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In Bruges di Martin McDonagh

6 luglio 2009 Recensioni 8 Commenti
In Bruges

Mikado, 16 Maggio 2008 – Affascinante

Ken e Ray, due killer reduci da una missione omicida dall’esito imprevisto, vengono spediti dal loro capo a Bruges, in attesa di nuove istruzioni. Fra un giro per la città e qualche strano incontro, i due si domandano perché siano finiti lì…


Brendan Gleeson e Colin Farrell in In BrugesBruges come una sorta di purgatorio, luogo di espiazione, tormento e riflessione per due sicari in momentaneo congedo. Se Ray detesta la città in ogni suo aspetto e vi si sente quasi imprigionato, Ken ne apprezza le bellezze storiche e l’aura fiabesca. Ad accomunarli è invece un malessere interiore che, pur in misura diversa, affonda le radici nel loro passato non proprio integerrimo. I due aspettano impazienti che Harry, il loro folle mandante, si faccia vivo e spieghi loro il motivo per il quale li ha voluti lì. Aspettano e si domandano cosa vi sia realmente ad attenderli a Bruges.

Colin Farrell in In BrugesMartin McDonagh, autore di estrazione teatrale e con in bacheca un premio Oscar per il cortometraggio Six Shooter, sceneggia e dirige con personalità quella che si rivela come una sorta di black comedy in cui la parabola drammaturgica abbraccia il paradosso ironico e lo humour nero, formando un amalgama intrigante ed originale. Un mix ben bilanciato che fa di In Bruges un film coinvolgente anche se un po’ troppo “costruito”, una pellicola certamente pregevole ma che paga qualche forzatura scenica forse evitabile.

Colin Farrell in In BrugesBen sorretto da dialoghi efficaci, atmosfere catturanti e personaggi riusciti, In Bruges finisce per tirare troppo la corda di un’artificiosità latente solo all’atto finale, l’estrema resa dei conti che va a chiudere il cerchio simbolico della vicenda. In quest’ottica, il fatto che i vari elementi (personaggi secondari, luoghi, coincidenze) della storia siano pensati e orchestrati in maniera tale da essere strettamente funzionali al compimento della stessa incide sulla credibilità di alcune situazioni, ma l’espressività della messinscena e l’ottima caratterizzazione dei personaggi fanno sì che, alla fine, siano proprio le pregevolezze di questo particolare ingranaggio filmico a rendere accettabile (e complessivamente apprezzabile) il respiro “teatrale” che lo caratterizza.

Ralph Fiennes in In BrugesFondamentale l’apporto degli attori, tutti ben scelti. Ma se per quanto concerne proprio gli interpreti la nomination al Golden Globe come miglior attore non protagonista (con tanto di vittoria) è andata al pur convincente Colin Farrell, Brendan Gleeson e Ralph Fiennes superano se stessi sciorinando pennellate di gran classe.


La locandina statunitense di In BrugesTitolo: In Bruges – La coscienza dell’assassino (In Bruges)
Regia: Martin McDonagh
Sceneggiatura: Martin McDonagh
Fotografia: Eigil Bryld
Interpreti: Colin Farrell, Brendan Gleeson, Ralph Fiennes, Clémence Poésy, Jérémie Renier, Thekla Reuten, Jordan Prentice, Zeljko Ivanek, Elizabeth Berrington, Rudy Blomme, Olivier Bonjour, Mark Donovan, Ann Elsley, Jean-Marc Favorin
Nazionalità: Regno Unito – Belgio – USA, 2008
Durata: 1h. 47′


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Attualmente ci sono 8 commenti a questo articolo:

  1. Anonimo ha detto:

    Bellissimo e struggente film che ti prende tutto e ti rende protagonista della vicenda.

  2. Marco ha detto:

    Bellissimo, come bella è anche la città che spero di visitare l’anno prossimo. Concordo in tutto e per tutto sia con l’anonimo che con la recensione.

  3. Marco ha detto:

    Finalmente fra poco potrò visitare Bruges!

    Ho visionato anche il secondo lungometraggio del regista, “7 Psicopatici”, e debbo dire che McDonagh, grazie alla sua bravura ed uno spiccato senso dell’umerismo beffardo, è riuscito a colpirmi ancora positivamente.
    Regia e sceneggiatura solide, mai piatte o banali e finale molto ben costruito ed originale.
    Sicuramente qualcosa di nuovo nell’ambito delle black comedy.
    Fra Tarantino ed i Cohen (tra l’altro lo scenografo ha lavorato a tutti i film di Quentin mentre il compositore è abituale dei fratelli).
    Ottimo collettivo attoriale dove spicca senz’altro un grande Sam Rockwell.

  4. M.A.G.D ha detto:

    Un ottimo film con degli ottimi attori, sceneggiatura forse un po’ lenta all’inizio ma non per questo è inutile e non divertente, come è successo con 7 Psicopatici altro film dello stesso Regista/Sceneggiatore, l’inizio serve per creare la trama, collegare i personaggi e infine caratterizzarli meglio per giungere al finale che si presenta di OTTIMA qualità ricco di messaggi non banali, com’è già descritto nella recensione che condivido tutti i personaggi hanno una funzione ben precisa che all’inizio non si può capire, ambientazione ben fatta e ricca di messaggi religiosi che si possono collegare facilmente alle mentalità dei protagonisti.
    Da quello che ho capito da Martin McDonagh il suo punto di forza è il finale.
    Alberto cosa ne pensi di 7 Psicopatici?

  5. Alberto Cassani ha detto:

    “7 psicopatici” mi è piaciuto molto, ma gli ho preferito questo.

  6. M.A.G.D ha detto:

    Come mai non c’è la recensione di 7 Psicopatici?

  7. Alberto Cassani ha detto:

    Perché all’uscita non l’abbiamo visto e io l’ho recuperato solo il mese scorso.

  8. Marco ha detto:

    Spero che il successo che sta ricevendo l’ultimo film del regista aiuti a riscoprire questa bellissima black comedy a tinte noir.
    Rivisto e riconfermo tutti gli elogi.

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