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"Il figlio della sposa" di Juan José Campanella

3 giugno 2003 Recensioni 5 Commenti
Alberto Cassani, 3 Giugno 2003: Delicato
Medusa, 6 Giugno 2003

Rafel Belvedere è un quarantenne con molti fallimenti sulle spalle e un gran brutto carattere. Alcuni improvvisi accadimenti cambieranno la sua vita: la possibilità di vendere il tanto odiato ristorante, il rischio di perdere l’amore di sua figlia, l’incontro con un vecchio amico e il desiderio dei genitori di sposarsi in chiesa…


Medusa distribuisce in periodo estivo e con due anni di ritardo questa commedia brillante di produzione argentina, che ci narra le disavventure del 42enne Rafael Belvedere, cresciuto nel mito di Zorro ma ora divorziato e padre di una figlia che vede un giorno a settimana, proprietario del ristorante aperto dai genitori e fidanzato con una donna che alle volte fatica a sopportare. Insomma: andare avanti, per lui che non è un grand’uomo ma non è nemmeno Dick Watson, è sempre più difficile, tanto difficile da farsi venire un infarto. E una volta uscito dall’ospedale, Rafael prende in seria considerazione la possibilità di vendere il ristorante, anche perché suo padre ha finalmente deciso di sposare sua madre, e a lui tocca finanziare la cerimonia.

Molto bravo il protagonista Ricardo Darín (ben doppiato da Roberto Pedicini), il cui nome va da ora aggiunto alla lunga lista di attori maschi che nell’ultimo periodo ci hanno mostrato il culo. Buona la prova registica dell’esperto Juan José Campanella, che costruisce diverse belle scene e non eccede in manierismi inutili, lasciando che siano la storia e la recitazione a creare le emozioni nel cuore degli spettatori. La sua regia poco appariscente mette a loro agio gli attori, permettendo al cast di dare il meglio di sé e sfruttare quella complicità che sembra essersi in qualche modo creata sul set durante le riprese, e che era necessaria per una storia come questa.

I personaggi sono simpatici anche se abbastanza monodimensionali, ma il pregio loro e del film è che durante la proiezione traspare il loro passato: non solo l’amore del protagonista per Zorro, evidente fin dal prologo, ma anche gli anni che hanno passato insieme, le cose che hanno fatto insieme, le discussioni e gli scherzi… tutto viene fuori dalle scene che li vedono dividere lo schermo, senza forzature e senza eccessi. E’ vero che le singole situazioni sono tutto sommato poco originali (a parte il matrimonio dei genitori di Rafael), ma sono sviluppate in maniera efficace, e all’interno del film tutto funziona alla perfezione, come un meccanismo ben oliato.

Nel nostro panorama cinematografico estivo, questo film fa la figura di un califfo, ma non avrebbe sfigurato nemmeno in periodi dell’anno più attivi. Il Figlio della Sposa è un film interessante; piacevole e a tratti spassoso, diretto da un regista attento e controllato, con un gruppo di attori in stato di grazia e soprattutto con una sceneggiatura complessa ma ben strutturata, che risolve bene ogni situazione quando i nodi vengono al pettine, che trova una soluzione corretta ad ogni problema creato dall’intreccio. Tranne uno: ma chi diavolo è Dick Watson?


Titolo: Il figlio della sposa (El hijo de la novia)
Regia: Juan José Campanella
Sceneggiatura: Fernando Castets, Juan José Campanella
Fotografia: Daniel Shulman
Interpreti: Ricardo Darín, Héctor Alterio, Norma Aleandro, Eduardo Blanco, Natalia Verbeke, Gimena Nóbile, Salo Pasik, Claudia Fontán, David Masajnik, Atilio Pozzobón, Humberto Serrano, Fabián Arenillas, Mónica Cabrera, Miguel Padilla
Nazionalità: Argentina, 2001
Durata: 2h.


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Attualmente ci sono 5 commenti a questo articolo:

  1. El Duderino ha detto:

    Film di rara sensibilità. La forza sta proprio in queste vicende magari non originali, ma che riescono a uscire con forza, soprattutto per l’empatia che creano praticamente tutti i personaggi.
    Ricardo Darin mi è piacuto molto sia qua siano ne El Secreto de sus ojos; e l’attore che fa la parte di suo padre è splendido.

    Visto in lingua originale.

    Vedesi titoli di coda per Dick Watson.

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Darin è un ottimo attore, val la pena di vederlo anche in “Nove regine”. Anche Alterio è bravo, ma purtroppo per me sarà sempre legato all’orripilante “Le intermittenze del cuore”, per cui non riuscirò mai a godermi una sua interpretazione.

  3. Alberto Cassani ha detto:

    Ah, diamine: di Dick Watson mi ero completamente dimenticato. Ho visto i titoli di coda su YouTube, ma adesso non ricordo più tutte le battute per riuscire a unire i puntini. Ma in ogni caso, Dick Watson è un grande!

  4. El Duderino ha detto:

    Nove Regine è stato già messo in lista (a proposito di percorsi tematici e l’ Argentina, con il suo cinema vitale quasi a contrapporsi alla crisi di fine anni ’90).

    “El” Dick Watson compare nel discorso risolutivo tra il protagonista e la sua attuale fidanzata, che vuole risposte da uno che non è Einstein, Bill Gates o “el” Dick Watson. E come volesi dimostrare, l’unica cosa che riesce a dire lui alla fine è “…ma chi è Dick Watson?”

  5. Alberto Cassani ha detto:

    In effetti il cinema argentino ha prodotto diversi buoni film, nell’ultimo decennio. Mi vengono in mente “L’artista”, “El abrazo partido”, “Un oso rojo”, “Buenos Aires 1977”, “Valentin”… Questo lo devo proprio rivedere.

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