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L'aria salata di Alessandro Angelini

16 ottobre 2006 Recensioni 0 Commenti
L'aria salata

01 Distribution, 5 Gennaio 2007 – Silenzioso

Fabio è un giovane educatore che lavora con passione nel percorso di reinserimento dei detenuti nella società. Un giorno, un condannato per omicidio si siede a colloquio con lui. Quest’incontro inaspettato costringe Fabio a fare i conti con i fantasmi di un passato familiare rimosso…


Non sempre, fortunatamente, per fare buon cinema sono necessari grandi investimenti di capitale, sensazionali effetti visivi e nomi altisonanti. A volte basta la storia che si mette in scena, degli attori bravi e la passione di un regista al suo primo lungometraggio. Quando questi piccoli miracoli si verificano, il risultato è sorprendente e lascia addosso davvero una bella sensazione.

Il primo aspetto che balza alla mente è che il nostro cinema forse non è poi così in crisi, circolano buone idee e si vedono ottime capacità di metterle in pratica, soprattutto se pensiamo che dall’estero si rischia ormai sempre meno e giungono numerosi gli adattamenti di grandi romanzi che garantiscono già in partenza una buona resa di pubblico, oppure rivisitazioni e remake di film collaudati del passato. In concorso alla Festa del Cinema di Roma, L’aria salata è, in controtendenza, uno di quei film in cui tutto sembra muoversi silenziosamente e intimamente, senza eccessi. Si avverte spesso la sensazione di essere furtivi osservatori di una storia intima e profondamente personale, e che per un attimo siano stati dimenticati il pubblico, le esigenze commerciali e l’incombente industria produttiva per concentrarsi solo sulla delicatezza dei rapporti interumani.

Il documentarista Alessandro Angelini (Ragazzi del Ghana) ci racconta una storia molto bella partendo da una sua esperienza come volontario nel carcere di Rebibbia, durante la quale rimase colpito soprattutto dagli stati d’animo che scuotono i giorni sempre uguali dei detenuti e i rimorsi che spesso sopraggiungono per i familiari che rimangono “fuori” continuando a vivere come possono.

L’incontro tra il giovane educatore Fabio (Giorgio Pasotti) e il detenuto epilettico Luigi Sparti (Giorgio Colangeli) conduce la narrazione ad un livello emotivo autentico e palpabile, soprattutto perché non cede mai il passo a facili buonismi. L’uomo che Fabio si trova davanti non è un detenuto come tutti gli altri, ma è il padre che lo abbandonò da piccolo, l’uomo verso il quale riesce a provare odio ma non indifferenza. La regia segue con occhio asciutto il protrarsi dei contatti tra i due uomini, fissando discretamente i loro sguardi che man mano si studiano, tra una sigaretta negata e una condivisa. L’aria salata è un film che vive di primi piani, di parole non dette, di sentimenti appena accennati e subito schivati. C’è nei pochissimi personaggi, a partire da Sparti, un bisogno molto forte di non mettere mai in gioco fino in fondo l’emotività che li investe durante il film, quasi a voler conservare a tutti i costi un senso del pudore che invece la macchina da presa si ostina a stanare attraverso inquadrature ravvicinate che sembrano immagini spiate alla loro interiorità.

Un film davvero bello in cui l’essenzialità della regia evita intelligentemente di opprimere l’ottima prova di Pasotti e Colangeli con movimenti di macchina troppo elaborati o musiche fuori luogo, lasciando alla storia l’opportunità di mostrarsi, silenziosa e composta.


Titolo: L’aria salata
Regia: Alessandro Angelini
Sceneggiatura: Alessandro Angelini, Angelo Carbone
Fotografia: Arnaldo Catinari
Interpreti: Giorgio Pasotti, Giorgio Colangeli, Michela Cescon, Katy Saunders, Sergio Solli, Paolo De Vita, Paolo Pierobon, Emanuel Bevilacqua, Sauro Artini, Simone Colombari, Bruno Santini, Federico Del Monaco, Maria Caterina Frani
Nazionalità: Italia, 2006
Durata: 1h. 35′


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