Il Seme della Discordia di Pappi Corsicato
Medusa, 5 Settembre 2008 – Inadeguato
Veronica è una bella donna, ammirata da molti uomini. E’ sposata con Mario, un rappresentante di fertilizzanti. Un giorno Veronica scopre di essere incinta, peccato che lo stesso giorno Mario scopra di essere sterile…
Chi si rivede, Pappi Corsicato. Alla ribalta negli anni 90, eclettico e grottesco, negli ultimi dieci anni si è progressivamente allontanato dalla regia cinematografica. Stupito per sua stessa ammissione di ritrovarsi in concorso a Venezia, Corsicato dimostra di non aver perso i legami concettuali con il suo cinema passato.
Il seme della discordia è di fatto una rilettura de La marchesa di O… di Kleist, in cui una nobildonna, vittima inconsapevole di violenza sessuale, si ritrova incinta senza apparente motivo e senza sapere chi sia il padre. Corsicato trasporta il tutto in un contesto urbano contemporaneo e vira gli elementi tragici in commedia, costruendo la storia attorno a Caterina Murino e suo marito Alessandro Gassman. Quando lui si scopre sterile e lei si scopre incinta, la ruota di Corsicato fa il suo giro mettendo in moto una manciata di personaggi, ognuno una funzione relativa alla protagonista. Rimane come fulcro l’atto di violenza sessuale, doverosamente nascosto in ossequio alle invenzioni linguistiche di Kleist, il quale celava l’evento dietro quello che è stato definito il segno di punteggiatura più importante della letteratura tedesca. Rohmer, che a sua volta trasse un film dall’opera, condensò il famoso trattino in un controcampo di Bruno Ganz che ne inchiodava la responsabilità, laddove Corsicato riparte dall’incertezza kleistiana per favorire il gioco – che poi gioco non è, visto che il compiaciuto divertissment del finale non coglie certo lo spettatore impreparato – dei personaggi.
Non s’inganni comunque chi si aspettava una degna rielaborazione, pur in chiave ironica, di cotanti predecessori: il film di Corsicato lascia a bocca aperta andando molto oltre l’esagerazione dissacrante, e quasi tornando indietro a una deriva insensata di pastiche grottesco. L’iperrealtà del decòr (ambienti domestici che sembrano una parodia degli anni ’60, colori pastello pieni e definiti, esterni girati in un quartiere di Napoli fatto di ambienti spogli e palazzoni) fa il paio con dialoghi e personaggi che vanno dalla macchietta (Martina Stella) all’improbabile (Isabella Ferrari – ironico vederla alle prese con i figli, visto come ce la ricordiamo in Un giorno perfetto).
Di per sé, una connotazione del genere è non solo accettabile e coerente con la ‘poetica’ di Corsicato, ma anche auspicabile: poteva essere il giusto contrappunto a Ozpetek e Avati qui al Festival di Venezia 2008, poteva esplorare nuove strade in un cinema spesso troppo uguale a se stesso. Invece il regista per troppo sterzare finisce fuori strada, cappottandosi su citazioni pacchiane proprio perché vogliono esserlo, su un’iconografia del corpo femminile che potrebbe essere una gioiosa celebrazione e invece spesso fa volgarmente ridere, e su una seconda parte del film che non mantiene il ritmo della prima sbilanciandosi sul patetismo.
Il seme della discordia delude, oltre che per suoi meriti, anche per la collocazione in concorso a Venezia (e qui la colpa non è di Corsicato), stonando sia rispetto agli altri italiani (questo film e quello di Ozpetek sono due mirabili esempi di come sbagliare un film in modi opposti) sia alla selezione generale.
Titolo: Il Seme della Discordia
Regia: Pappi Corsicato
Sceneggiatura: Pappi Corsicato, Massimo Gaudioso
Fotografia: Ennio Guarnieri
Interpreti: Caterina Murino, Alessandro Gassman, Valeria Fabrizi, Isabella Ferrari, Iaia Forte, Martina Stella, Monica Guerritore, Eleonora Pedron, Rosalia Porcaro, Michele Venitucci
Nazionalità: Italia, 2008
Durata: 1h. 25′
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