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"La lingua del santo" di Carlo Mazzacurati

12 settembre 2000 Recensioni 6 Commenti
La lingua del Santo

Medusa, 15 Settembre 2000 – Grottesco

Antonio e Willy sono due disoccupati che campano rubacchiando qua e là, ma quando tentano di rubare le offerte dalla basilica di Padova finiscono per portarsi a casa la preziosa Lingua di Sant’Antonio, contenuta in una teca d’oro tempestata di diamanti. Con quel furto, si tirano addosso le ire di tutti…


Fabrizio BentivoglioSulla scia di Figli di Annibale (e dello straordinario I soliti Ignoti), Carlo Mazzacurati ci racconta le disavventure di due disoccupati che più falliti non si può. Campano rubacchiando qua e là, ma quando tentano il colpo grosso (rubare le offerte dalla basilica) sembra che finalmente le cose si mettano… di male in peggio. I due finiscono per portarsi a casa la preziosa Lingua di Sant’Antonio, contenuta in una teca d’oro tempestata di diamanti. Il problema è che con quel furto si tirano addosso le ire di tutti…

Isabella FerrariCarlo Mazzacurati esordì con Notte Italiana nel 1987, che portò a casa svariati premi. Anche i suoi film successivi furono apprezzati da critica e addetti ai lavori, ma il grande pubblico non è mai corso a vederli. Questa sua nuova regia potrebbe invertire la tendenza, perché presenta un Antonio Albanese decisamente più comico che non in Vesna va veloce (dello stesso regista) ed una trama abbastanza divertente ma anche impegnata al punto giusto.

Antonio Albanese e Fabrizio BentivoglioLa bella sceneggiatura gioca sul filo della malinconia e della risata a denti stretti. Attraverso una splendida voce narrante (di Fabrizio Bentivoglio, il cui accento padovano non è però del tutto convincente) ci viene raccontata una storia di ordinaria sfiga quotidiana, infarcita da qualche pillola di saggezza che solo il vero uomo della strada potrebbe regalarci. L’unico difetto, in tutto questo, è che i personaggi secondari finiscono per essere troppo poco definiti, e quindi quando le loro vicende si incrociano con quelle dei due protagonisti, che invece sono vivi e vivaci, la cosa ci tocca tutto sommato poco.

Albanese è bravo e divertente quando fa lo scemo; è un peccato che insista nel voler fare film “intellettuali”, perché potrebbe facilmente diventare un nuovo John Belushi (in piccolo e senza eccessi, ovviamente). Rispetto agli altri suoi film, comunque, questo è di gran lunga il migliore.


La locandinaTitolo: La lingua del santo
Regia: Carlo Mazzacurati
Sceneggiatura: Carlo Mazzacurati, Franco Bernini, Umberto Contarello, Marco Pettenello
Fotografia: Alessandro Pesci
Interpreti: Antonio Albanese, Fabrizio Bentivoglio, Isabella Ferrari, Ivano Marescotti, Toni Bertorelli, Giulio Brogi, Marco Paolini, Giulio Base
Nazionalità: Italia, 2000
Durata: 1h. 50′


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Attualmente ci sono 6 commenti a questo articolo:

  1. Anonimo ha detto:

    film molto leggero ma allo stesso tempo riflessivo, che fa ragionare sulla maniera di interpretazione della commedia da parte di Mazzacurati: un’ imprecisione pero e presente nella sceneggiatura… Dove è finita la valigetta con dentro il prezioso contenuto durante il viaggio in bicicletta?

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Direi che è un errore fatto sul set, più che in sceneggiatura: quando hanno girato alcune scene si sono semplicemente dimenticati della valigetta…

  3. Marci ha detto:

    a proposito de “I soliti Ignoti”… vorrei portarlo a un esame, sapreste consigliarmi dove trovare un analisi dettagliata e approfondita?
    ne ho trovata solo una ma non è molto corposa

  4. Alberto Cassani ha detto:

    C’è un libro del Castoro su Monicelli scritto da Stefano Della Casa. Non so se è stato ristampato di recente ma penso tu lo possa trovare in una biblioteca bella grossa. Su Internet non mi pare di aver mai trovato nulla.

  5. Plissken ha detto:

    Purtroppo ho sempre difficoltà a visionare film italiani contemporanei, ciò a causa di preconcetti che, perlomeno in questo caso, risultano di matrice gratuita.
    Ho visto difatti per caso questo film l’altro giorno in tv e non posso che avvalorare il positivo giudizio espresso in recensione. Anche se le tematiche affrontate non risultano inedite, così come la “forma” filmica non appare personalissima (Kaurismaki ad esempio pur affrontando argomenti analoghi viaggia su altri binari) la pellicola risulta godibilissima e soprattutto mantiene un ottimo equilibrio tra il riso e l’amaro, cosa da anni non più scontata nel “nostro” cinema. Insomma mi spiace di averlo visionato solamente adesso.

    L’unica cosa preoccupante è che ciò che nel 2000 appariva “grottesco” oggigiorno non lo sembra più tanto…

  6. Alberto Cassani ha detto:

    Vero, le cose sono cambiate molto in questi anni. E non per il meglio.

    Comunque avevo consigliato ad alcuni miei amici, che dopo averlo visto me ne hanno dette dietro di tutti i colori…

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