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"In Trance" di Danny Boyle

8 luglio 2014 Recensioni 7 Commenti
In Trance

20th Century Fox, 29 Agosto 2013 – Caotico

Simon lavora in una casa d’aste e, d’accordo con il capo della banda che sta tentando una rapina, nasconde un importante quadro. Ma a causa di un colpo alla testa, non ricorda dove ha messo il bottino. Decidono quindi di ricorrere all’aiuto di una ipnoterapista. Ma nulla è come sembra…


James McAvoy in In TranceDanny Boyle è un regista buono per tutte le stagioni: dopo il successo con il cult Trainspotting ha diretto thriller, horror e anche una commedia romantica con cui ha vinto un Oscar. Qui torna a cimentarsi nel thriller, con forti componenti psicologiche. Com’è ovvio in questi casi, sceneggiatura e regia giocano molto sul doppio piano della storia: la realtà e lo stato di ipnosi.

Vincent Cassel in In TranceIn Trance è soprattutto un film “di trama”, e quindi andrebbe giudicato principalmente su questo aspetto: non certo per la logica (o la sua mancanza) di quello che succede ma per come è impostata la vicenda. Gran parte della tensione è data dai continui colpi di scena che ribaltano più volte le prospettive dei personaggi e le aspettative dello spettatore. Questi snodi narrativi sono però mal distribuiti e quindi perdono gran parte della loro efficacia, oltre al fatto che sono troppi anche da un punto di vista quantitativo e lo spettatore arriva alla fine del film spossato e quasi sollevato dal fatto che non vi sia una ulteriore “rivelazione”.

Rosario Dawson in In TranceNel racconto si innestano le immagini patinate e quasi sempre molto luminose e contrastate di Boyle, che sceglie di non differenziare esteticamente i due (o più se si considera anche il fattore temporale) piani della narrazione così da far perdere allo spettatore l’orientamento. I salti temporali e di montaggio, poi, confondono ancora di più. Va detto che il regista inglese riesce a tirar fuori dal cilindro almeno due sequenze magistrali: il ladro di colore che “vede” la sua paura – essere sepolto vivo – e la sequenza del ricordo con la macchina da presa che gira vorticosamente e i continui stacchi di montaggio. Tutto il resto, per quanto piuttosto ordinario, si mantiene a un livello estetico molto alto, rendendo molto gradevole la visione. Visione resa ancora più gradevole dal terzetto di attori protagonisti tirati a lucido, anche se i due uomini offrono prove piuttosto opache (soprattutto McAvoy) mentre Dawson, da metà film protagonista assoluta, è invece pienamente convincente.

In Trance (rimane un mistero il perché la distribuzione italiana abbia aggiunto “In” al titolo originale) è un film gradevole, con momenti di alto livello ma minato da una confusione di fondo che ne rende la visione inutilmente difficoltosa.


La locandina britannica di In TranceTitolo: In Trance (Trance)
Regia: Danny Boyle
Sceneggiatura: John Ahearne, John Hodge
Fotografia: Anthony Dod Mantle
Interpreti: James McAvoy, Vincent Cassel, Rosario Dawson, Danny Sapani, Matt Cross, Wahab Sheikh, Mark Poltimore, Tuppence Middleton, Simon Kunz, Michael Shaeffer, Tony Jayawardena, Vincent Montuel, Jai Rajani, Spencer Wilding, Gursharan Chaggar, Edward Rising
Nazionalità: Regno Unito – Francia, 2013
Durata: 1h. 43′


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Attualmente ci sono 7 commenti a questo articolo:

  1. Marco ha detto:

    Buona recensione che mi trova d’accordo su più fronti.
    Nel complesso mi è piaciuto, pecche ne ho riscontrate nella parte centrale dove il ritmo decresce a causa del triangolo amoroso e di scene sessuali. Gli innumerevoli cambi di carte in tavola nel finale, come enunciato in recensione, “sfiniscono” lo spettatore e rendono la pellicola inutilmente machiavellica e troppo dispersiva.
    Comunque Boyle rimane sempre un regista capacissimo di fondere a meraviglia immagini e musica, quest’ultima sempre azzeccata tra l’altro.

  2. Plissken ha detto:

    Condivido quanto esposto in recensione con principale riferimento ad una certa disomogeneità riscontrabile nello sviluppo della pellicola che tende in effetti a confondere lo spettatore. Va detto che, per fortuna, tale pecca non assume carattere assoluto in quanto, superati i momenti d’impasse, è possibile ricollegarsi alla trama e ritrovare il nesso logico.

    Tra i due protagonisti maschili ho trovato più “in palla” Cassel mentre la Dawson si rivela effettivamente al centro del film non solo per il ruolo assegnatole ma per la prova recitativa di alto livello anche se, come constatabile dalla foto sopra, non sono solo i protagonisti a rimanere ipnotizzati ma anche lo spettatore il cui metro di giudizio potrebbe essere alterato dal “fascino integrale” del personaggio.

    Un fattore abbastanza positivo è che il soggetto appare abbastanza originale, tanto da mantenere viva l’attenzione (perlomeno del sottoscritto) per tutta la durata del film.

    Personalmente ho trovato il film gradevole, diciamo da “verde”, ottimo per una serata gaia non scevra da qualche emozione.

  3. Eddie ha detto:

    Non potete spiattellarmi un’immagine della Dawson completamente nuda così, ho 19 anni ma non è mai troppo presto per un infarto.

  4. Alberto Cassani ha detto:

    Pensa che ho fatto pressing su Francesco perché mi scrivesse la recensione apposta per poter mettere quell’immagine…

  5. Plissken ha detto:

    Ha ha troppo forte il commento di Eddie!-)))

  6. Brodonero ha detto:

    Io ne ho 41, pensa cosa ho rischiato

  7. Alberto Cassani ha detto:

    Allora non guardate quella di “Under the skin”!

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