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"Il solitario": incontro con Francesco Campanini e Luca Magri

16 giugno 2009 Interviste 0 Commenti
A cura di Alberto Cassani, 16 Giugno 2009

Produzione indipendente che vuole rifarsi ai classici del cinema italiano di genere degli anni ’70, Il solitario è stato distribuito in maniera autonoma a partire dalla primavera 2009. In occasione dell’uscita milanese, regista e protagonista hanno incontrato la stampa…


Innanzi tutto, com’è nato il progetto de Il solitario?
Francesco Campanini: E’ nato dalla nostra forte passione per il cinema di genere. Volevamo fare un film d’atmosfera, con un protagonista che parlasse poco, e così abbiamo iniziato questo lungo cammino. E’ durato più di due anni e mezzo, in cui ci sono stati problemi di ogni tipo fin dall’inizio, ma che alla fine ci ha permesso di arrivare alla presentazione all’ultimo Festival di Courmayeur. E questa è stata una soddisfazione enorme, per noi.
Luca Magri: Anche perché noi avevamo già un contratto di distribuzione in home-video, con la Storm Movie di Milano, e avere la possibilità di far vedere il nostro film sul grande schermo era qualcosa che non avevamo neanche immaginato. Invece proprio grazie alla partecipazione a quel Festival abbiamo avuto molti incoraggiamenti in questo senso e allora abbiamo deciso di accompagnare il film “in tour” in giro per le sale cinematografiche d’Italia. Sono già 25 giorni che è in programmazione, con l’unico handicap di fare proiezioni in digitale perché una copia in pellicola non avremmo potuto permettercela. E’ un film che è stato concepito per essere visto sul piccolo schermo, la sala cinematografica è una cosa in più che abbiamo deciso di fare per dargli più valore.

Le riprese, tra un problema e l’altro, come siete riusciti a gestirle?
Francesco Campanini: Le abbiamo divise in tre sessioni, soprattutto perché i soldi per girare ci arrivavano un po’ alla volta. Abbiamo avuto diversi finanziatori, che normalmente non hanno a che fare col cinema, e che ci hanno potuto e voluto aiutare per amicizia e solidarietà. Alla fine, il film l’abbiamo fatto con meno di 200.000 euro.

Com’è stato il processo di casting?
Luca Magri: Quello è stato forse l’unico aspetto della prepazione che abbiamo gestito in maniera totalmente professionale, perché volevamo un paio di attori che rappresentassero il periodo del cinema di genere all’italiana. Poi abbiamo trovato un bravo attore classico come Francesco Siciliano, che fa il cattivo…
Francesco Campanini: …e poi facendo il casting a Parma abbiamo trovato Giancarla Malusardi, che è al primo film ma mi è sembrata subito perfetta.

Ma secondo voi, come mai il cinema italiano di genere si rifà sempre al noir francese e al poliziottesco degli anni ’70 invece di cercare altri modelli?
Luca Magri: Perché non ci sono soldi. A me piacerebbe fare un film come Heat, un film sullo stile dei noir metropolitani degli anni ’90, ma se non hai i soldi queste cose non le puoi fare. E questo genere di film non interessa i nostri produttori, che quindi preferiscono non investire in cose di questo tipo. In realtà noi inizialmente avevamo scritto un’altra storia, una cosa alla Vivere e morire a Los Angeles, ma sarebbe costata 3-4 milioni di euro e non avremmo mai potuto girarla.
Francesco Campanini: Anche il fatto di aver ambientato il nostro film nel 1999 è una questione economica. Ci sarebbe piaciuto ambientarlo negli anni ’80 ma la ricostruzione sarebbe costata troppo, e ambientarlo al giorno d’oggi ci avrebbe portato dei problemi perché avremmo dovuto raffigurare la malavita di oggi, che è molto diversa da quella di dieci anni fa.

Alla presentazione del film a Roma è nata, da parte dei fratelli Manetti, l’idea di costituire una specie di fronte comune del cinema indipendente di genere. Come sta proseguendo, questa cosa?
Francesco Campanini: Il problema c’è, perché se non trovi collaborazione e tutti ti chiudono le porte in faccia è impossibile fare cinema, a meno di non fare una cosa come quella che abbiamo fatto noi. Ed è un problema ancora maggiore per i giovani che si affacciano in questo ambiente. Ma non è una cosa che riguarda solo il cinema di genere: tutto il cinema italiano indipendente ha bisogno di aiuto. Ci vuole più collaborazione, a qualunque livello. .


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