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"La quinta stagione" di Peter Brosens & Jessica Woodworth

27 giugno 2013 Recensioni 0 Commenti
La quinta stagione

Nomad Film, 27 Giugno 2013 – Assoluto

Ogni anno, sul finire della stagione invernale, gli abitanti di un paesino belga si riuniscono in un rituale per dire addio al freddo e accogliere il ritorno alla vita. Stavolta però qualcosa va storto, e la primavera tarda ad arrivare. Senza una chiara spiegazione, nel villaggio cresce l’inquietudine…


Peter Van Den Begin in una scenaJessica Woodworth e Peter Brosen sono le due anime di una curiosa partnership cinematografica. Lui belga e lei statunitense, arrivano al cinema di finzione per vie indipendenti, passando dalla forma documentaria. Poi si trovano, nel 2006, e iniziano un comune percorso di regia di cui questo straordinario La cinquième saison rappresenta la terza tappa. Come le due precedenti – Khadak e Altiplano – è anch’esso un mirabile innesto di cinema su un angolo di territorio: dopo aver visitato la Mongolia e il Peru, l’occhio dei due registi cade sul più familiare Belgio, in particolare sulla piccola comunità che abita un villaggio sui rilievi montuosi delle Ardenne.

Una scenaA legare l’esplorazione visiva e la particolarità geografica c’è, ancora una volta, una curiosità antropologica nei confronti dei rituali del posto – in questo caso la cerimonia di addio all’inverno con cui gli abitanti si preparano alla stagione dei raccolti e della prosperità. Quello di Brosen e Woodworth non è però blando cinema descrittivo: La cinquième saison fa balzare lo spettatore sull’attenti fin dalla prima inquadratura, per poi procedere a catturarne e sezionarne lo sguardo con novanta minuti di atroce bellezza. Poche parole, personaggi distanti e scarsa corposità narrativa; al loro posto, una successione di quadri fissi dal rigore formale sconcertante e un senso di inquietudine crescente.

Django Schrevens e Aurélia PoirierIl “filo rosso” che percorre il film, provvedendo a quell’unità tematica che rischiava altrimenti di evaporare, è la disgregazione dello spirito umano di fronte al progressivo spegnimento della natura; l’inverno, in questa parabola che lentamente si riposiziona come fantasia apocalittica, non vuole difatti saperne di farsi da parte. Nell’incredulità generale la fiamma non accende il legno, la terra non dà più frutti e le api scompaiono.

Gill Vancompernolle e Django SchrevensTenendo salde le redini del nichilismo, i due registi si muovono nel solco di Béla Tarr – La cinquiène saison sembra a tratti un The Turin Horse dallo zoom meno stringente, che invece di rimanere confinato a una sola abitazione sceglie di far visita ai vicini dei protagonisti – e di altri maestri che ben sapevano come distillare angoscia a ritmo impercettibile, da Tarkovskij ad Angelopoulos fino a Pasolini. La cinquième saison è però anche un film di grande costrizione auto-imposta: a partire dalla struttura in capitoli, uno per ogni stagione, per arrivare a un gusto compositivo che favorisce la segmentazione dell’inquadratura (sfruttando elementi sia naturali che artificiali in grado di “graffiare” l’estensione panoramica), ogni scena cova uno spietato dinamismo interno, benché i movimenti di macchina non superino la decina.

Di gran lunga la vetta di cinema più alta dell’ultimo Festival di Venezia, l’ultima fatica di Brosen e Woodworth corre certamente il rischio di essere tracciato di eccessiva freddezza; eppure gli amanti della ricerca formale senza compromessi non potranno invece non scoprire tra le sue pieghe un cuore incandescente.


La locandinaTitolo: La quinta stagione (La cinquième saison)
Regia: Peter Brosens, Jessica Woodworth
Sceneggiatura: Peter Brosens, Jessica Woodworth
Fotografia: Hans Bruch Jr
Interpreti: Aurélia Poirier, Django Schrevens, Sam Louwyck, Gill Vancompernolle, Peter Van Den Begin, Bruno Georis, Nathalie Laroche, Véronique Tappert, Robert Colinet, Delphine Cheverry, Pierre Nisse, Michel Charles, Lenka Brosens
Nazionalità: Belgio – Olanda – Francia, 2012
Durata: 1h. 33′


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