"Flags of Our Fathers" di Clint Eastwood

Warner, 10 Novembre 2006 – Incerto
Il quinto giorno della battaglia di Iwo Jima, i marine statunitensi riescono a conquistare la cima del monte Suribachi. Un fotografo immortala il momento in cui sei soldati issano la bandiera a stelle e strisce, e le sorti della Seconda Guerra Mondiale cambiano con quel singolo scatto…
Di tante immagini della Seconda Guerra Mondiale che sono arrivate fino a noi, la più famosa è senza dubbio la foto scattata da Joe Rosenthal a sei soldati statunitensi che stanno issando la bandiera a stelle e strisce sulla cima del monte Suribachi, durante la battaglia di Iwo Jima. Non è un’esagerazione dire che se gli Stati Uniti hanno potuto continuare la guerra, e vincerla, è anche grazie a quella foto e all’ondata emotiva che ha suscitato in Patria. Metà dei soldati ritratti in quella fotografia morirono sull’isola di Iwo Jima, gli altri tre furono invece rimpatriati e usati per fare propaganda a favore dei buoni di guerra. Partendo dal libro scritto dal figlio di uno dei tre superstiti insieme con un giornalista premio Pulitzer, Clint Eastwood ci racconta la realtà nascosta dietro quella fotografia e dietro la campagna propagandista che i tre soldati affrontarono una volta tornati negli Stati Uniti. Realtà che non ha molto a che vedere con quanto ci potremmo aspettare, ma come aveva già spiegato John Ford, «se la Leggenda diventà Realtà, vince la Leggenda»…
Prima parte di un dittico dedicato alla battaglia di Iwo Jima, Flags of Our Fathers è un film complesso ma non sempre con le idee chiare. Raccontato incrociando tre piani temporali, non riesce a dare continuità alla narrazione né ad evitare il melodramma, e al momento di tirare le fila del discorso non riesce ad avere la durezza che era logico attendersi. Vero che la parte giapponese del racconto, Letters from Iwo Jima, sarà probabilmente più dura e violenta, ma quello che manca a Flags è proprio la secchezza, la cattiveria, quasi che Eastwood non abbia voluto calcare troppo la mano per evitarsi accuse di anti-patriottismo in un momento ancora piuttosto delicato del suo Paese. Così, la parabola del pellerossa Ira Hayes non è mai pregnante come dovrebbe e l’idea che i veri Eroi non siano quelli che hanno issato la bandiera ma quelli caduti ad Iwo Jima suona piuttosto retorica.
Nonostante sia di buon effetto e nasconda bene (ma non all’occhio allenato) la ricostruzione elettronica dell’isola di Iwo Jima, la fotografia di Tom Stern non è esente da quelle piccole sciatterie cui ormai il cinema moderno – non solo hollywoodiano – ci ha abituati nella costruzione visiva delle scene nella loro interezza. La prestazione degli attori, poi, è minata da una cattiva scelta delle voci italiane e da un brutto adattamento dei dialoghi, anche dal punto di vista prettamente linguistico. Ma questi sono solamente due difetti di poco conto rispetto all’inconsistenza drammatica di una pellicola dai grandi propositi ma che purtroppo non si dimostra a livello delle aspettative che aveva suscitato in fase di produzione. Peccato.
Titolo: Flags of Our Fathers (Id.)
Regia: Clint Eastwood
Sceneggiatura: William Broyles Jr, Paul Haggis
Fotografia: Tom Stern
Interpreti: Ryan Phillippe, Jesse Bradford, Adam Beach, John Benjamin Hickey, John Slattery, Barry Pepper, Jamie Bell, Paul Walker, Robert Patrick, Melanie Lynskey, Tom McCarthy, Neal McDonough, Chris Bauer, Myra Turley, Judith Ivey
Nazionalità: USA, 2006
Durata: 2h. 11′
Un grande classico. Entra nella cerchia ristretta dei film di guerra veramente emozionanti.
Imponente, maestoso, cruento ed epico.
Un Eastwood d’annata.