"L'arco" di Kim Ki-duk
Mikado, 4 Novembre 2005 – Involuto
Un sessantenne vive su una barca in mezzo al mare con una ragazzina di 16 anni, che non vede la terraferma da quando ne aveva 10. L’idea del vecchio è quella di sposarla nel suo diciassettesimo compleanno, ma è difficile tenere lontani da lei gli uomini che usano la sua barca per fare pesca d’altura…
Dopo la meritata ovazione veneziana per Ferro 3, Kim Ki-duk si presenta per la prima volta al Festival di Cannes con quello che è forse il suo film meno riuscito. Perfettamente inserito nella corrente stilistica che ha caratterizzato le opere più recenti del quarantacinquenne regista coreano, L’arco ha in realtà l’unico difetto di arrivare dopo gli altri suoi 11 film. Kim fa soprattutto l’errore di non provare a staccarsi da quanto ci ha già raccontato in passato, finendo per citare se stesso in più d’una occasione e creando pochissime scene davvero riuscite (quella del cappio è la migliore).
Poche parole, come sempre nel cinema di Kim Ki-duk; molta musica, e molto bella anche se invadente; tanti silenzi. Ma manca la poesia, stavolta. L’intreccio è troppo labile e i personaggi troppo poco approfonditi per poter reggere lo stile con cui il film è girato e i momenti che non convincono sono diversi (compreso il brutto finale).
Certo non un film disprezzabile, ma una pellicola che non riesce a lasciar nulla agli spettatori che già conoscono l’opera del regista.
Titolo: L’arco (Hwal)
Regia: Kim Ki-duk
Sceneggiatura: Kim Ki-duk
Fotografia: Jang Seung-baek
Interpreti: Han Yeo-reum, Jeon Sung-hwan, Seo Ji-seok
Nazionalità: Corea del Sud, 2005
Durata: 1h. 30′
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