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"Giovane e Bella" di François Ozon

10 dicembre 2013 Recensioni 3 Commenti
Giovane e Bella

Bim, 7 Novembre 2013 – Didascalico

Dopo le prime esperienze maturate in riva al mare Isabelle, diciassettenne figlia della borghesia parigina, decide di trasformare la propria educazione sessuale in un lavoro vero e proprio, finendo per prostituirsi all’insaputa dei genitori. Ma un giorno qualcosa andrà storto…


Johan Leysen e Marine VacthAccolto dalla critica come un Bella di giorno 2.0, Giovane e Bella riporta François Ozon al Festival di Cannes dieci anni dopo Swimming Pool, e riconduce il regista francese al Leitmotiv che ne aveva accompagnato i primi lavori: l’adolescenza. Il paragone tanto acclamato – e discusso – tra la diciassettenne Isabelle (Marine Vacht) e la Catherine Deneuve di Luis Buñuel regge però solo fino a un certo punto. Perché se da un lato Isabelle, un po’ come la Belle de Jour di Buñuel, è la ragazza benestante la cui vita segreta serve a scardinare le ipocrisie del rapporto tra società e sesso, dall’altro la differenza d’età (Deneuve in Bella di giorno è una donna sposata, Vacht è una diciassettenne) offre a Ozon spazi e conflitti che a Buñuel erano preclusi.

Marine Vacth in una scenaPrima ancora di essere la storia di Isabelle, Giovane e Bella è la storia di una famiglia che al ritmo dell’educazione sessuale di Isabelle si trasforma. E dalla cornice familiare Ozon raccoglie forse i frutti migliori, contrapponendo il segreto impronunciabile della diciassettenne ai fantasmi e tradimenti di una madre incapace di accettarne la scelta, e ai cui occhi la vita proibita della figlia diventa una malattia che deve essere curata – ma non per questo compresa.

Marine Vacth in una scenaOzon evita di incollare a Isabelle lo stigma della vittima prigioniera di un sistema senza via d’uscita, o di inquadrarla come errore di sistema da convertire. Ne segue la crescita senza lasciarsi andare a moralismi prêt-à-porter, scandendo il film in quattro episodi e altrettante canzoni di Françoise Hardy. La macchina da presa guarda Isabelle salire dal buio della metropolitana al mondo degli adulti vestita da donna e ridiscendervi da bambina, per un gioco tra cinepresa e scale mobili che alterna l’ascesa a una Parigi di alberghi iper-moderni al ritorno nel buio dopo ogni amplesso. Ma la rigidità della struttura a episodi, gli intervalli che separano le stagioni dell’adolescenza di Isabelle, i richiami illustri (vedasi la poesia di Rimbaud recitata in classe: «Non si può essere seri a diciassette anni») e l’attenzione a tratti morbosa per i dettagli dei rapporti sessuali tra lei e i clienti, tolgono al film la fluidità e incertezza proprie dell’età di Isabelle, e ne rendono il dramma meno credibile.

Ozon a Cannes descrisse Giovane e Bella come un film che parlava di silenzi, di vuoti e di misteri. Il dubbio è che nel rispetto ossequioso del dettaglio Ozon abbia detto più di quanto avrebbe voluto concedere, e abbia partorito un film che – pur privo di lezioni morali – rimane pur sempre troppo meccanico e didascalico per poter essere davvero incisivo.


La locandinaTitolo: Giovane e Bella (Jeune & Jolie)
Regia: François Ozon
Sceneggiatura: François Ozon
Fotografia: Pascal Marti
Interpreti: Marine Vacth, Géraldine Pailhas, Frédéric Pierrot, Fantin Ravat, Johan Leysen, Charlotte Rampling, Nathalie Richard, Djedje Apali, Lucas Prisor, Laurent Delbecque, Jeanne Ruff, Serge Hefez, Carole Franck, Olivier Desautel, Akela Sari, Stefano Cassetti
Nazionalità: Francia, 2013
Durata: 1h. 34′


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Attualmente ci sono 3 commenti a questo articolo:

  1. Marco ha detto:

    In redazione qualcuno ha visionato “Nella Casa”?
    L’ho trovato molto ben raccontato e scritto con un ben assortito comparto attoriale.
    Originale sicuramente.
    Musica accattivante.
    Consiglio caldamente.

  2. Alberto Cassani ha detto:

    A memoria ti avrei detto che avevamo anche la recensione, invece no. Mi sa che qualcuno doveva andare a vedere l’anteprima ma poi alla fine l’ha saltata. All’epoca ne parlarono tutti benissimo, mi pare.

  3. Marco ha detto:

    Ognuno ci può trovare il suo personale messaggio di critica in questo film:
    verso la società odierna che tenta, devia i ragazzi adolescenti facendoli apparire insoddisfatti ed annoiati, i quali ritengono che l’apparire sia più importante che l’essere.
    Su come le conseguenze di un divorzio marchino lo sviluppo e la crescita di una ragazza.
    Ognuno ci può vedere quello che vuole, anche niente.
    Personalmente l’ho trovato un pò freddo ed insipido, una minestra riscaldata su fatti che già abbondantemente abbiamo ravvisato nella realtà ma anche in altri valevoli film.
    Molto buona la regia che lavora bene sulla prestazione attoriale. Bella fotografia e colonna sonora.

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