaggio canadese che fa da cornice alla storia contribuisce molto all’effetto drammatico del film, alla sua componente inquietante.

Jeremy Northam in CypherIl direttore della fotografia Derek Rogers ha desaturato i colori in relazione alla situazione in cui il protagonista si trova, al mondo in cui si muove. All’inizio, quello di Morgan è un mondo opaco, piatto, che acquista vita – interesse, colore… – man mano che la storia procede. Questa scelta stilistica contribuisce innanzi tutto ad aumentare la carica straniante della pellicola, e quindi ad esaltarne la portata emotiva, dando agli spettatori la possibilità di vedere le cose sotto la stessa luce con la quale le vede il protagonista, esaltando così la già convincente prova del sempre bravo Jeremy Northam. Il risultato è un film intrigante e visivamente valido, che non annoia anche se non esalta, che piacerà più ai cinefili che non agli spettatori comuni. Solo che, se in un film horror nessun personaggio può permettersi di dire “torno subito” se non si vuole far capire allo spettatore cosa sta per succedere, anche in un thriller c’è una frase che nessuno dovrebbe mai pronunciare…


La locandina di CypherTitolo: Cypher (Id.)
Regia: Vincenzo Natali
Sceneggiatura: Brian King
Fotografia: Derek Rogers
Interpreti: Jeremy Northam, Lucy Liu, Timothy Webber, Nigel Bennett, David Hewlett, Kari Matchett, Scott McLaren, Anne Marie Scheffler, Joseph Scoren, Matthew Sharp, Nelson Tynes, Sevaan Franks
Nazionalità: USA – Canada, 2002
Durata: 1h. 35′


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