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"Dead Man's Shoes" di Shane Meadows

7 settembre 2004 Recensioni 2 Commenti
Dead Man's Shoes

Disponibile in home-video – Spietato

Dopo diec’anni passati nell’esercito, Richard torna nel paesino delle Midlands in cui è cresciuto e prepara insieme al fratello Anthony una sanguinosa vendetta contro un branco di piccoli criminali scoppiati che si sono resi responsabili di qualcosa che lui non riesce a perdonare…


Una scena di Dead Man's ShoesDedicato alla memoria del padre del protagonista e co-sceneggiatore Paddy Considine, Dead Man’s Shoes è il primo lungometraggio che gli amici d’infanzia Considine e Meadows girano in coppia dopo aver realizzato insieme una decina di corti (oltre all’esordio attoriale di Considine). E come quei cortometraggi, anche questo lungo è stato girato in economia e con una tabella di marcia particolarmente serrata. Questa intensità nella produzione si è poi riflessa nel risultato finale, che è un film secco e violento, senza pietà, dotato di gran ritmo e girato splendidamente. Uno dei migliori film della Mostra del Cinema di Venezia 2004.

Un'inquadratura di Dead Man's ShoesGirando tutto il film in 16mm, con un processo di sviluppo e stampa diverso a seconda che si trattasse di sequenze ambientate nel presente o nel passato, Shane Meadows ha potuto utilizzare una fotografia estremamente realistica, sempre con luci naturali. In più, il trentaduenne britannico ha avuto l’intuizione di girare gli interni sempre con macchina fissa e gli esterni sempre con macchina a mano, cosa che dà alla pellicola una dimensione fotografica inedita per il suo cinema, di pari passo con un buon montaggio e un’ottimo lavoro sul sonoro (non solo per le belle musiche). L’alternanza delle due linee temporali è gestita benissimo perché il passato del protagonista e del branco delle Midlands ci viene svelato pian piano a seconda della necessità. E l’ultimo flashback, con quella musica ossessiva, riesce ad essere realmente sconvolgente.

Toby Kebbell e Paddy Considine in Dead Man's ShoesLe Midlands sono quelle pianure fortemente urbanizzate che si trovano nella parte centrale dell’Inghilterra e comprendono tra le altre le città di Coventry, Nottingham e Birmingham. E’ qui che Shane Meadows ama ambientare i suoi film, perché gli permettono di inserire elementi fortemente autobiografici. Dead Man’s Shoes non fa eccezione, visto che la sceneggiatura (scritta in due sole settimane) è ispirata alla reale situazione in cui Meadows e Considine sono cresciuti.
Paddy Considine e Toby Kebbell in Dead Man's ShoesIl copione cerca l’estremo realismo nella costruzione dei personaggi e delle singole situazioni, anche se questo vuol dire cozzare contro i luoghi comuni di tanto cinema d’azione: un solo colpo d’arma da fuoco in un’ora e mezza, ad esempio. Nonostante la drammaticità della storia e del suo sviluppo, ai due sceneggiatori bastano pochi tocchi per farci sorridere e stemperare la tensione prima di tornare a prenderci a pugni in pancia, cosa che fa di questa pellicola un film decisamente meno “facile” del pur riuscito C’era una volta in Inghilterra.
Un momento di Dead Man's ShoesUn solo elemento, di tutto lo script, sembra fuori posto, ma è qualcosa che pare ormai di gran moda nel mondo del cinema e che in questo caso serve comunque a definire meglio le ragioni di Richard e a farci sembrare la sua vendetta ancor più sanguinosa ed esagerata di quanto non sia. E tutto questo sangue, tutta questa violenza, arriva ad una conclusione davvero dura, che saprà rimanere nella mente degli spettatori molto a lungo.


La locandina di Dead Man's ShoesTitolo: Dead Man’s Shoes – Cinque giorni di vendetta (Dead Man’s Shoes)
Regia: Shane Meadows
Sceneggiatura: Paddy Considine, Shane Meadows
Fotografia: Danny Cohen
Interpreti: Paddy Considine, Toby Kebbell, Gary Stretch, Stuart Wolfenden, Neil Bell, Paul Sadot, Seamus O’Neal, Jo Hartley, George Newton, Paul Hurstfield, Emily Aston
Nazionalità: Regno Unito, 2004
Durata: 1h. 26′


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Attualmente ci sono 2 commenti a questo articolo:

  1. Mirko ha detto:

    Albe, nella recensione, ti riferivi al fatto che il fratello del protagonista fosse presente, come se fosse vivo, mentre in realtà alla fine si scopre che è rimasto soltanto nella testa di Richard ? Questa trovata a me è sembrata un po’ artificiosa, diciamo, però non c’è dubbio che giustifica meglio il finale… in ogni caso, un gran bel film, coinvolgente come non mi capitava da molto…

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Sì. Come ho scritto, è una cosa sensata all’interno dello script proprio perché giustifica non solo il finale ma tutte le azioni del protagonista, ma nonostante questo appare troppo cerebrale per un film come questo ed era una cosa talmente già vista che da Meadows era lecito aspettarsi altro. Ma la grandezza generale del film non si discute.

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